La Regione Fvg perde causa con azienda privata, danno erariale da oltre 3 milioni di euro e possibili conseguenze penali per funzionari infedeli o forse troppo “fedeli”

La Regione Fvg perde causa in appello, dovrà pagare oltre 3 milioni di euro ad aziende legali. Pochi giorni fa (17 giugno) è stata infatti pubblicata della Corte d’Appello di Trieste una sentenza relativa ad un contenzioso fra la Regione Fvg e le società Geotechnos S.r.l. ed Hewlett-Packard Italia S.r.l.. Vedendo soccombente la Regione che ora dovrà pagare complessivamente oltre 3 milioni di euro, fra spese legali e risarcimento danni alle aziende. Il tutto per una incredibile e per alcuni versi oscura vicenda che molto probabilmente avrà anche dei risvolti penali e non solo perchè siamo in presenza di un palese danno erariale che potrebbe andare oltre il “colposo”. In sostanza la Regione ricorreva contro la sentenza di primo grado che l’aveva vista soccombere in una vicenda che travalica le dinamiche di contenzioso fra pubblica amministrazione e fornitore privato di servizi, perchè in questo caso ombre oscure si adombrano sul comportamento della pubblica amministratore tanto che non solo la sentenza di primo grado è stata confermata e la Regione Fvg condannata al pagamento di spese di contenzioso, malcontate in circa 600mila euro, ma soprattutto ad un risarcimento danni di quasi 2,5 milioni di euro, ma che sarebbe in corso un procedimento penale per falsa testimonianza nei confronti di funzionari dell’allora Provincia di Pordenone oggi dipendenti regionali. Ma andiamo per ordine: la vicenda nasce nell’Agosto del 2007 quando venne aggiudicato dalla Provincia di Pordenone l’appalto sopra soglia per la realizzazione del sistema informativo stradale appunto alla Geotechnos S.r.l. in associazione temporanea d’impresa con Hewlett-Packard Italia S.r.l.. L’appalto riguardava le  Province di Pordenone, Udine e di Gorizia. Il prezzo d’appalto era finanziato in massima parte dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, anche in considerazione del fatto che i dati e le informazioni raccolte erano destinate a costituire il catasto nazionale delle strade, e in parte residua dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e dalle Province  interessate. Successivamente allo svolgimento del lavoro di rilevamento e consegna dati, la Provincia di Pordenone, alla quale è poi subentrata dopo lo scioglimento della stessa ope legis la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, ha agito in giudizio nei confronti di Geotechnos S.r.l. e di Hewlett-Packard Italia S.r.l. sostenendo che a proprio giudizio il contratto non era stato rispettato ed il lavoro non svolto in maniera regolare. Insomma apparentemente una vicenda di presunte irregolarità ed inadempimenti da parte della società privata, peccato però che, come rilevato dalla Corte già in primo grado  che sono emerse  molte incongruenze fra le perizie operate dalla Provincia, una prima perizia che confermava la correttezza del lavoro svolto ed una seconda, che di fatto sostitutiva la prima che diceva l’esatto contrario. Ma non si tratta di una semplice contrasto di pareri tecnici fra professionisti, infatti, come è emerso nel giudizio, i dati forniti dalla Provincia al primo collaudatore  erano tutti, mentre al secondo collaudatore ne sono stati probabilmente fraudolosamente forniti solo una parte con la conseguenza che si è generato volutamente un collaudo negativo. Dati non consegnati di cui funzionari della Provincia hanno negato l’esistenza, pi invece emersa chiaramente. Da questo il presunto reato di falsa testimonianza. Non si tratta di cosa da poco dato che, almeno leggendo la sentenza, non sembra infatti trattarsi di errori ma di una presunta precisa volontà di colpire la società Geotechnos S.r.l. Questo si desume dalla lettura della complessa sentenza di primo grado, confermata ora in appello, soprattutto quando si legge testualmente che: “La parte fondamentale di prestazione di cui, in sede di secondo collaudo, si è lamentata la mancanza è quella relativa alla “consegna dei dati formato shape” ( formato vettoriale per sistemi informativi geografici ndr). Della consegna di tali dati vi è una prova apprezzabile, fornita dal complesso della produzione documentale di parte convenuta (verbali di consegna) e dalle deposizioni dei testi Re Cecconi e Ceccarelli, dipendente ed ex dipendente della convenuta (laGeotechnos S.r.l ndr) , che con dovizia di particolari hanno descritto le modalità di travaso dei dati presso i server della Provincia. Di tutt’altro tenore le deposizioni dei dipendenti della Provincia stessa, tra cui il primo RUP, Brusadin Gianni, il quale ha pacificamente ammesso di non avere alcuna competenza tecnica ed informatica (sic!). Ai limiti dell’incredibile, se i fatti fossero veri, è quanto esposto dal teste Silvano Berti: egli ha sostenuto di essere “referente” di fatto del procedimento e di essere poi diventato il RUP senza precedente incarico scritto. Si è definito mero spettatore dello scarico dei dati in un computer che si trovava nella sua stanza, ma che non era il suo, ed al quale “si accedeva con una password, che era nella loro disponibilità e di cui ero anche io a conoscenza. Il computer era sicuramente collegato all’esterno, perché la ditta si collegava anche da remoto, ed era anche fisicamente collegato alla rete della Provincia”. Come a dire: i server della Provincia, contro ogni elementare regola di protezione, sarebbero stati accessibili da remoto da un soggetto estraneo all’amministrazione! In modo disarmante ha affermato: “Di fatto il mio incarico era quello di aprire la porta dell’ufficio e non facevo alcun controllo dei dati. Non avevo neanche la competenza per poterlo fare. Neanche quando ero RUP avevo questa competenza, ma sono stato nominato.” Ogni responsabilità è stata scaricata sull’Artini (il collaudatore) in quanto “Era prevista la nomina di un collaudatore in corso d’opera, che era l’ing. Artini, ed era lui che doveva verificare la congruità di questi dati”. In modo poco coerente con il proprio ruolo di dipendente pubblico, infine, ha affermato, con riguardo ai server di storaggio dati, che “Non fu fatto un verbale di riconsegna di questo materiale, che però fu ritirato dalla ditta davanti a me dall’ing. Federico Comel”. Malgrado altri testi della Provincia abbiano poi escluso di avere avuto accesso ai server sui quali erano caricati i dati, invece, come si vedrà di qui a poco, è stato effettuato più di un accesso dopo i fatti, ad opera di personale che operava all’interno della sala server, precludendo in tal modo la genuinità di qualsiasi accertamento…..”.
