Nascere in Italia: il Rapporto del Ministero della Salute
Nel 2023 il 90,1% dei parti in Italia è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, circa il 20,1% delle madri sono di cittadinanza non italiana, l’età media della madre è di 33,2 anni per le italiane mentre scende a 31,2 anni per le cittadine straniere. È quanto emerge dal Rapporto sull’evento nascita in Italia, realizzato dall’Ufficio di Statistica del Ministero della Salute che presenta le analisi dei dati rilevati dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP) dell’anno 2023.
La rilevazione – istituita dal Decreto del Ministro della sanità 16 luglio 2001, n. 349 – costituisce a livello nazionale la più ricca fonte di informazioni sanitarie, epidemiologiche e socio-demografiche relative all’evento nascita e rappresenta uno strumento essenziale per la programmazione sanitaria nazionale e regionale, con un livello di copertura pressoché totale.
DOVE PARTORISCONO LE DONNE IN ITALIA
Il 90,1% dei parti nel 2023 è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 9,8% nelle case di cura e solo lo 0,13% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, etc.). Il 61,7% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno1.000 parti annui.
LE CARATTERISTICHE DELLE MADRI: CITTADINANZA, GRADO DI ISTRUZIONE E PROFESSIONE
Nel 2023, circa il 20,1% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Le aree geografiche di provenienza più rappresentate, sono quella dell’Africa (29,6%) e dell’Unione Europea (17,9%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana costituiscono rispettivamente il 21,0% e l’8,3% delle madri straniere.
L’età media della madre è di 33,2 anni per le italiane mentre scende a 31,2 anni per le cittadine straniere.
Delle donne che hanno partorito nell’anno 2023 il 42,4% ha una scolarità medio alta, il 22,0% medio bassa ed il 35,6% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (41,2%).
L’analisi della condizione professionale evidenzia che il 60,1% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 23,7% sono casalinghe e il 14,2% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2023 è per il 50,1% quella di casalinga a fronte del 67,9% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa.
VISITE E TECNICHE DIAGNOSTICHE
Nel 92,9% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 76,7% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie.
Nell’ambito delle tecniche diagnostiche prenatali invasive sono state effettuate in media 2,0 amniocentesi ogni 100 parti.
A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato nel 5,17% dei casi denotando un trend decrescente nell’ultimo triennio.
IL PARTO
La donna ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 94,84% dei casi il padre del bambino, nel 4,26% un familiare e nello 0,90% un’altra persona di fiducia. La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un’altra risulta essere influenzata dall’area geografica.
Si conferma il ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. In media, nel 2023 il 30,3% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. I dati denotano comunque una tendenza alla diminuzione in linea con le indicazioni delle “Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”.
I NEONATI
Lo 0,9% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi e il 6,1% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 98,5% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10.
Sono stati rilevati 919 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, pari a 2,40 nati morti ogni 1.000 nati, e registrati 4.507 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita.
IL RICORSO ALLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
Il ricorso a una tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA) risulta effettuato in media in 3,9 gravidanze ogni 100. La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (FIVET), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI). (fonte Aise)