Legge elettorale: Moretti (Pd), cdx piega alla propria convenienza le regole della democrazia

«Apprendiamo che il centrodestra vorrebbe piegare in maniera subdola la legge elettorale regionale, e quindi le regole democratiche, alle proprie convenienze». Lo afferma il capogruppo del Pd, Diego Moretti intervenendo nel dibattito sulle modifiche alla legge elettorale in Fvg.

«Per quanto ci riguarda, la legge elettorale regionale vigente ha garantito in questi anni stabilità e la giusta rappresentanza democratica ai territori e alle forze politiche, com’è giusto e corretto per un’assemblea elettiva chiamata a legiferare. Pare che la bozza sulla quale il gruppo di lavoro della maggioranza sta lavorando, punta a modifiche che interessano, direttamente o indirettamente, le convenienze del momento di presidente, assessori e consiglieri di centrodestra. Riteniamo pertanto sbagliato introdurre il terzo mandato per il presidente, abolire il limite ai mandati di assessori e consiglieri, introdurre il ripescaggio per gli assessori esterni dimessisi da consiglieri, modificare il premio di maggioranza in senso riduttivo per la minoranza, alterando così il principio dei pesi e contrappesi tipici di una democrazia reale. Infine, pare riemergere l’ipotesi di accorpare le scadenze elettorali, modificando così, a mandato in corso, per i Comuni la durata dei mandati, che avranno una durata, a seconda delle situazioni, di quattro, cinque o sei anni. Inaccettabile cambiare le regole in questo modo. Le nostre proposte in materia elettorale sono note: introduzione della preferenza di genere (siamo tra le poche Regioni che ancora non ce l’hanno) e rimozione della incandidabilità dei sindaci dei Comuni sopra i 2mila abitanti». Ma, avverte Moretti, «sulla legge elettorale e sulla condivisione delle regole democratiche, spero sia chiaro, non esistono baratti o scambi di alcun tipo».

Non solo, continua, «con la norma Dreosto, votata al Senato con la legge statutaria che prevede la reintroduzione delle Province, si vuole introduce il quorum per i referendum abrogativi che finora non ne prevede alcuno». Ultima questione, il seggio garantito alla minoranza slovena: «Qui abbiamo titolo a parlare avendo permesso, grazie a un accordo politico regionale con la Slovenska Skupnost, la presenza di un consigliere sloveno in Consiglio. La questione è tecnica e politica: finora il seggio non è mai stato introdotto perché la comunità slovena si è sempre opposta al censimento etnico-linguistico. Se adesso la maggioranza lavora a questa ipotesi, significa che la minoranza slovena ha cambiato idea ed è disponibile al censimento?».