La Regione FVG promuove la rivoluzione (verde). Forni di Sopra si prepara all’assalto del Palazzo d’Inverno
Grazie alla segnalazione di un cittadino della importante località carnica mi è capitato di esaminare una serie di delibere della amministrazione comunale di Forni di Sopra tese ad ottenere finanziamenti di 5,5 milioni di euro, congiuntamente ai comuni di Forni di Sotto e Sauris, per la “Realizzazione di viabilità ciclabile a fondo naturale compattato costituente reti di collegamento sovra comunale per la valorizzazione e lo sviluppo turistico dei territori comunali di Forni di Sopra, Forni di Sotto e Sauris”.
Al proposito, è stato approvato uno studio di fattibilità e credo che la pratica amministrativa sia ormai in qualche ufficio regionale che si occupa, in base alla LR 20/2020, art.17, comma 3, proprio della concertazione tra Regione ed Enti Locali in merito a progetti di sviluppo che riguardano più comuni.
Sulla sostanza della vicenda ci sarebbe molto da dire ma, in sintesi, si tratta di un collegamento stradale (solo per ciclisti!) tra Forni di Sopra e Casera Razzo passando per Forcella Tragonia (m.1973 s.l.m.) e da lì raggiungere la viabilità forestale tra Casera Mediana e Chianseveit. In tutta l’area sommitale si tratta di ambienti di alta qualità ambientale percorribili solo a piedi e in alcuni ambiti soggetti a vincolo naturalistico.
Per la verità nell’autunno 2020 il Comune di Forni di Sopra aveva cercato di far finanziare lo stesso percorso come viabilità forestale ma la vicenda deve essere andata buca per mancanza di boschi contestuali. L’idea di fondo (per la verità sessantennale) è quella di sviluppare una fruizione turistica in alta quota, a partire dall’ampliamento del comprensorio sciistico del Varmost, e creare un collegamento di transito tra le vallate dei Forni, quella di Sauris, il Cadore, e volendo ci mettiamo pure il Comelico e la Val Pesarina. Non a caso nella delibera comunale si accenna alla complementarietà della iniziativa con il futuro percorso ciclabile Vienna – Cortina di Ampezzo.
Finora ci si è salvati grazie alle esercitazioni dell’artiglieria di montagna che più o meno due volte all’anno, sparando dalle alture di Pezzocucco spazzavano l’area sopra Mediana, proprio il punto di innesto della proposta ciclabile. Non vorrei che della mancata demanializzazione del poligono di tiro (a cui ho personalmente contribuito 40 anni fa) ne faccia le spese qualche ignaro ciclista.
Ma, in tempi di NextGenerationUE, la cosa che più mi sorprende nella vicenda è che la Delibera della Giunta Regionale che regola l’attribuzione di finanziamenti a progetti concertati tra più Comuni definisce come “eleggibili” per il 2021 cinque precise categorie esclusive considerate strategiche: si tratta della valorizzazione del patrimonio culturale mobile ed immobile, della edilizia scolastica, del completamento di tronchi della Rete di Ciclovie di interesse Regionale e, clamorosamente, della “rivoluzione verde e transizione ecologica”. Ed è proprio a questa categoria che si appella il Comune di Forni di Sopra, per la verità in prima istanza con lapsus freudiano scrivendo nella propria delibera “transazione ecologica” invece di transizione.
Di questi tempi siamo ormai abituati all’abuso del termine “sostenibile” che non sfugge ad alcuna campagna di propaganda di prodotti e servizi. Credo che dobbiamo essere orgogliosi di una Regione che mette in priorità un percorso rivoluzionario, sia pure verde, ma magari si vorrebbe capire di cosa si tratta.
La proposta del Comune di Forni di Sopra qualche dubbio lo pone. Il cambiamento climatico e l’ampliamento di demani sciabili non vanno molto d’accordo. Una mobilità di transito con un dislivello di 1000 metri, pur per ora solo ciclabile, non è molto credibile se non per un futuro Giro d’Italia. E la distruzione di biodiversità suona più che altro di “controrivoluzione verde”. C’è da sperare che la stessa Regione F-VG sappia confrontarsi in maniera più seria con l’argomento “green” previsto dal PNRR in coerenza con la volontà dell’Unione Europea.
E non va dimenticato che la stessa Unione Europea, preoccupata delle furbizie del cosiddetto “greenwashing”, ha emesso il Regolamento 2020/852 CE il cui oggetto è proprio la classificazione tecnicamente solida per capire quali attività possano essere considerate “verdi e sostenibili”. Una lettura di questo non banale testo sarebbe opportuna per tutti gli interlocutori sopra citati.
Giorgio Cavallo