Lavoro pubblico in Fvg: più personale per contrastare la pandemia. Crescono Sanità e Scuola, diminuiscono ministeriali, regionali e comunali

Nel 2021 in Friuli Venezia Giulia si contavano 90.387 dipendenti pubblici, 418 in più rispetto all’anno precedente (+0,5%). Lo rende noto il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato dati Inps. L’incremento è dovuto all’andamento dei due principali gruppi contrattuali, quelli della Scuola e del Servizio sanitario, dove nel biennio 2020-2021 sono state effettuate delle assunzioni straordinarie per contrastare gli effetti della pandemia. Negli ultimi anni risultano invece sono in deciso calo i dipendenti delle Amministrazioni Centrali (-15,8% tra 2014 e 2021) e Locali (-10,2%), mentre è lievemente cresciuto l’organico afferente alle Università e agli enti di ricerca (+2% sempre nello stesso periodo). L’aumento registrato nel 2021 ha riguardato tutte le province, con variazioni percentuali sostanzialmente analoghe.
Più contratti a tempo determinato
Negli ultimi anni, nell’ambito del settore pubblico, si può rilevare una tendenza all’aumento dei contratti a tempo determinato. Questa dinamica ha subito un’accelerazione nel 2021 (+10,1%), come risposta all’emergenza epidemiologica da Covid-19 nei comparti della Scuola e della Sanità. La Scuola presenta l’incidenza maggiore dell’occupazione a tempo determinato, che ha riguardato oltre un terzo dei dipendenti in Fvg (35,9%). Come è noto, inoltre, nel settore pubblico si rileva una prevalenza dell’occupazione femminile (59,7% del totale), soprattutto nella Scuola (78,9%) e nella Sanità (74,9%). Il raggruppamento che comprende le Forze Armate, i Corpi di Polizia e i Vigili del Fuoco è invece quello che vede la minore presenza femminile (appena l’8,9%) e l’organico più giovane (solo il 14,3% dei lavoratori ha più di 55 anni, contro una media generale del 32%). Nel 2021 è infine aumentata l’occupazione a tempo pieno (+640 unità, pari a +0,8% rispetto al 2020) ed è diminuita quella part time (-222 unità, pari a -3,1%).
Fvg al quarto posto per numero di dipendenti pubblici sulla popolazione
La nostra regione è quarta in Italia per numero di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione. In questa graduatoria si trova al primo posto la Valle d’Aosta con 10,3 dipendenti pubblici ogni 100 residenti, seguita da Trentino-Alto Adige (10,1), Lazio (8,6), Fvg (7,5) e Sardegna (7,5). In generale si rileva che tale rapporto è più elevato nelle regioni a statuto speciale, con la comprensibile eccezione del Lazio (8,6); solo la Sicilia (6,4) è in linea con la media nazionale (6,3). Inoltre, tre province del Fvg si collocano nei primi sedici posti: Trieste (con 9,6 dipendenti pubblici ogni 100 residenti) è sesta, Udine 15esima e Gorizia 16esima (entrambe con 7,3). Pordenone presenta un quoziente meno elevato (6,5), comunque leggermente superiore alla media italiana (6,3).
A Trieste le retribuzioni più elevate
La retribuzione lorda media dei dipendenti pubblici, in termine di imponibile previdenziale annuo, nel 2021 in regione è stata pari a 32.688 euro. In base al gruppo contrattuale di appartenenza si nota una notevole variabilità, in quanto si passa dall’Università e dagli enti di ricerca in cui la retribuzione media è pari a 47.255 euro all’anno, alla Scuola dove tale valore è inferiore di circa 25.500 euro (attestandosi a 21.781 euro), anche perché incide negativamente la componente precaria. Se si considerano esclusivamente i lavoratori a tempo indeterminato e pieno i divari si attutiscono un po’, ma tra questi due gruppi rimangono comunque marcati (51.871 euro contro 29.411). Le donne guadagnano in media il 26,6% in meno rispetto agli uomini; considerando i soli tempi indeterminati full time il divario si riduce a circa il 20%. La provincia di Trieste presenta le retribuzioni medie più elevate, pari a 34.326 euro, 1.638 euro in più rispetto alla media regionale. A livello nazionale la provincia giuliana è quarta dopo La Spezia (36.639 euro di media), Bolzano (36.329) e Roma (36.256).
Il confronto con il settore privato
In media gli occupati delle imprese private regionali nel 2021 hanno percepito quasi 10.000 euro in meno rispetto ai dipendenti pubblici (pari al 30% in meno). Il 62,1% dei lavoratori del privato, infatti, ha guadagnato meno di 25.000 euro (contro il 29,9% dei dipendenti pubblici), solo il 10,4% ha superato i 40.000 euro (in questo caso la percentuale è doppia nel pubblico, 21,7%). A livello territoriale nell’isontino si rilevano le differenze più marcate (oltre 11.000 euro in più nel pubblico); al contrario nel pordenonese lo scarto è più contenuto è pari a circa 8.700 euro. Se si considerano infine esclusivamente i dipendenti a tempo pieno e indeterminato il divario tra dipendenti pubblici e privati diminuisce, ma rimane comunque consistente, attestandosi a circa 5.800 euro (37.224 contro 31.443).
La fonte dei dati
A seguito della soppressione dell’Inpdap (Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell’Amministrazione Pubblica) e al trasferimento delle relative funzioni all’Inps nel 2012, quest’ultimo rende disponibili una serie di dati statisticamente utilizzabili a partire dall’anno 2014. I dati illustrati si riferiscono ai lavoratori dipendenti del settore pubblico assicurati presso l’Inps che hanno avuto almeno una giornata retribuita nel corso dell’anno. Il lavoratore che nel corso dell’anno ha avuto più di un rapporto di lavoro viene contato una sola volta e classificato per gruppo contrattuale, tipologia contrattuale e luogo di lavoro sulla base del suo ultimo rapporto di lavoro, mentre retribuzione e giornate retribuite si riferiscono alla somma di tutti i suoi rapporti di lavoro nell’anno. I lavoratori sono classificati in base ai seguenti gruppi contrattuali:
AMMINISTRAZIONI CENTRALI: include Magistratura, Autorità Indipendenti, Agenzie fiscali, Ministeri, Presidenza del Consiglio, Carriera diplomatica e prefettizia;
AMMINISTRAZIONI LOCALI: include Regioni, Province, Comuni, Aziende autonome e altre autonomie locali;
CORPI DI POLIZIA, FORZE ARMATE E VIGILI DEL FUOCO;
SCUOLA, inclusi gli Istituti di formazione artistico musicale;
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE;
UNIVERSITÀ ED ENTI DI RICERCA;
ALTRO: include Enti pubblici non economici (Inps, Inail, Aci, Cri, ecc.), Enti che producono servizi di pubblica utilità di cui all’art. 60 comma 3 del D.lgs 165/2001 ed Enti di cui all’art. 70 comma 4 dello stesso D.lgs. 165/2001 (Cnel, Enac, Unioncamere, ecc.) e tutti i contratti residui.