Legambiente. Zone umide: ecosistemi da proteggere
Anche quest’anno il circolo Legambiente di Monfalcone ha voluto celebrare la Giornata Mondiale delle Zone Umide, istituita dalla Convenzione di Ramsar il 2.02.1971 per proteggere queste aree che, oltre ad essere uno scrigno di biodiversità, sono tappe di sosta indispensabili per l’avifauna migratrice, e fondamentali per l’assorbimento e immagazzinamento della CO2. Il Lago di Doberdò, con gli altri laghi carsici di Mucille, Pietrarossa, e Sablici, rappresenta inoltre una peculiarità geologica unica, riconosciuta a livello europeo se non internazionale. Per questo nel lontano 1996 la L.R. n. 42 ha istituito, tra le altre, anche la Riserva Naturale dei laghi di Doberdò e Pietrarossa, cui doveva seguire la nomina di un Ente Gestore, formato dai Comuni su cui insistono i 726 ha di territorio (73% Doberdò, 14% Ronchi, 11% Monfalcone), la stesura di un Piano di Conservazione e Sviluppo e infine un Regolamento, con norme efficaci di tutela. Purtroppo, questo percorso non è stato intrapreso, nonostante i numerosissimi appelli alle istituzioni, ultimo tra i quali l’incontro organizzato dall’associazione ambientalista E. Rosmann nello scorso settembre tra i rappresentati dei 3 comuni e le associazioni portatrici di interessi, e da ultimo l’escursione organizzata da Legambiente cui ha partecipato una cinquantina di persone, accompagnate dal prof. Alfredo Altobelli, ex docente di Ecologia all’Università di Trieste.
Un Ente Gestore potrebbe affrontare con maggior efficacia i numerosi problemi della riserva, da quelli prettamente ecologici come il progressivo interramento del lago e le vie d’acqua sotterranee che li alimentano, a quelli dovuti ai cambiamenti climatici in atto, quali la grave siccità che lo ha ridotto ad un rigagnolo la scorsa primavera-estate e che molto probabilmente sarà una costante del nostro clima, agli incendi boschivi che hanno interessato anche parte del territorio della Riserva. I Servizi regionali e i vari corpi intervenuti (Vigili del Fuoco, Protezione Civile, servizio Biodiversità della Regione…) avrebbero potuto trovare più facilmente un coordinamento, sia nella fase emergenziale che nella gestione successiva della rigenerazione del territorio.
L’Ente Gestore sarebbe anche funzionale alla lotta alle piante aliene invasive come l’ailanto, e all’applicazione di norme omogenee per interventi nelle aree private, tanto per citare le più rilevanti emergenze.
Continuando in questo modo le opportunità, anche finanziarie, si perdono, e con esse un gioiello naturalistico unico molto vulnerabile.