L’Anpi provinciale di Udine condanna i fatti di Faedis durante l’evento organizzato dal Sindaco Luca Balloch
L’ANPI Provinciale di Udine ha chiesto alla Questura di Udine di accertare se nei fatti accaduti in piazza a Faedis durante l’evento organizzato dal Sindaco Luca Balloch, si ravvisino gli estremi del reato di apologia del fascismo previsto dall’articolo 4 della legge 645 del 20 giugno 1952 (legge Scelba). La norma prevede che chiunque pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista sia punito con la reclusione fino a due anni e con una multa.
La denuncia dell’ ANPI alla Questura è stata fatta dopo aver avuto diverse segnalazioni da parte di cittadini ed iscritti all’associazione indignati per l’accaduto. Durante l’evento pubblico, infatti, è stato trasmesso, attraverso casse acustiche, il motivo fascista “Faccetta nera”. La presidente, Antonella Lestani, a nome del Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Udine, esprime una forte condanna politica ed etica per chi ha compiuto l’inaccettabile scelta di riproporre la canzone fascista che incita all’odio razziale, esaltando le criminali guerre coloniali che costituiscono una delle vergogne dell’Italia fascista. Nonostante la musica remixata, la versione diffusa sabato sera ha riproposto il testo con i suoi contenuti brutali di razzismo ed esaltazione della guerra.
È obbligo, per chi ricopre ruoli istituzionali che traggono la loro legittimità dalla nostra Costituzione su cui hanno giurato, avere consapevolezza del valore dei propri gesti. Non è quindi accettabile che, nel contesto di una festa pubblica, peraltro indetta dallo stesso primo cittadino, ci si lasci andare a comportamenti che appaiono chiaramente elogiativi della dittatura fascista italiana.
Peraltro questo comportamento è tanto più grave perché avviene in una zona dove è stato grande il prezzo pagato da civili e partigiani impegnati duramente nella lotta contro i nazisti invasori ed i fascisti loro complici. Questa esibizione è una offesa non solo alla Costituzione nata dalla Resistenza, ma anche alle popolazioni che hanno subito per quasi due anni sulla loro pelle il dominio del Terzo Reich e l’abominio di paesi incendiati, della deportazione e delle stragi di civili.
Ricordiamo che in queste terre la divisione unificata Garibaldi Osoppo “Natisone” liberò e difese nell’estate 1944 un territorio di circa 70 kmq, che comprendeva proprio i comuni di Attimis, Nimis, Faedis, Lusevera, Taipana e Torreano di Cividale, con 20.000 abitanti, dando così origine all’esperienza della Zona Libera del Friuli Orientale. Era una zona di forte importanza strategica, era alle porte di Udine e minacciava vie di comunicazioni vitali per i tedeschi: la strada e la ferrovia Pontebbana, la strada e la ferrovia che conducono a Cividale. Attraverso il Collio, zona partigiana, si saldava, poi, con i territori liberati dal IX Korpus sloveno.
Il territorio era presidiato dalla divisione unificata Osoppo-Garibaldi, la “Natisone”, circa 3.000 uomini, reclutati fra i contadini e gli studenti, gli ufficiali e i soldati del disciolto esercito italiano, gli operai delle industrie di Gorizia e dei cantieri di Monfalcone.
Qui si crearono i Comitati di Liberazione Nazionale che prepararono presto le elezioni delle giunte comunali; esse si svolsero a Nimis e ad Attimis con grande partecipazione popolare.
Ma si scatenò repentina una vasta offensiva tedesca che soffocò con una violenza demoniaca quei giorni di libertà.
Faedis, infatti, subì così un potente bombardamento di artiglieria, il 27 settembre e la popolazione terrorizzata scappò nelle campagne. Le truppe in rastrellamento entrarono in paese, ma vennero ricacciate dalle forze partigiane. Il giorno seguente i tedeschi tornarono in forze e rastrellarono il centro abitato e le frazioni circostanti. Molti vennero arrestati, alcuni furono rilasciati, altri deportati. Le SS si diedero poi al saccheggio e il paese venne dato alle fiamme; 5 uomini vennero fucilati mentre tentavano di impedire che le loro case venissero incendiate. Poi a Faedis arrivarono i cosacchi e si susseguirono nei giorni seguenti violenze, ruberie e devastazioni.
Questi sono i fatti storici che le cittadine e i cittadini di Faedis, con le loro istituzioni e con l’ANPI, commemorano ogni anno nel mese di settembre.