La guerra attracca a Porto Nogaro: ucraini e russi imbarcati insieme. Tensioni a bordo ma vince l’umanità della gente di mare

Non c’è solo il fronte terrestre nell’afflusso dei profughi ucraini in Italia. La Giornata mondiale del mare, che oggi lunedi 11 aprile, come ogni anno, punta a far emergere i problemi e il vissuto di questa umanità nascosta (che vive per mesi in isolamento in mare, lontana da patria e famiglia), rivela le storie dei marittimi russi e ucraini costretti a vivere fianco a fianco in pochi metri quadrati il dramma della guerra. A raccontare queste storie sono gli operatori e i volontari della Caritas diocesana di Udine che lungo tutto l’anno animano il Centro Stella Maris a Porto Margreth, l’unico scalo portuale commerciale della provincia di Udine che movimenta ogni anno circa 1 milione di tonnellate di merci varie: semilavorati metallici, merci alla rinfusa (sabbie, legnami, acciaio) . Il Centro Stella Maris effettua visite a bordo delle navi commerciali per conoscere, incontrare e fornire informazioni agli equipaggi, costituiti da personale extracomunitario, proveniente soprattutto dall’Asia
(Filippine, Bangladesh, India) e dall’Europa dell’Est (Ucraina, Romania, Bulgaria). È attivo un Punto di Accoglienza sulla banchina del porto, dove è possibile trovare ascolto, consulenza giuridica, assistenza sanitaria, connessioni internet e telefoniche. Nell’ottica di una sensibilizzazione sui problemi della gente del mare, questo pomeriggio alcune classi del Liceo classico Stellini di Udine visiteranno Porto Nogaro e il Centro Stella Maris accompagnati dagli operatori della Caritas diocesana di Udine. “La scorsa settimana abbiamo visitato la nave Monte Rosa A, battente bandiera Moldova, con comandate bulgaro ed equipaggio misto tra Ucraini e Russi, in totale 13 ragazzi – racconta Monica Garzitto, operatrice Caritas del Centro Stella Maris – . Il clima a bordo era “sotto i piedi”. Ci hanno raccontato che tra di loro c’è tensione, si scambiano poche parole quando sono in mensa. Sanno che l’equilibrio sta su un filo molto sottile che è pronto a spezzarsi. Hanno chiesto di chiamare a casa, anche se molti di loro una casa non ce l’hanno più. Le famiglie, quasi tutte, sono scappate in altri paesi e loro sperano di raggiungerle una volta finito il contratto a bordo. Altri invece sperano di poter tornare in Ucraina e aiutare la loro patria”. Mercoledì scorso invece era attraccata la Mohican, bandiera di Malta, con equipaggio ucraino, 14 persone, e comandante russo. Quest’ultimo ha mostrato di capire “quanto sia difficile per il suo equipaggio essere concentrato sul lavoro – racconta Monica Garzitto -. Una vita durissima, soprattutto lontano dai porti dove non c’è la possibilità di una connessione per poter chiamare le proprie famiglie, restando giorni al largo senza notizie, stretti in una quotidianità fatta sempre delle stesse cose, degli stessi posti e del mare che ti fa da orizzonte, pregando di poter sentire i cari in Ucraina. Questa solidarietà per noi volontari Stella Maris è stato un segno di speranza per una futura pace e tolleranza tra ucraini e russi.