Mare Jonio, Salvini querelato dall’armatore Sandro Metz che dice: “Non scappi, venga a processo”
“Le attività della Mare Jonio si inquadrano in una più ampia piattaforma sociale, denominata Mediterranea Saving Human, che annovera al suo interno, in qualità di fondatori, promotori, finanziatori e sostenitori, numerosi esponenti del mondo politico, sindacale, religioso, dell’associazionismo, della cultura e della società civile”.
Inizia così l’atto di denuncia-querela di Alessandro Metz, armatore di Mediterranea Rescue, al ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’accusa è quella di essere stati calunniati, in un dettagliato esposto ripercorre le tappe delle querelle del salvataggio di metà marzo ad oggi.
“Le funzioni di monitoraggio e di denuncia della missione Mediterranea Saving Humans, a presidio e tutela delle vite di quanti, oggi più che mai, cercano di sottrarsi alla morte nell’inferno della Libia, risultano ancora più essenziali e stupisce pertanto, che lungi dal promuoverne e plauderne le iniziative, esponenti dell’attuale governo italiano abbiano inteso screditarne azioni ed intenti con una campagna di pubblica denigrazione senza precedenti”, scrive Metz nella denuncia. “In tale cornice vanno letti e rappresentati i contenuti della recente direttiva n. 14100/141(8) in cui, testualmente, si riferisce che ‘da dichiarazioni pubbliche si evince l’intenzione di condurre una nuova, analoga attività da parte della Mare Jonio che, se attuata, integrerebbe una deliberata violazione delle normative internazionali e della legislazione interna, finalizzata al preordinato trasferimento in Italia di migranti in condizioni di irregolarità’ ”
Secondo l’armatore la direttiva “presenta contenuti che, oltre che gratuitamente denigratori, appaiono pesantemente calunniosi, nella misura in cui, s’intende, per essa, informare le massime cariche Militari e di Polizia dello Stato di una pluralità di comportamenti delittuosi che mai hanno avuto luogo”.
Per questo Metz conclude il suo esposto rivolgendosi all’autorità giudiziaria: “non v’è dubbio, infatti, che la pubblicazione dell’atto sul sito del Ministero, abbia determinato la lesione di un ulteriore ed autonomo bene giuridico rispetto a quello protetto dal delitto di calunnia – vale a dire, il normale funzionamento dell’attività giudiziaria – da individuarsi, nel caso di specie, nell’integrità della reputazione e dell’onore del capitano e della proprietà della nave, ai quali, ingiustamente, parrebbero venire riferite inottemperanze ad ordini dell’Autorità, violazioni di leggi, condotte delittuose e intenzioni di recidiva finalizzate alla realizzazione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Poi in una conferenza stampa alla Camera Alessandro Metz si rivolge direttamente al ministro: “Denunciamo per entrare nel merito delle questioni. Diamo l’opportunità al ministro di andare a fondo in un processo, se decide di non scappare. Può determinare in quel processo se quanto affermato da quella direttiva corrisponde al vero o meno. Ma se così non è ne deve rispondere. Affronti il processo ed entri nel merito delle questioni”