Dati Lavoro: la narrazione di un Friuli Venezia Giulia attrattivo si scontra con la realtà dei numeri
La narrazione del presidente Fedriga e della Giunta Regionale, che continuano a raccontarci di un Friuli Venezia Giulia strepitoso, attrattivo e produttivo, è orfana di elementi descrittivi che si toccano quotidianamente con mano e che dovrebbero quantomeno suggerire una maggior prudenza nell’autoincensarsi. A dirlo è il consigliere regionale Marco Putto (Civica Fvg). Innanzitutto, i dati Istat rilevano che in Friuli Venezia Giulia si contano solo 181 lavoratori attivi ogni 100 pensionati, contro una media nazionale di 199/100: il rapporto è il peggiore del Nordest e solo in altre cinque regioni italiane (Sardegna, Piemonte, Calabria, Liguria e Molise) risulta più basso. La preoccupazione per questi dati, unita a quella della recente vertenza di Wärtsilä che prevederebbe il licenziamento di 300 lavoratori dei reparti di produzione e la precarietà occupazionale di ulteriori 600 lavoratori del Service, rispetto ai quali esprimiamo la massima solidarietà, ci presenta un quadro tutt’altro che rasserenante, rispetto a quale l’esecutivo dovrebbe abbandonare l’atteggiamento autocelebrativo in nome di un più sobrio e quotidiano impegno finalizzato a risolvere le tante criticità che interessano il nostro tessuto produttivo e sociale.
Sullo stesso tema facendo riferimento anche ai pensionati, interviene anche il coordinatore provinciale del Movimento 5Stelle Mauro Capozzella: “Il re è nudo: il Friuli Venezia Giulia è la regione con il numero più alto nel rapporto pensionati/forza lavoro, cion una media di 181 lavoratori attivi contro 100 pensionati. Uno squilibrio che, unito all’aumento dell’età e alla fuga dei giocvani dalla regione, presto porterà ad un disavanzao lavoratori/pensionati con conseguenze facilmente immaginabili. Alla luce di questo il presidente Fedriga e la sua giunta continuano a proclamare il territorio regionale come attrattivo e cuore pulsante di una economnia che giorno dopo giorno, invece, segna drammaticamente il passo. Una regione come la nostra dove il settore manifatturiero è oggi in piena crisi e ha prospettive non certo rosee, ogni forma di innovazione deve trovare pronta applicazione a favore degli occupati e della dignità del lavoro. Servono incentivi alle imprese per innovazione, ricerca e sviluppo alla luce dei nuovi scenari lavorativi e delle nuove professioni che sono sempre più richieste. Resta poi ancora sospeso un passaggio indispensabile per dare speranza ai giovani, ossia la creazione di un corposo fondo regionale in particolare che faciliti e favorisca l’avvio di start-up innovative unitamente ad un fondo di accompagnamento per i neo laureati per la collocazione nel mondo del lavoro ed affrontare la sfida dei “nuovi lavori”. Lega e Fratelli d’Italia in primis – fino ad oggi – non hanno speso un centesimo per questo pur avendo a disposizione milioni di euro così come per l’accompagnamento delle industrie alla Intelligenza Artificiale, una sfida importante e decisiva per una economia regionale che rischia di marcare il passo alla luce di alcuni scenari imprevedibili, quali i recenti casi Wartsila ed Electrolux. Se la Regione, come di recente, non ha saputo dare risposte alternative a un sito per la realizzazione di un grande impianto industriale che avrebbe visto oltre un migliaio di addetti e una crescita del Pil del 6 per cento, è evidente che ci troviano di fronte ad un empasse di chi è preposto a dare una visione strategica e di sviluppo del Friuli Venezia Giulia.
Interviene sull’occupazione femminile la consigliera regionale Manuela Celotti (Partito democratico) sempre commentando i dati sul mercato del lavoro: “Le politiche per favorire l’occupazione femminile devono intervenire su più fronti: bene gli incentivi per favorire l’assunzione di nuovo personale, perché promuove forme contrattuali tendenzialmente più stabili, ma il vero problema che dobbiamo affrontare oggi è la disponibilità di lavoro”. “Questo – secondo l’esponente dem – è un problema che riguarda in particolare i giovani e le donne e che deve necessariamente essere affrontato anche potenziando i servizi di welfare che possono risolvere le questioni di conciliazione tra compiti di cura e lavoro, e consentire così, in particolare alle donne, di accedere al mondo del lavoro”. “Bene l’abbattimento delle rette degli asili nido, ma il problema è che i posti disponibili non coprono il fabbisogno e chi non ha la famiglia di origine a supporto, pensiamo per esempio alle famiglie di persone immigrate, si trova in seria difficoltà” aggiunge Celotti. “Così come si trova in difficoltà chi, anche in questo caso sono per la stragrande maggioranza donne, è costretto a un part time non voluto perché il sistema scolastico non riesce a rispondere, a livello di copertura oraria, ai tempi lavorativi, e i servizi aggiuntivi attivati da alcuni Comuni sono ancora troppo poco diffusi e troppo poco estesi e sono onerosi” insiste la consigliera dem. “Un problema – sottolinea poi – che i dati sull’occupazione femminile, di 14 punti percentuali inferiore a quella maschile in Regione Fvg, e sulla differenza qualitativa e remunerativa tra carriere femminili e maschili certificano ogni anno”. Le donne, continua Celotti, “che sono pure mediamente più qualificate degli uomini, potrebbero rappresentare una risposta importante alla carenza di personale che il mondo economico lamenta, e potrebbero, in questo modo, contribuire considerevolmente ad aumentare il reddito dei propri nuclei familiari. Per incentivare questo processo virtuoso, però, serve un nuovo welfare, in grado di rispondere ai bisogni delle famiglie di oggi, comprese quelle, sempre più frequenti, composte da nuclei monoparentali. È venuto il momento di passare dalla politica dei bonus alla politica dei servizi, o quantomeno di affiancarle”.