Legge sulle minoranze linguistiche, Malisan di Patto per l’Autonomia: «Una legge errata e dannosa. La maggioranza ha deciso che la lingua friulana non è minoritaria: è minorata»

Nel dibattito sul disegno di legge 68 che aggiorna la normativa riguardante le minoranze linguistiche – approvato il 30 ottobre dal Consiglio regionale –, interviene Rossella Malisan, del Consiglio direttivo del Patto per l’Autonomia. «Ieri in Consiglio Regionale è stata scritta una brutta pagina della politica regionale. Dopo un avvilente dibattito è stata approvata una legge che modifica le attuali norme regionali per la promozione e la tutela delle lingue minoritarie friulana, slovena e tedesca, presenti in regione. Regione che è bene ricordarlo, gode del suo status di specialità anche in virtù di questa particolare componente plurilinguistica.
Gli amici sloveni hanno saputo difendere e aumentare le azioni di promozione e tutela della loro realtà linguistica. I corregionali di lingua tedesca finalmente vedranno riconosciuto un livello di organizzazione dell’apparato regionale utile alle azioni che intenderanno svolgere a favore della loro lingua. E i friulani? Chi ha avuto modo di ascoltare ieri il dibattito in Consiglio Regionale, ha potuto capire che per la maggioranza politica di questa Regione, di rilevante, legato al Friulano, rimane prevalentemente la parola “Friuli” della denominazione regionale. Buona parte dei consiglieri eletti nel territorio friulano ha chiaramente manifestato una evidente dipendenza ai partiti centrali, in una regione autonoma, approvando, per obbedienza partitica, una legge palesemente errata e dannosa, indifendibile e indifesa dagli stessi relatori. Una norma elaborata e portata in aula in maniera frettolosa, senza il reale coinvolgimento dei soggetti interessati, senza discussioni propositive, tavoli di lavoro, confronti organizzati, senza la presenza tra i banchi dei diretti interessati dai cambiamenti che deriveranno. Un ulteriore momento di svilimento dei principi di diritto della Repubblica e del nostro Statuto.
Si è assistito per l’ennesima volta all’avanzare di un criterio centralista di denigrazione di uno dei valori particolari e fondanti della nostra Regione, tra il plauso e l’accondiscendenza di molti consiglieri che pur hanno fatto dell’identità, quando gli faceva comodo, un loro cavallo di battaglia. Eppure ieri, quando potevano dimostrare concretamente la sincerità del loro interesse verso uno dei patrimoni culturali immateriali propri del Friuli, hanno deciso di girarsi dall’altra parte. In aula si è assistito ancora una volta al compiersi dell’insofferenza verso la nostra lingua, o peggio, al proseguire incessante dell’idea che la lingua friulana sia “roba da volontariato”.
I consiglieri di maggioranza, ribadendo insistentemente il messaggio che le critiche della minoranza fossero dettate dalla sola mancanza di finanziamenti, hanno creato una nebbia in cui forse nemmeno loro si sono accorti dei risvolti politici delle decisioni che hanno preso. Non si tratta infatti solo di sovvenzioni. Pur essendo una parte rilevante dei cambiamenti che scaturiranno da questa norma, non è quello il nocciolo delle opposizioni. Il fatto grave, che sapientemente non vogliono appaia palese, è che ieri la Regione ha allontanato da sé il mondo della lingua friulana, abdicando a qualsiasi ruolo primario di tutela o indirizzo in materia. Con le modifiche apportate la Regione ha demandato totalmente la strutturazione della politica linguistica e delle sue azioni a favore di un ente esterno che non è Regione. È stato deciso che questo ente definirà chi sarà in grado di certificare la conoscenza della lingua friulana e sarà tenutario di un albo delle persone che avranno tale certificazione. Non più la Regione dunque, che invece tiene in capo a sé gli altri albi da cui attingere per garanzia di professionalità. Hanno deciso che questo ente si occuperà anche della produzione di materiale didattico, senza avere personale preposto.
Hanno deciso che quel poco lavoro a pro del friulano, che rimarrà in capo alla Regione, sarà affidato alla “Direzione regionale competente per la materia”, definita a seconda delle volontà politiche. Non importerà, dunque, la preparazione del personale, la capacità o la conoscenza della materia, deciderà la Giunta, dove collocare questa competenza.
Ieri hanno deciso che alcune emittenti radiofoniche e alcune associazioni saranno sovvenzionate e altre no. E i consiglieri di maggioranza, che pur si impegnavano a parlare di trasparenza e imparzialità, non sono stati in grado di indicare i criteri che hanno portato a tale scelta.
Ieri hanno deciso che potranno essere sovvenzionate per qualche attività in lingua friulana e dopo essere passate tra le forche caudine per l’ammissione a un albo dedicato, solo le associazioni e non altri enti, al contrario di quel che accade per le altre minoranze linguistiche presenti in regione.
Ieri hanno deciso che non serve una commissione per l’uso della lingua friulana: è un soggetto inutile, anche se per legge doveva aiutare l’ente che farà la politica linguistica a prendere le direzioni giuste.
Hanno deciso di togliere i finanziamenti alle associazioni che hanno salvato la nostra lingua negli anni in cui rischiava di essere dimenticata e ancora combattono perché sia riconosciuta come diritto inalienabile della persona: penso a “Glesie Furlane” che tanto fece e fa affinché la lingua sia usata anche nelle celebrazioni liturgiche, o all’unico giornale interamente redatto in lingua friulana, “La Patrie dal Friûl”, nato ben prima della nascita della Regione, già capendo l’importanza della comunicazione come fattore di una coesione tra la gente del Friuli.
Insomma ieri hanno deciso che la lingua friulana è un po’ più minoritaria delle altre lingue, anzi si è deciso che la lingua friulana non è minoritaria: è minorata.
Gli amici della comunità slovena sono stati bravissimi. Hanno ottenuto all’unanimità le migliorie per la legge di tutela e promozione della loro lingua. Bravi e basta. Uniti e orgogliosi della loro lingua e peculiarità hanno saputo mette in atto tavoli di lavoro da lungo tempo con l’assessorato, su ammissione dello stesso Assessore, e hanno coinvolto le realtà interessate, con tempi di discussione corretti che hanno portato all’approvazione unanime delle loro legittime richieste. Sono stati coesi e corretti. E non si venga ad addurre scusanti sulle sovvenzioni alle loro politiche linguistiche: sanno quello che vogliono e lavorano coesi per ottenere il rispetto dei loro diritti. E ci riescono. Quindi bravi, anzi no: bravissimi!
Noi friulani dovremmo pretendere lo stesso rispetto per la lingua friulana. Che significa pretendere rispetto per noi stessi, per il nostro essere persone. E non si traduce in togliere qualcosa alle altre lingue e comunità, ma riconoscere i risultati a cui si può arrivare e richiedere con forza che siano raggiunti.
Se siamo una regione la cui situazione plurilingue è stata fattore determinante per essere definita “speciale”, allora quel fattore lo dobbiamo coltivare assieme e farlo crescere uniformemente. Uno stesso livello di tutela e di promozione non potrà che giovare a tutte le comunità. Da troppi anni subiamo gli effetti del “dividi et impera” che derivano da ordini imposti; è ora di esserne coscienti e agire di conseguenza».