Monfalcone, no al green washing di A2A, la salute viene prima del profitto
Nella giornata che precede lo Sciopero Globale per il Clima promosso da Fridays For Future, si legge in una nota: “l’Unione Popolare del FVG, intende riportare l’attenzione sull’impatto ambientale della centrale termoelettrica di A2A a Monfalcone e l’impellenza di riconversione totale del settore energetico nazionale. A2A dopo che sta riutilizzando i gruppi alimentati dal carbone, per effetto delle decisioni del Governo Draghi, il quale ha pure contemporaneamente innalzato i limiti delle emissioni inquinanti, interviene nel pieno della campagna elettorale, per spiegare all’opinione pubblica della regione e in particolare del monfalconese che nel suo futuro ci sarà l’utilizzo dell’idrogeno, senza specificare che il ricorso a tale elemento è ancora sperimentale, lungi dall’avere una certezza di copertura nazionale, quindi dati e cifre sono teorici o campati in aria. E’ perciò ovvio che tale annuncio sia, a proposito di emissioni, solo fumo negli occhi dell’opinione pubblica, ecologia di facciata, ovvero green washing. Nella pratica, invece, il ritorno al carbone a Monfalcone, scarica nell’aria una quantità di Co2 superiore all’intero parco macchine di tutto il Friuli Venezia Giulia. Tutto ciò nel totale silenzio assenso delle destre, come del centrosinistra a trazione PD. Monfalcone e il suo mandamento per troppi decenni hanno dovuto fare i conti con le ricadute dell’inquinamento della centrale termoelettrica. Tanto che fin dagli anni ’90 e più nello specifico negli anni dal 2009 e 2016 diversi studi epidemiologici, hanno acclarato che la popolazione della zona è sovraesposta a una maggiore possibilità di contrarre malattie polmonari, cardiache e alle patologie tumorali alla vescica e ai reni, ben oltre la media nazionale. E’ pertanto necessario salvaguardare la salute pubblica prima che i profitti privati. Per questi motivi l’Unione Popolare, qui come altrove, sostiene lo stop all’uso di fonti energetiche fossili, la riconversione del settore unicamente con l’utilizzo di energia rinnovabile, concordando con le realtà del territorio i piani di riconversione, le ricadute occupazionali e il riuso delle aree vocate alla produzione energetica, per fare ciò, oltre che tassare al 90% gli extra profitti fin qui accumulati dalle società energetiche per effetto della speculazione finanziaria in atto. L’Unione Popolare sostiene la necessità da parte dello Stato di nazionalizzare questo settore strategico, al fine di raggiungere urgentemente l’autonomia energetica del Paese e non farla pagare in termini di salute pubblica, costi economici e occupazionali alla popolazione”.