Lettera aperta: Caro Benedetti

Riceviamo è pubblichiamo la lettera aperta a Gianpietro Benedetti da parte di Tibaldi Aldevis del Comitato per la Vita del Friuli Rurale:

Caro Benedetti: come ben sa, sono quello che si è battuto per impedire lo scempio dell’elettrodotto aereo che oggi deturpa il Friuli, dovuto alla minaccia di muovere i suoi stabilimenti in Serbia e al servilismo della nostra classe politica. Ricorderà che a cose fatte, fu realizzato un ulteriore elettrodotto, questa volta interrato, per ovviare a quella interrompibilità del servizio che, tuttavia, le viene riconosciuta a suon di milioni. Nonostante il contrasto che in passato ci ha opposto, non è venuta meno la mia stima per la sua tenacia, mentre sono a contraddire le tesi che ha voluto affidare alle testate regionali con la premessa che fossero “le prime reali, dirette notizie sulla possibile realizzazione di un impianto siderurgico”. Oggi, ci divide l’acciaieria che intende realizzare di fronte alla laguna di Marano, una volta costretto ad abbandonare la previa ubicazione nella Valle delle Noghere di Muggia e nell’area portuale di Monfalcone. Nonostante le attività turistiche che ne sarebbero coinvolte, ciò è avvenuto grazie alla iniziativa di una classe politica disposta ad abusare della disinformazione e della arrendevolezza della  popolazione locale. Ne è seguita la immediata assegnazione di una prima trance di 20 milioni di euro a fronte delle derivanti infrastrutture e di altri 500.000 affidati alle Università, al solo fine di giustificare l’insediamento dell’acciaieria. Constatata la presa di coscienza popolare e le imbarazzanti menzogne degli amministratori locali e regionali, tese a negare l’esistenza di un progetto, lei ha pensato bene di uscire allo scoperto e di mettere tutti sull’attenti, anche a costo di screditarli agli occhi degli elettori. Senza nulla togliere alla qualità della produzione e della capacità imprenditoriale della Danieli, lei ha confermato l’esistenza di un progetto che, a discrezione della Società Metinvest, potrà essere realizzato in quello che riteniamo il luogo meno indicato, per essere incompatibile con la realtà della Bassa. Forte di un evidente posizione dominante, lei vanta una serie di asserite qualità, ovvero il fatto che “la qualità del progetto garantisce fin d’ora un più che corretto impatto ambientale”, dando per scontato che l’ARPA, tributaria del vertice politico é avvezza a ben peggiori insolvenze, non avrà nulla da ridire. In virtù del fatto che ogni scarrafone è bell’a mamma soja, vanta le prestazioni ambientali della sua acciaieria green, in cui farebbe lavorare stuoli di ingegneri e tecnici da far impallidire Cape Canaveral, darebbe vitalità all’intera area industriale e un impulso al PIL, dimenticando che per essere ucraino-olandese, l’impresa non mancherà di pagare le tasse ad Amsterdam. Agendo pro domo sua si è scordato di annoverare lo sventramento e la morte della laguna di Marano per consentire l’accesso delle grandi navi: opera onerosa, che ha bisogno di continue manutenzioni. Men che meno ha tenuto conto dei due milioni di metri cubi di inerti che servono per innalzare l’area, il conseguente scempio di una nuova enorme cava e il transito di centinaia di migliaia di camion con i relativo sovraccarico di CO2. Ha anche dimenticato la grande quantità delle scorie e che per la sua acciaieria green, ossia per l’idrogeno che ad oggi non c’è, servono esorbitanti quantità di acqua dolce che andrebbero a deprimere le nostre falde; ma soprattutto servirebbe una immane quantità di energia, che a volerla con il fotovoltaico, servirebbe una superficie grande come l’intero Friuli. Sia ben chiaro, nessuno le impedisce di promuovere le sue iniziative, ma il fatto è che qui manca l’arbitro e che il vertice regionale e l’apparato pubblico non garantiscono un bel nulla, nemmeno a lei. Al pari delle  persone che condividono i nostri ideali, chi le scrive ha trascorso la vita nel fare e, a lei piacendo, nel ricordo della compianta Cecilia è ben disposto  ad approfondire le tematiche, qui appena accennate.

Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale