La responsabilita di custodire il pianeta

Il 31 maggio è la giornata mondiale senza tabacco, l’Europa ha deciso: chi inquina paga. Ma non basta, c’è molto di più.
Nella Direttiva Europea sulla plastica monouso del 2019/904, trasformata in Decreto Legislativo n.196, l’8 novembre 2021, ed entrato in vigore il 14 gennaio 2022, viene posto, anche il tema del tabacco con filtri e filtri commercializzati in combinazione con i prodotti del tabacco. A tale riguardo, nel decreto sono previste alcune decisioni, che ora, devono essere applicate. Di particolare importanza la “Responsabilità estesa del produttore”. la direttiva si basa sul principio “chi inquina paga”. Pertanto, i produttori dovranno coprire i costi riguardanti la raccolta dei rifiuti, delle cicche, inoltre, delle misure di informazione e di sensibilizzazione ad assumere comportamenti responsabili. In Spagna è stata approvata una legge specifica entrata in vigore il 6 di gennaio 2023. Anche in Francia sono sulla stessa linea, aggiungendo l’obbiettivo di ridurre il consumo di sigarette del 40% in sei anni. In Italia siamo fermi al lavoro svolto da parte di Mare Vivo con i progetti “piccoli gesti, grandi crimini” in 7 città. Mentre, a marzo del 2023, i ministeri dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste hanno firmato tre accordi con le multinazionali Philip Morris, British American Tabacco, Japan Tabacco International per la “più rilevante fornitura di tabacco a livello europeo”. Niente per la protezione della salute e dell’ambiente, della sicurezza. Niente applicazione della direttiva europea e del Decreto legislativo.
Ricordo di cosa si parla: i filtri delle sigarette nei primi anni del secolo scorso erano costituiti prevalentemente da cellulosa, mentre oggi sono costituiti da una sostanza molto più resistente e non degradabile, cioè da acetato di cellulosa. Esso è una fibra artificiale composta da cellulosa e anidride acetica. I due composti singolarmente hanno origini nobili, ma insieme formano una fibra molto resistente sia in campo tessile che nella composizione dei filtri delle sigarette. L’acetato di cellulosa è chiamato anche “seta sintetica” può essere ricavata non solo da fibre vegetali, ma anche da scarti provenienti da lavorazioni di prodotti agroalimentari, diventando una materia prima a costo zero. I filtri di sigarette, composti quasi interamente da acetato di cellulosa nonché da piccole quantità di carta e solventi che hanno il compito di trattenere una parte del fumo, e particelle prodotte dalla combustione del tabacco e della carta. Data la sua struttura chimica, la biodegradabilità di tali filtri può essere anche di quindici anni. In Italia sono 75 miliardi di sigarette fumate di cui un terzo finiscono nei rifiuti, due terzi finiscono nell’ambiente, ogni anno. Nel mondo vengono abbandonati 4,5 trilioni di cicche. Se pensiamo che una singola cicca può contaminare fino a 1000 litri di acqua, possiamo comprendere l’immane portata delle conseguenze. Infatti, dallo studio condotto dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia, e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), emerge che l’uso voluttuario del tabacco comporta l’emissione nell’ambiente “più di 4000 sostanze chimiche, molte delle quali ad azione irritante, nociva, tossica e cancerogena”. Durante la fase di combustione della sigaretta una parte importante degli agenti chimici prodotti viene inalata dal fumatore, una parte immessa nell’ambiente con la cenere. La porzione di sigaretta non fumata e il filtro costituiscono quella che comunemente viene chiamata cicca di sigaretta. Quindi nelle cicche si trovano moltissimi inquinanti chimici come: nicotina, benzene, arsenico, ammoniaca, acido cianidrico, formaldeide, composti organici volatili, polonio-210 e acetato di cellulosa, una materia plastica di cui è costituito il filtro. Questa sostanza e fotodegradabile, ma non biodegradabile, di conseguenza viene dispersa nel suolo e nelle acque. Tenuto conto del consumo annuale di sigarette in Italia è stato calcolato che il carico nocivo immesso con le cicche nell’ambiente ammonta a diverse centinaia di tonnellate.
Pertanto le cicche di sigaretta costituiscono a tutti gli effetti RIFIUTI PERICOLOSI. Sulla base della normativa inerente la classificazione delle sostanze pericolose, queste, dovrebbero essere qualificate come “RIFIUTI TOSSICI” e come tali dovrebbero essere trattati. Quindi, affrontare il problema solo dalla parte dell’abbandono delle cicche per ridurre il conseguente “INQUINAMENTO”, nonostante la gravità, e riduttivo, limitato rispetto ad un “AVVELENAMENTO” massiccio delle persone, dell’ambiente, del pianeta tutto. Come riduttivo è affrontarlo solo con i divieti, con la proibizione in alcune aree.
Provo a ricapitolare: la deforestazione di milioni di alberi (ogni 300 sigarette-15 pacchetti, si consuma un albero per il processo di essicazione delle foglie) e per l’utilizzo del terreno per monocultura del tabacco; il consumo enorme di acqua (3,7 litri per sigaretta); un enorme quantità di rifiuti prodotti delle lavorazioni al consumo; i costi sostenuti per la pulizia delle cicche calcolati in 20 euro per cittadino; le conseguenze dell’avvelenamento del pianeta; oltre questo, ricordo gli ingenti costi sostenuti dalla sanità pubblica per le cure delle persone; l’OMS stima che ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco. La custodia o la mancata custodia di questa nostra e unica casa comune, incide direttamente sulla nostra salute. Prima di essere vittime siamo responsabili.
Mettendo al centro la protezione della salute della persona, del pianeta, vanno fatti interventi su diversi campi: legislativo, informativo, della corresponsabilità, della raccolta e della trasformazione delle cicche.
Obbiettivi legislativi: definire il costo del prodotto tenendo conto dei costi che la società sostiene; vietare la commercializzazione e la distribuzione di sigarette, sigari e prodotti affini dotati di filtri non biodegradabili; indicare sulla confezione la composizione dei filtri, compreso quelli importati; nella transizione riconoscere le cicche, come rifiuti tossici, di conseguenza anche il percorso di raccolta.
Obbiettivo raccolta differenziata: come rifiuto tossico. Responsabilizzare il fumatore nella raccolta dotandolo di un contenitore-portacicche riutilizzabile, gratuito.
Obbiettivo informazione e sensibilizzazione: sulle responsabilità dell’avvelenamento del pianeta, sulle gravi conseguenze dell’abbandono delle cicche, sulla partecipazione “obbligatoria” al percorso di raccolta delle cicche.
Obbiettivo investimenti sulla ricerca: su progetti per la trasformazione di questo prodotto. Esistono già alcune realtà funzionanti che con un milione di cicche producono oltre 200 chili di plastica
Obbiettivo: la Responsabilità estesa del produttore, facendo pagare i costi della sensibilizzazione dei cittadini, dei costi della pulizia, della raccolta. Già in vigore in Spagna e Francia.
Luigino Francovig