La 59esima alba sulla tragedia del Vajont, i geologi ne discutono oggi a Roma
Come oggi, il 10 ottobre del 1963, alle prime luci dell’alba la luce rischiarò in tutta la sua orribile drammaticità la strage del del Vajont. Sappiamo quanto avvenne alle 22 e 39 della sera precedente e sappiamo come la giustizia lambii solo tiepidamente speculatori, tecnici e politici che di quella strage furono responsabili. “Quella del Vajont fu una strage d’innocenti, dove la natura è stata l’esecutrice, ma la caparbietà degli uomini e l’arroganza nel non riconoscere i limiti della tecnica e della scienza sono state i mandanti”. Le Nazioni Unite nel febbraio 2008, individuarono il disastro del Vajont tra i primi cinque peggiori disastri provocati dall’uomo. L’evento: ore 22 e 39 del 9 ottobre 1963, una frana di oltre 263 milioni di metri cubi di roccia con un fronte di mille e settecento metri, di cui si conosceva l’esistenza, si stacca dal versante del Monte Toc crollando nel lago artificiale sottostante, realizzato per la produzione di energia elettrica. La massa di roccia precipitando nel lago scaraventa verso l’alto cinquanta milioni di metri cubi di acqua creando un’onda di piena che, superata la diga, s’incanala nella valle sottostante. Pochi minuti e l’acqua, preziosa risorsa per la vita, diventa un maglio di morte che distrugge ogni forma di vita e opera realizzata dall’uomo. Una forza così violenta che cancella dalle carte geografiche il paese di Longarone con tutti i suoi abitanti. Anche i paesi di Erto, Casso e Castellavazzo subiscono danni e vittime. La tragedia del Vajont ha causato 1910 morti tra inermi e inconsapevoli cittadini di uno Stato al quale gli stessi avevano affidato la loro sicurezza e incolumità”. Lo ha affermato il geologo, Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale, alla vigilia della grande convention di Roma, in programma da oggi al Palazzetto Mattei. “La fusione e il conseguente crollo del fronte di un ghiacciaio, una frana in montagna, il crollo di una falesia costiera, una alluvione rientrano tra i normali fenomeni naturali, lenti e inesorabili. Le maggiori tragedie associate ai fenomeni naturali – ha concluso Fiore – accadono quando l’uomo, con il suo superbo comportamento, induce profonde modifiche e interferenze ai delicati equilibri della natura. Così un fenomeno naturale come una frana, un’alluvione, un terremoto, un maremoto manifesta tutta la sua furia devastante amplificata da un operare non rispettoso degli equilibri naturali. L’evento tragico del 9 ottobre del 1963 al Vajont è un esempio da non dimenticare e commemorare ogni anno”.