La nave saudita delle armi Bahri Yanbu ha lasciato Genova e fa rotta verso Alessandria D’Egitto

Alla fine ha vinto la mobilitazione dei portuali genovesi e delle associazioni umanitarie, la nave saudita Bahri Yanbu attraccata al porto di Genova impossibilitata a caricare materiale militare da utilizzare nella conflitto in Yemen starebbe lasciando l’Italia. Una grande vittoria dei portuali Genovesi, dopo un’intera notte in sciopero insieme alle associazioni pacifiste. Da quanto si è saputo infatti non solo nessun materiale bellico è stato imbarcato ma la la nave si sta dirigendo verso Alessandria D’Egitto e non ha imbarcato né i cannoni in Francia né i generatori elettrici in Italia.Ad occuparsi del caso della nave delle armi è stata soprattutto la Cgil Liguria. Il sindacato aveva indetto uno sciopero dei lavoratori portuali genovesi, per evitare anche che la nave cargo potesse effettuare il suo carico anche nello scalo di La Spezia. Stucchevole è stato nelle scorse ore il tentativo di far passare per materiale “civile” i generatori, la Prefettura e la Capitaneria di Porto si erano affrettate a dire che “non si tratta di materiale militare”, smentiti però dalle “carte” della azienda produttrice la TEKNEL srl di Roma che nel 2018 ha ottenuto un’autorizzazione all’esportazione per 18 gruppi elettrogeni dotati di palo telescopico per illuminazione che alimentano 18 Shelter per il controllo di droni, comunicazioni e centro di comando aereo e terrestre. Insomma materiale ad uso militare. Ovviamente la motivazione del blocco è dato dal fatto che anche se non esiste un embargo nei confronti dell’Arabia Saudita questa è direttamente coinvolta nella guerra civile in corso in Yemen. Dopo il tentativo di “depistaggio” ed arrendendosi all’evidenza la prefettura ha dichiarato che è stato evidente come non si potesse escludere che questo carico serviva ad un campo militare. il caso internazionale della nave della compagnia di bandiera dell’Arabia Saudita era scoppiato dopo che era scattato il boicottaggio dei portuali francesi a Le Havre, il porto dove dovevano essere caricati 8 cannoni Caesar diretti a Gedda e da lì al conflitto in Yemen. La denuncia era partita dal sito francese d’inchiesta Disclose che aveva rivelato con documenti interni dei servizi segreti che i cannoni dello stesso tipo sono stati già utilizzati nella sanguinosa guerra con lo Yemen provocando vittime civili. Da qui il boicottaggio internazionale che non era scattato in precedenza pur sapendo che la Bahri, che fa rotta da anni su Genova trasportasse armi.Il cannone CAESAR è un prodotto di punta dell’industria delle armi francese, fabbricato nella città di Roanne, nel centro della Francia, da Nexter, un fabbricante di armi interamente di proprietà dello stato francese. L’obice, montato su un telaio per camion a trazione integrale, può sparare sei proiettili al minuto su un bersaglio fino a 42 chilometri di distanza. Dal 2010, la Francia ha venduto 132 obici CAESAR all’Arabia Saudita, secondo l’Istituto internazionale di ricerca di pace di Stoccolma ( SIPRI ), un ente svedese indipendente dedicato alla ricerca sul conflitto, gli armamenti, il controllo degli armamenti e il disarmo.

Per approfondire

https://made-in-france.disclose.ngo/en/chapter/yemen-papers

 

https://www.sipri.org/commentary/essay/2018/conflict-yemen-and-eus-arms-export-controls-highlighting-flaws-current-regime