Cristiana Morsolin sulla politica fiscale di Anna Cisint

“Fo er socialista quanno sto a diggiuno, ma quanno magno so’ conservatore”: questa frase di Trilussa descrive perfettamente la politica fiscale di Cisint, che parla sì di “riduzione delle tasse”, ma poi la applica solo alle grandi aziende, dimenticandosi della popolazione generale, in particolare delle fasce deboli. Basta chiedere a chi incontriamo per strada se abbiano ricevuto sgravi da questa amministrazione, se le bollette siano meno care o se abbiano notato una riduzione della Tari. Ebbene, se lo si farà, si scoprirà che le persone con reddito basso o medio non hanno avuto nessuna riduzione, e si parla di ben 8000 utenze domestiche mai prese in considerazione da Cisint in questi anni. In 6 anni di governo leghista ci si è dimenticati delle fasce deboli e di quelle che lo diventeranno, senza un’adeguata politica fiscale per tutti e tutte e non solo per pochi. Noi lo sapevamo già, perché lo abbiamo letto nei bilanci ai quali abbiamo votato convintamente contro, bilanci a cui non vale nemmeno la pena di proporre emendamenti: ne dovremmo produrre pagine e pagine per cambiare un impianto totalmente sbagliato. Come ho avuto modo già di ricordare in più occasioni a Cisint, una città ha bisogno di un bravo sindaco e non di un contabile (di cui peraltro l’ente è già dotato e che ha sempre lavorato egregiamente). Perché la sua è stata una politica di piccolo cabotaggio che ha visto interventi solo di facciata, come nel caso del commercio. Un esempio? Ha tolto la Tosap nel 2020 quando i bar erano chiusi per il lock down, con conseguente risparmio del tutto esiguo (60.000-80.000 euro). Per avere un metro di paragone, ricordo che per i soli cancelli in via Barbarigo ha poi speso quasi 120.000 euro in un colpo solo! Per rilanciare il commercio c’è bisogno di molto di più, un progetto condiviso con tutti gli esercenti che valorizzi le diversità di Monfalcone, che coinvolga non solo la piazza ma tutte le realtà che ruotano attorno ad essa. È necessario creare un contesto che sia attrattivo per persone che vengono da fuori, e questo si fa con una politica di ampio respiro. Con tutti i soldi che si vanta di aver portato a Monfalcone e con il grande vantaggio di non dover rispettare il patto di stabilità come invece imposto alle amministrazioni precedenti, possiamo dire che ha fatto molto poco. I grandi nodi sono ancora sul tavolo: la ex Oviesse in viale S. Marco è ancora chiusa, le imprese di artigianato a Monfalcone segnano un – 20% dal 2017 al 2021, le tanto decantate “nuove aperture” sono in realtà riprese in attività di esercizi cessati, e soprattutto le famiglie si sono impoverite. I toni trionfalistici forse sarebbe ora di dismetterli. Comprendo che la sindaca vorrebbe che anche l’opposizione si confondesse in un coro unico a suo favore, soprattutto considerato che pezzi importanti della sua maggioranza oggi prendano le distanze dal suo operato, ma purtroppo non posso certo accontentarla solo per toglierla dagli impicci. È ora di scrivere tutta un’altra storia!  Cristiana Morsolin candidato sindaco per Monfalcone