Legambiente ancora su SIOT: non ha dimostrato la reale diminuzione delle emissioni
Continuano ad uscire interviste ed articoli ma SIOT non ha dimostrato la reale diminuzione delle emissioni. Si apre così la nota di Legambiente Fvg che spiega: “Alessio Lilli, Presidente della Società Italiana Oleodotto Transalpino (SIOT) che gestisce l’oleodotto che attraversa la nostra regione da Trieste a Paluzza, continua imperterrito nella sua battente campagna mediatica. È onnipresente sulla stampa e sulle televisioni per proclamare i fasti del loro progetto di dotare le quattro stazioni di pompaggio del petrolio greggio di motori a combustione interna alimentati a metano. Il Presidente afferma di alimentare in futuro i motori con biometano. Naturalmente senza mai dire dove andrà a prenderlo. Per capirci: il più grande digestore d’Europa, appena messo in funzione in Veneto, produce ~10 milioni di mc all’anno. Coinvolge 117 grandi aziende agricole della pianura padana in un raggio di 15km dal digestore. I motori di cui si parla consumeranno 60 milioni di mc di metano. È superfluo qualsiasi commento. Continua a dire che in questo modo si ridurranno le emissioni. Purtroppo a noi non risulta. Anzi, ci risulta il contrario. Ricordo per chi non ha seguito questa vicenda dall’inizio (marzo 2022) che l’Agenzia Regionale per l’Energia “APE” ha redatto un documento a seguito della richiesta di un Comune interessato dove, nero su bianco, si afferma che con questo nuovo sistema di pompaggio le immissioni aumenteranno e di moltissimo. In realtà SIOT ha contestato i calcoli di APE, che poi li ha corretti, secondo le contestazioni, pur senza condividerle. Il risultato sostanzialmente non cambia. Ma noi non ci siamo fidati e così, prima di esprimerci in merito, abbiamo fatto rifare i conti da un ingegnere di nostra fiducia esperto in fluidistica. Stesso risultato. Poi, assieme al Movimento per la Difesa del Cittadino (MDC), abbiamo chiesto ulteriori 2 verifiche alle Università di Trieste e di Udine. Ebbene, stesso risultato. Insomma: abbiamo 4 relazioni molto autorevoli, diverse tra loro addirittura per i modelli di calcolo utilizzati che smentiscono i ripetuti proclami di Lilli. Per contro la SIOT non ha mai accettato la nostra richiesta di un incontro tecnico chiarificatore affinché questi risparmi ci vengano documentati. Non hanno mai fornito i dati necessari per correggere i nostri calcoli che, ovviamente, mancando di parametri certi da loro forniti, si basano su assunzioni. Sia chiaro: si tratta di assunzioni largamente peggiorative, ovvero a favore delle affermazioni di SIOT. Nonostante ciò, si ripete, le emissioni climalteranti aumenteranno con la messa in funzione di questi motori. È evidente che la campagna del Sig. Lilli tende a diffondere l’opinione che loro fanno il meglio per noi, e, forse, anche a condizionare l’esito del ricorso al TAR che Legambiente FVG e MDC hanno presentato. Ma noi pensiamo che il Tribunale Amministrativo Regionale non si farà influenzare da questi proclami “esterni” al merito del contenzioso. Da ultimo, nella riunione promossa dalla Regione per approfondire e dirimere le diverse valutazioni tecniche SIOT non ha dimostrato nulla. La riunione è terminata senza alcuna modifica nelle posizioni della SIOT, della regione e dell’APE. Ma perché, allora stanno procedendo su questa strada? Perché, se aumenteranno le emissioni? La risposta è forse questa: grazie ad un complesso procedimento burocratico che probabilmente è stato attivato, si potrà accedere a milioni di € di contributi pubblici (certificati bianchi, titoli per l’efficienza energetica). Questa è presumibilmente la vera ragione. Altro che risparmi e miglioramenti ambientali! SIOT TAL è una società di diritto con sede all’estero; è posseduta dalle grandi multinazionali del petrolio; il suo scopo è trasportare petrolio greggio in Germania, Austria, Repubblica Ceca. Ed ora, se questo progetto andrà malauguratamente in porto, noi avremo sul nostro territorio maggiori emissioni, e forse anche milioni di euro di provvidenze pubbliche ad una società estera per portare il petrolio nel Nord Europa”.