Lo scritto rimane e la narrazione lascia il tempo che trova: la Danieli sulla petizione No Acciaieria si contraddice sulle motivazioni del ricorso al Tar
Scripta manent verba volant, non per tutti però. Alla Danieli pensano di poter fare esattamente il contrario, imponendo la loro narrazione anche dopo aver messo nero su bianco, in carta bollata, le proprie reali intenzioni, forti dell’appoggio mediatico fatto di silenzi se non di palesi sostegni da “voce del padrone” fornitogli dal fatto di essere il maggiore editore di giornali e tv in Fvg nonché una potenza economica. Peccato che le bugie hanno le gambe corte e che anche le dichiarazioni odierne si smentiscano da sole. Come FriuliSera l’avevamo evidenziato già nel gennaio scorso che fra il detto e il fatto non vi erano piccole storture ma un contrasto fra bianco e nero. Tornando alla cronaca odierna diamo voce alla nota stampa dell’Osservatorio Civico contro le illegalità del Friuli V.G. che scrive: “Dopo l’udienza che si è svolta ieri mattina presso il Tar FVG, l’avvocato Roberto Paviotti (legale della Danineli di Buttrio) ha, nel pomeriggio, divulgato un comunicato stampa sottolineando che “la richiesta di ottenere dalla Regione Friuli Venezia Giulia la documentazione relativa alla petizione avente ad oggetto il progetto del Digital Green Steel Project è finalizzata alla verifica della correttezza amministrativa delle procedure adottate, e che l’obiettivo non è quello di intraprendere azioni risarcitorie verso i firmatari della petizione ma ottenere un quadro informativo completo riguardo alla scelte della Regione relative all’insediamento nell’area industriale dell’Aussa Corno.” Questa precisazione, ripresa dai media è ideologicamente falsa ed è smentita dallo stesso ricorso a sua firma che, come leggesi nelle conclusioni scritte ribadite anche stamattina al TAR, pretende l’elenco dei firmatari della petizione proprio perché la Danieli “possa tutelare i suoi interessi giuridici nella promovenda causa civile risarcitoria o nel procedimento penale”. Insomma, evidentemente certi che il messaggio mediatico che sarebbe passato è quello della narrazione aziendale, la multinazionale di Buttrio abituata ad imporre le proprie verità, per bocca del suo legale smentisce gli stessi atti presentati in Tribunale. Pur capendo che il mestiere dell’avvocato è affare delicato non vorremo essere nei panni, se pur togati, dei legali della Danieli, un paron vecchio stampo che pensa di poter piegare leggi e regolamenti al proprio volere. Del resto la palese contraddizione fra “scritto negli atti e dichiarato ai media” l’avevamo già rivelata come Friulisera nel gennaio scorso, quando in una nota aziendale si diceva in estrema sintesi: “noi fare causa ai firmatari, giammai”. Peccato, come rilevavamo già allora che vi era una certezza che effettivamente l’azienda di Buttrio avesse messo nero su bianco, in atto giudiziario, la futura intensione di colpire per mano legale i firmatari della petizione che, a loro dire, avrebbe fatto cambiare idea alla giunta regionale sulla bontà del progetto della mega-acciaieria in quel di San Giorgio di Nogaro. Commentevamo a genneio e ribadiamo anche oggi: la smania di vendetta rende spesso imprudenti e poco lucidi e ci si era forse dimenticati di aver dato mandato ai propri legali di agire scrivendo testualemente come motivazione dell’atto consegnato al Tar a firma dell’avvocato Paviotti: “La richiesta infatti è stata fatta per “[…] assumere le iniziative giudiziarie volte a difendere la propria immagine commerciale […] proponendo contro i sottoscrittori della petizione, alternativamente, querela per diffamazione, ovvero azione civile per il risarcimento del danno da lesione della propria immagine […]”. Oggi Paviotti afferma il contrario ma non con la forza dell’atto in carta bollata. Speriamo che il giudici ne tengano conto.