Insomma un pasticciaccio operato i maniera pasticciata da chi pensava, evidentemente,come spesso accade ai livelli burocratici e a quelli della politica, di essere al di sopra di ogni sospetto. Si spazia fra l’incompetenza e la malafede sulla quale varrebbe la pena indagare di più, non solo perchè si è creato un  danno erariale consistente, ma anche perchè non è per nulla chiaro il perchè si sia determinata questa situazione. Il danno per le aziende è stato consistente, in particolare per Geotechnos S.r.l, la conseguenza del collaudo negativo è stata l’attivazione della fidejussione prestata da Uniqua che ha dovuto pagare oltre 180mila euro alla Regione e che, alla luce delle sentenze, è anch’essa vittima tanto che avrebbe già chiesto la restituzione di quanto erogato proponendo a sua volta causa contro la Regione che alla fine non solo dovrebbe restituire la somma percepita indebitamente ma pagare tutte le spese legali con il risultato che i 180mila euro diventeranno almeno 250mila. Ma il danno maggiore l’ha avuto la Geotechnos S.r.l, infatti appena le banche hanno sentito odore di escussione di fidejussione hanno chiesto il rientro immediato delle posizioni di Geotechnos che come tutte le aziende opera con esposizioni bancarie per la propria liquidità corrente. I soci Geotechnos per evitare ulteriori problemi hanno provveduto alla chiusura delle esposizioni con provviste personali.
Ma non è finita qui, una volta escussa la fidejussione la Geotechnos è stata inserita nella Black list delle aziende e quindi le assicurazioni non emettevano più alcuna polizza per partecipare alle gare bloccando di fatto l’attività dell’azienda. Perfino clienti storici nazionali ed internazionali come Eni, Saipem, Petrobras Brasile, Oxy Colombia, Lavalin Venezuala appena hanno visto inserita l’azienda in black list hanno interrotto tutte le commesse in essere con un fortissimo danno economico e d’immagine alla società e ai soci. Da questo il risarcimento milionario chiesto alla Regione che consiste nella valorizzazione dell’azienda al 2014 mese in cui è stata escussa la fidejussione.
Insomma conseguenze che possono uccidere una azienda e che non sono state di certo effetti collaterali imprevedibili per chi ha voluto colpire Geotechnos.
Varrebbe quindi la pena chiedere ai dipendenti regionali che si sono contraddetti davanti al giudice (Silvano Berti e Giampitro Collavitti)  se qualcuno abbia operato su di loro pressioni per indirizzare le loro dichiarazioni, nell’ipotesi probabile che a livello politico qualcuno avesse deciso di eliminare la Geotechnos S.r.l. perchè azienda scomoda dato che, ci dicono fonti aziendali, non aveva voluto soggiogare ai diktat e omologarsi ad una logica di strano “bene comune”. Ora si arriverà ad una probabile resa dei conti con la speranza che qualcuno decida di parlare per non rimanere solo con il cerino in mano per coprire i reali “mandanti” della vicenda. C’è infatti in questo caso un allarme che va oltre il dato giudiziario civilistico del risarcimento danni e che la dice lunga sulla ‘morale’ di certa politica e della burocrazia asservita a questa. Infatti sono sempre più frequenti episodi che la giustizia contabile chiama “mala gestio”, spesso sono a connotazione colposa che è la più diffusa, perché interna all’agire ordinario dell’azione amministrativa, e la più insidiosa, perché, non superando la “zona grigia,” rimane insensibile ai presidi di contrasto di natura penalistica almeno finchè qualche vittima di questo sistema non rompe il meccanismo perverso e reagisce. Ma c’è poi un livello superiore del malaffare come remiamo nella vicenda che abbiamo raccontato che va probabilmente oltre la “mala gestio” colposa, perchè se alcune scelte diventano pilotate da livelli superiori politici si altera il concetto di colposo e tutto diventa corruzione sostanziale, poco importa se non vi sia “giro di mazzette” ma la semplice volontà di soddisfare le richieste del politico di turno magari per servilismo in attesa se no di future prebende almeno di fluidificazione di carriera.

Fabio Folisi