La maggioranza Fedriga vuole reintrodurre le Province. Il no delle opposizioni: è poltronificio, Fedriga e Roberti rispolverano gli enti napoleonici

È stata approvata oggi a maggioranza dalla V commissione consiliare, dopo l’intesa raggiunta dal Consiglio delle Autonomie locali (Cal) lo scorso ottobre, la proposta di legge costituzionale 19, ovvero la modifica dello Statuto speciale del Friuli Venezia Giulia con la reintroduzione nel testo del riferimento agli enti di area vasta a fianco dei Comuni quali pilastri dell’ordinamento locale. Ad illustrarla è intervenuto l’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti. Nucleo essenziale della riforma, come ha esplicitato Roberti, è la modifica all’articolo 59 dello Statuto speciale, il quale riprendendo l’impostazione dell’articolo 114 della Costituzione, sancisce ora al comma 1 che nella Regione Friuli Venezia Giulia l’ordinamento degli enti locali si fonda sui Comuni, anche nella forma di città metropolitane, e sugli enti di area vasta, quali enti locali autonomi obbligatori della Regione, dotati di propri statuti, poteri e funzioni, secondo i principi fissati dalla Costituzione e dallo Statuto stesso. L’assessore ha precisato inoltre che “la riforma dello Statuto costituisce anche un’occasione per espungere norme superate”. Roberti ha ricordato la scelta della precedente legislatura di sopprimere le Province cancellandole dallo statuto di autonomia e, sostanzialmente, regionalizzando tutte le funzioni esercitate e la necessità di fondare nuovamente il sistema istituzionale dei pubblici poteri locali su tre livelli di governo politico (Regione, Enti di area vasta e Comuni). “Un obiettivo – ha dichiarato Roberti – già previsto nelle linee programmatiche di questa Amministrazione regionale”. Durante il dibattito l’assessore regionale ha voluto specificare, in risposta a un intervento dell’opposizione, come “non si tratti di una proposta dal sapore antipolitico; fu invece proprio la soppressione delle province la conseguenza di un clima di antipolitica, tanto che la loro eliminazione non nacque da un disegno istituzionale ma da una volontà di demolire un ente secondo una campagna d’informazione che individuava nelle province il male dell’Italia”. Roberti è stato chiaro anche sulle motivazioni che stanno alla base dell’individuazione dell’ente di area vasta elettivo. “Quando si gestiscono risorse pubbliche è sempre meglio ci sia un eletto a risponderne; se non ha saputo portare avanti il mandato conferitogli dai cittadini può essere mandato a casa dopo cinque anni. La politica ha un ruolo, serve a compiere delle scelte e deve darne conto alla comunità”. Un passaggio dell’intervento dell’esponente della Giunta Fedriga ha riguardato, poi, i tanti ostacoli che il percorso di ripristino delle ex province ha incontrato da quando è iniziato. Un percorso che si è imbattuto nella caduta di tre Governi nazionali che hanno fatto di conseguenza decadere ogni volta la commissione Paritetica, rallentando così l’iter; da qui la scelta di percorrere un iter diverso anche se più complesso. Un punto rilevante ha riguardato le funzioni. “In questi anni – ha indicato Roberti – non ho mai sentito parlare di funzioni, quelle che dobbiamo garantire al cittadino e dove è utile allocarle. Le funzioni di area vasta non sono inserite all’interno dei Comuni e le Uti, ricordo, non esercitavano quelle di area vasta”. Infine, Roberti ha posto un interrogativo: “quali sono stati i risultati della soppressione delle province? La loro eliminazione è stata utile? Se le risposte sono negative auspico che tutti facciano una seria riflessione senza dire no a priori”. Ma le opposizione non ci stanno e hanno emesso un comunicato stampa congiunto probabilmente nel solco dell’intesa elettorale raggiunta. La nota congiunta porta la firma di Pd, Movimento 5 Stelle, Patto  per l’Autonomia, Civica FVG e Open Sinistra FVG ed ha un tutolo più che chiaro: “No alla restaurazione delle Province”. “La minoranza, si legge nell’articolato comunicato stampa,  è fortemente critica sul ripristino degli enti intermedi voluto dal
