L’assessore conferma i dati sulle terapie intensive, ma domandare a lui è stato come chiedere all’oste se il vino è buono
Chiedere all’oste se il vino è buono è come risaputo pratica inutile. Meglio affidarsi al proprio gusto e provare di persona. Così è anche per i dati sulle terapie intensive oggi snocciolati con grande prolusione dall’assessore regionale alla sanità del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi dopo le tante sollecitazione relative ai dubbi sulla loro effettiva esistenza, avanzati da chi “il vino” lo assaggia quotidianamente. Parliamo ovviamente degli anestesisti che in quelle terapie intensive vere e presunte vi operano. Ricordiamo in particolare l’ultima lettera denuncia dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza Area Critica” (A.A.R.O.I.-EM.A.C.) nella quale si evidenziava che i posti letto di Terapia Intensiva attualmente attivi ed operativi in tutto il FVG sono molti di meno di quanti dichiarati in questi giorni dall’amministrazione regionale al Ministero della Salute. Sulla base di questa denuncia, ma anche delle precedenti inerenti sempre la certa “approssimazione” se non dolo nella spedizione al ministero dei dai relativi al Covid, sono state numerose le interrogazioni, sia a livello regionale che a livello parlamentare, e come è noto sono anche arrivarti ispettori ministeriali spediti dal ministro della salute Roberto Speranza. Oggi, dopo i lavori della III commissione del Consiglio regionale è uscito un comunicato By Riccardi nel quale si ribadiscono i numeri e si respingo le insinuazioni, esattamente come farebbe “l’oste” anche dinnanzi ad n bicchiere d’aceto. Si legge nella nota dell’agenzia regionale ARC: “Il FVG attraverso il proprio sistema sanitario, ha una dotazione di 175 posti letto di terapia intensiva attivi, corrispondenti a quanto approvato dal Ministero della salute nell’ambito del Piano potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza Covid-19 compresi, con l’obiettivo di renderli strutturali, i posti letto di terapia intensiva che le Aziende sono impegnate a rendere attivabili nel corso dell’emergenza Covid-19. Ai 120 posti letto iniziali di riferimento per il Friuli Venezia Giulia si aggiungono 58 posti letto di terapia intensiva: i 55 richiesti dal ministero ai quali sommano ulteriori 3 posti di terapia intensiva corrispondenti a quelli di day hospital conteggiati nella dotazione di base, che saranno attivati, se necessario, secondo quanto previsto dal Piano di potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza pandemica. Tali numeri sono conteggiati, comunicati e approvati dal Ministero della salute, tenendo conto del fatto che per quest’ultimo sono considerati posti letto “attivi” sia quelli immediatamente fruibili sia quelli fruibili entro 24-48 ore, mentre quelli allestibili in tempi brevi ma superiori alle 48 ore sono considerati “attivabili”. I 55 posti letto aggiuntivi rispetto ai 120 già a disposizione rientrano quindi tra quelli conteggiati dal Ministero come “attivi” perché possono essere resi operativi in meno di 48 ore”. Chiarito l’arcano? I posti non ci sono ma ci potrebbero essere alla bisogna. La risposta ai quesiti sembra piuttosto sfuggente ma non vogliamo entrare nel merito dei numeri perchè Riccardi a dare i numeri e soprattutto a farli dare agli uffici, è certamente più efficiente di altri, ma forse varrebbe la pena che si prendesse in considerazione quanto suggerito dalla consigliera regionale dei “Cittadini” Simona Liguori che in una nota odierna suggerisce: «Cosa aspettiamo ad audire i rappresentanti dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Emergenza area critica (AAROI EMAC) sui numeri dei posti letto operativi in terapia intensiva negli ospedali del Friuli Venezia Giulia? In una nota l’Associazione ha riferito la non corrispondenza dei dati trasmessi dalla Regione al Ministero della Salute e la questione è finita addirittura sulla stampa nazionale. Auspichiamo un confronto aperto con i professionisti che devono essere ascoltati e non messi all’indice perché fanno presente le criticità riscontrate durante l’adempimento del proprio servizio». L’idea è certamente corretta ma temiamo però, che questa proposta certamente condivisibile se l’interlocutore fosse affidabile, farebbe la fine delle altre audizioni, diventerebbe una sorta di processo ai professionisti sanitari, perchè questo è lo stile dell’assessore Riccardi. Sullo scranno degli accusati non finirerebbe la sua gestione politica della sanità regionale, ma gli operatori rei di disturbare il grande manovratore.
Fabio Folisi