Legambiente sulla centrale a carbone di Monfalcone: il sindacato guardi al futuro

E’ del tutto comprensibile che le organizzazioni sindacali siano preoccupate per il destino dei lavoratori della centrale a carbone, molto meno comprensibile è l’atteggiamento verso l’ipotesi di riconversione formulata dall’azienda, per la parte che riguarda la sostituzione del carbone con una centrale a gas naturale. Dobbiamo constatare un appiattimento sulla posizione paventata da A2a, senza alcun tentativo di slancio propositivo per dare un futuro di sostenibilità ad un’area di grande interesse per il destino dell’economia regionale.

Secondo Legambiente, non rendersi conto del precipitare di una crisi climatica che richiede immediati provvedimenti di decarbonizzazione (che significa procedere ad una drastica riduzione delle emissioni di CO2, gas naturale compreso) ed avviare una decisa politica energetica in tal senso, mostra poca lungimiranza.

Assistiamo quotidianamente ad occasioni pubbliche in cui si fa a gara su chi è più ambientalista (convegni, talk show, spot pubblicitari…) per trovare immediata smentita quando si tratta di assumere concreta forma di responsabilità.

Legambiente, oltre ad organizzare, negli anni, numerose iniziative pubbliche, ha prodotto, con elaborazioni successive, un documento, presentato al Sindaco e all’Assessore all’Ambiente in occasione di un incontro ad inizio luglio, inviato ai Comitati di Rione cittadini, agli organi di informazione e alle Organizzazioni sindacali regionali e di categoria; spiace che da questi ultimi non ci sia stata alcuna risposta, né tantomeno la ricerca di un confronto.

Da quanto trapela sugli organi di informazione, sembra che A2a abbia voluto cogliere i suggerimenti contenuti nel documento di Legambiente, per la parte che indicava la possibilità di:

● Avviare la dismissione dell’impianto e procedere alla conseguente bonifica del sito

● Dedicare un’ampia zona verde tra la zona abitata del Rione Enel e le nuove attività da insediare

● Realizzare interventi nel settore delle energie rinnovabili

● Sviluppare attività nell’ambito dell’Economia circolare

● Avviare collaborazioni con l’Autorità portuale per lo sviluppo del porto

Fin qui tutto bene… Non è assolutamente condivisibile però, la contestuale realizzazione di un progetto che prevede la sostituzione di una centrale alimentata con il combustibile fossile più inquinante, il carbone, con una che utilizzerebbe gas naturale che, per quanto con un impatto ambientale minore, non può essere considerata una soluzione che guarda al futuro.

O quanto meno, prima di considerare il gas una fonte strategica in tema di decarbonizzazione, si dovrebbe chiarire con numeri e dati trasparenti se realmente il nostro Paese ha bisogno di nuove infrastrutture per affrontare questo periodo di transizione energetica. Secondo alcuni studi preliminari che sta svolgendo Legambiente, la situazione sembrerebbe del tutto diversa.

In termini generali, in una visione orientata verso una completa decarbonizzazione al 2050 e di lotta concreta ai cambiamenti climatici, è però essenziale dare risposte alla transizione energetica senza aumentare l’uso del gas, garantendo un ruolo sempre maggiore alle fonti rinnovabili non programmabili, coadiuvate da un significativo incremento dei sistemi di accumulo.