Letterina a babbo natale (minuscolo).
Letterina a babbo natale.
Caro babbo natale, scusa se scrivo il tuo nome con le iniziali minuscole, ma in tutta verità, comincio a dubitare della tua vera essenza. In ogni caso, preferisco essere fiducioso e per questo motivo ti spedisco la solita e puntuale letterina, con la speranza che le mie richieste vengano, almeno in parte, esaudite. Lo so, anche quest’anno le mie pretese sono ardue da soddisfare, sono una personcina piuttosto esigente e preferisco puntare alto contando sul fatto che se non tutto potrà venire realizzato, almeno qualcosa arriverà. Meglio essere un po’ sfacciati e rimanere un attimo delusi che chiedere poco col la sensazione che si poteva fare di più. A quanto mi raccontano, vivi in mezzo alla tundra, lassù nella profonda Lapponia e come tutti gli anni di questi tempi di prepari ad un lungo viaggio con la tua magica (non potrebbe essere altrimenti) slitta trainata dalle tue fantastiche renne. Come tu faccia a raggiungere tutti i destinatari che ti hanno inviato, o stanno per farlo, le loro richieste, rimane un mistero senza il quale ovviamente sparirebbe il contorno magico che ti accompagna. Ecco, vorrei cominciare proprio da quelle parti, da coloro che vivono nemmeno troppo lontano dai tuoi luoghi; con ogni probabilità, tra le altre cose, il fatto stesso che di questi tempi il grande nord è sotto la neve, dovrebbe facilitarti il viaggio senza neppure ricorrere a volare. Immagino che anche i consumi delle renne aumenti con i loro maggiori sforzi; volare costerà di più che scivolare sulla neve gelata. Di questi tempi tutto è aumentato, a partire dalle materie energetiche, suppongo inclusi i foraggi per quei simpatici animali. Dunque, ciò che ti chiederei, per cominciare, è di puntare giù verso sud est, verso le steppe e le pianure dell’Ucraina. Sì, proprio lì dove ormai quasi da un anno la gente si macella, dove milioni di persone sono costrette a lasciare le loro case, e quello che non riescono a portarsi dietro, dove intere città sono state ridotte a macerie, dove chi non può o non vuole andarsene vive in condizioni disumane. Fa freddo da quelle parti, e per qualche mese ne farà anche di più; è dura sopravvivere quando manca la corrente, il gas, l’acqua, lo stesso cibo si fatica a trovare e quando c’è costa molto di più di quanto normalmente sarebbe. Ci sono un fracco di bambini, te lo dico perché generalmente so che sei sensibile a quella categoria, ma ti assicuro che anche vecchi, malati, coloro che poveri lo sono sempre stati, anche loro non se la passano meglio. Se ti riuscisse di dare magari la precedenza a loro portando quel minimo di indispensabile per soddisfare almeno le esigenze primarie…. Capisco che il tuo intervento non può cambiare le cose, ma un po’ di respiro, almeno quello sarebbe già qualcosa. E visto che ci sei, spostati anche un poco più a est, vai a trovare anche le famiglie dei poveri disgraziati spediti al fronte senza che nemmeno sapessero per quale motivo dovrebbero sparare addosso ad altre persone della loro stessa età e che parlano fondamentalmente la loro stessa lingua. Anche di loro ne sono morti tanti, troppi; sembra 200.000, tanti quanti quelli dell’altra parte. Detto così sembra già un’infinità, ma bisognerebbe contarli uno ad uno per avere la giusta percezione e la vera dimensione di quelle cifre. Questo per cercare di lenire il dolore che queste situazioni provocano, non per risolvere le cose. Per poterlo fare, dovresti cercare, ma qui so che sto chiedendo uno sforzo che probabilmente nemmeno tu saresti in grado di affrontare, non di distribuire qualche regalo, ma di parlare a certa gente, di entrare nelle loro
teste, di cercare di farli ragionare. Questa guerra, come tutte le guerre, non nascono dalle menti della gente normale, quanto piuttosto nei progetti di chi non si accontenta, di chi vuole di più, convinto che i diritti non appartengano a tutti. Certo, ormai il macello è in corso e chi si difende ha ovviamente diritto di farlo; ma chi ha iniziato questo
inferno, difficilmente potrà tirarsi indietro perdendo non solo la faccia, ma a questo punto anche correndo il rischio venire travolto dalla disfatta che provocherebbe ulteriori problemi forieri di altri disastri. Dunque babbo natale, vedi che la questione è complessa e il dirimerla diviene una missione quasi impossibile. Il fatto è che di questo passo, più si va avanti e più armi vengono usate, e più questo conflitto si incarognisce. Più la tecnologia potrà assistere gli uni, più gli altri non ci penseranno due volte per rispondere con qualsiasi mezzo mentre sempre più poveracci ci rimetteranno; stai pure sicuro che non saranno coloro che più possono a pagare il prezzo di questa follia, ma come al solito coloro che meno hanno. Non credere a chi ti racconta che sono le armi a risolvere la situazione, al contrario, più ce ne saranno e più sofisticate saranno, e maggiore sarà la possibilità che il macello prenda dimensioni ancora peggiori. Non è vero che non ci siano possibilità di discutere, di trovare una soluzione; certo, qualcuno dovrà ridimensionare le proprie pretese, qualcuno probabilmente ci rimetterà e non vorrà saperne di mollare l’osso. Un’ipotesi di compromesso era stato identificato prima che questa porca guerra cominciasse, era stato anche in qualche modo condiviso, ma poi troppi interessi si sono incrociati. Babbino caro, ti chiederei di spiegare a questi zucconi che il mondo non è di loro proprietà, che non è che i loro interessi siano gli stessi della gente comune, anzi vanno esattamente in direzioni opposte. Devono rassegnarsi e prendere atto che il mondo cambia e questo processo è inevitabile, è questione di tempo, ma prima o poi chi ha comandato fino ad ora dovrà inevitabilmente passare il testimone; chi invece è pronto a riceverlo il testimone, dovrà capire che non può semplicemente sostituire l’altro nel controllo del pianeta. Vedi se ce la fai a convincerli di provare a fermarsi, almeno per un po’, per il tempo necessario per ragionare e vedere se davvero non convenga prendere un attimo e mettersi d’accordo. Prima o poi saranno costretti a farlo, ma nel frattempo rischiamo di non esserci più. Né loro né noi. Sì, lo so, sono cose grosse e dette così possono apparire persino stupide, che non sono solo i diretti contendenti da convincere, anzi; purtroppo il mondo è sempre finito nelle mani di pochi che pensano di potere tutto, ma che ci vuoi fare, se ci togli anche quel po’ di speranza che ci rimane, di che altro potremmo vivere? Non oso neppure andare avanti con la lista dei luoghi di questo pianeta, che non ci meritiamo, posti in cui la gente ha perso tutto, allo stesso modo degli ucraini e che avrebbero necessità di un tuo intervento, persone che sono costrette a vivere in una tenda quando ce l’hanno, che non hanno più nulla e rischia di perdere (per quanto possa apparire assurdo) lo stesso nulla. Né tu né le tue renne potreste sostenere uno sforzo di queste dimensioni, ma cominciamo da qualche parte, proviamoci. Ed è per questo che insisto e mi rivolgo a te, che sei reale tanto quanto questa speranza, probabilmente un’illusione; lasciami pensare che questo piccolo sogno possa prima o poi diventare realtà. Metticela tutta e sferza le tue renne; nonostante tutto siamo in molti che ti aspettiamo.
Docbrino