La metalmeccanica è in crisi ma le aziende del Fvg sapranno reagire, parola di Sergio Barel presidente di Comet il Cluster della metalmeccanica
La frenata della Germania travolge tutti, infatti, persino il Friuli Venezia Giulia e il comparto della metalmeccanica, la punta di diamante della sua economia, sono in affanno. Già nei mesi precedenti la filiera produttiva regionale aveva registrato nel portafoglio ordini un forte rallentamento della domanda tedesca.
La causa? È da ricercarsi nella crisi del mercato teutonico, associato ad un clima di incertezza internazionale, che rappresenta il principale sbocco delle PMI della metalmeccanica friulana. “L’auto ed in generale la manifattura meccanica tedesca sono il motore per l’economia di tutta la regione e, in questo momento, è in panne” – a intervenire è l’autorevole voce di Sergio Barel, il Presidente del COMET, il Cluster della metalmeccanica in Friuli Venezia Giulia. Una realtà che rappresenta il 48 per cento delle aziende del manifatturiero in regione e che è portavoce degli interessi di circa 3.800 imprese e di oltre 58.000 occupati. “Difficile prevedere una ripresa nel prossimo trimestre” continua Barel ” Lo spettro della recessione è innegabile, vero, ma mai come in queste fasi vanno adottate scelte strategiche di lungo periodo. In questo senso il comparto della metalmeccanica in Friuli è in fermento, non economico certo, bensì progettuale. Le aziende friulane stanno elaborando nuovi progetti, affrontando nuove sfide. Sono i dati regionali a dircelo e non semplice ottimismo sul futuro che comunque non guasta mai. Dal recente rapporto intermedio di valutazione delle traiettorie S3 redatto all’ISRI – Istituto di Studi sulle Relazioni Industriali – si apprende che l’ambito S3 in cui si concentra il maggiore numero di progetti è rappresentato dal comparto della metalmeccanica, con il 35 per cento del totale. Un caso? Direi di no, se si considera che le principali traiettorie tecnologiche perseguite nel metalmeccanico sono proprio quelle introdotte da Cluster COMET su richiesta della Regione e studiate partendo da un’attenta analisi delle esigenze reali espresse dalle aziende.”
Un elemento che da sempre caratterizza il made in Italy e che, in particolare modo, nel made in Friuli si colora anche di ulteriori accezioni, fondamentali per ogni business: l’affidabilità e la specializzazione.
Il passaggio attraverso questa tempesta sarà duro ma al di là delle nubi si intravedono una serie di trasformazioni manifatturiere che potrebbero giocare a favore delle nostre PMI focalizzate sull’elevato valore aggiunto e sulla customizzazione spinta dei prodotti. Ci vuole resilienza, sì, ma attiva. Cosa vuol dire questo? Che le nostre aziende devono implementare le loro produzioni in ottica 4.0 con importanti tecnologie e dominando, al contempo, le competenze necessarie per poter guidare questo processo di cambiamento nel modo più efficace. In questo senso vanno assolutamente potenziate le iniziative in ambito formativo, negli ITS regionali, nell’aiuto agli investimenti e alla formazione in ambito 4.0, ai progetti nei nostri parchi tecnologici sulle tecnologie digitali abilitanti, come la digital manufacturing e l’additive manufacturing, in cui abbiamo progetti leader a livello nazionali.
La trasformazione, però, non deve avvenire solo nei processi ma anche nella visione delle imprese stesse e dell’intero tessuto regionale, che Barel definisce “unitaria”. Il Friuli Venezia Giulia all’estero è sinonimo di eccellenza nel settore metalmeccanico. E’ importante però essere capaci, soprattutto in questi periodi, di fare squadra attraverso una forte sinergia a livello regionale, per approcciare il mercato in modo efficace e competitivo.