centrodestra, che afferma in sostanza – con la nuova architettura istituzionale – il fallimento della precedente riforma, intrapresa dalla maggioranza, che ha visto la costituzione degli Enti di decentramento regionale nel percorso di superamento delle Unioni territoriali intercomunali. «Davvero i cittadini e le imprese di questa regione non sentivano il bisogno di nuovo assessori e nuovi consiglieri provinciali e di ulteriori livelli burocratici. Mentre l’Europa ci invita a ragionare per funzioni e sviluppa modelli innovativi di area vasta, Fedriga e Roberti ci riportano nel passato rispolverando le province inventate da Napoleone Bonaparte», afferma il vicepresidente dell’Assemblea Francesco Russo (PD) sottolineando che arrivare con questa proposta all’ultimo mese della legislatura dimostra la natura puramente elettoralistica del provvedimento. «È sintomatico che le difficoltà strutturali che il sistema Regione si trova ad affrontare ad oggi sono rappresentate dalla sanità e in particolare dalla sanità territoriale, che di fatto è stata azzerata, e le infrastrutture, ma nessuna delle due è stata mai una competenza delle Province, la cui rinascita non apporterà dunque alcun beneficio – sostiene Mauro Cappozzella, capogruppo del Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle –. E che la riforma degli enti territoriali sia sostanzialmente fallita lo rappresenta il fatto che le Comunità di montagna non funzionano, quelle di pianura nemmeno sono partite e gli Edr li possiamo definire enti ancora in cerca di autore». «Ricostituire le Province com’erano prima della loro abolizione è un errore. Si tratta di un ritorno al passato, risultato della mancanza di una visione per il futuro, necessaria per affrontare le criticità del presente. Penso, in particolare, ai Comuni, ridotti ormai allo stremo, che non beneficeranno in nessun modo della riforma voluta dal centrodestra e, anzi, pagheranno ancora una volta lo scotto di scelte calate dall’alto», commenta il consigliere del Patto per l’Autonomia Giampaolo Bidoli. Per istituire le Province elettive, «sarà necessario un passaggio in Parlamento, contrariamente a quanto
sosteneva la maggioranza». Per Bidoli, in alternativa a quello che definisce l’«ennesimo poltronificio della Giunta Fedriga», «sono auspicabili forme diverse di riorganizzazione delle autonomie locali». «Siamo contrari alla reintroduzione dell’ente Provincia. Non porterà soluzioni e semplificazioni per i Comuni e i cittadini – afferma Tiziano Centis, consigliere regionale di Civica FVG –. Non darà risposte per migliorare la gestione dei servizi sanitari. Non darà risposte per migliorare la qualità e la situazione della viabilità del nostro territorio. I Comuni devono avere risposte e risorse per migliorare i servizi verso i propri cittadini e non un ulteriore ente che incaglia e rende tutto più complicato». «Sono contrario alla proposta di legge costituzionale statutaria della Giunta Fedriga che prevede la reintroduzione in Friuli-Venezia Giulia delle Province elettive. Per una regione piccola e poco popolosa come la nostra, un livello di area vasta quale quello delle
Province storiche è superfluo. Andrebbe piuttosto fatta una riforma che dia maggiore autonomia alle Comunità di Comuni (ex Uti). Il livello che manca in regione è quello sovracomunale. Ma mantenere l’attuale polverizzazione del territorio in oltre 200 Comuni e sperare che 4 nuovi enti permettano di superare l’attuale deficit di coordinamento è impossibile. Le nuove Province sono solo una manovra per aumentare le “poltrone”». Così dichiara il consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra FVG.