Naufraghi senza soccorso nel Mediterraneo e stavolta non si parla neppure di “porto sicuro” ma li si lascia annegare
Una nuova emergenza nel Mediterraneo. Si tratterebbe di una barca di legno con venti persone a bordo, tra le quali ci sarebbero anche diversi bambini, sarebbe affondata al largo delle coste libiche. Ne dà notizia Alarm Phone, che ha ricevuto la chiamata di aiuto dei migranti e che racconta di aver sentito distintamente durante l’sos il pianto di diversi bambini. Secondo il loro racconto, al momento della telefonata intorno alle sei del mattino, già otto persone erano finite in acqua: chi ha telefonato ha detto che l’imbarcazione aveva perso il motore e stava affondando. Non sembra che in zona vi fosse alcun mezzo della guardia costiera, presenza assai improbabile in questi giorni di scontri armati in Libia.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini non ha prospettato possibilità di soccorso: “Il barcone? É in Libia, lontanissimo dall’ Italia“ ha detto. Da Tripoli intanto nessuno ha risposto alla richiesta di soccorso. Mentre durante la mattinata la barca è stata avvistata da due aerei: uno (Moonbird) della SeaWatch e uno della missione Sophia. Il primo – che ha scattato la foto e ha gettato una scialuppa di salvataggio – ha promesso di tornare per monitorare la situazione dopo aver fatto rifornimento. E mentre nel Mediterraneo la tragedia è in atto anche via terra prosegue l’esodo attraverso i valichi di nordest. Ieri la polizia di Trieste ha rintracciato alcuni piccoli gruppi di migranti, complessivamente circa 80 persone, a Domio (Trieste), poco distante dal confine con la Slovenia. Gli stranieri sono stati notati “riporta il Piccolo” mentre scendevano dai boschi della val Rosandra. I migranti fermati sono stati suddivisi per l’identificazione fra gli uffici di Polizia Marittima, Polizia di Frontiera terrestre e della Questura per agevolare le operazioni di foto-segnalamento. Dai primi accertamenti è emerso che le persone rintracciate sono di nazionalità afghana e pakistana, tutte di sesso maschile e vi sarebbero 7 ragazzi che non hanno ancora raggiunto la maggior età. Quasi tutti si sono detti richiedenti asilo politico. Su questo episodio che si aggiunge alla lunga lista che vede il Fvg come terminale del drammatico pellegrinaggio via terra delle persone in fuga e che sta suscidando polemiche sull’utilizzo delle forze armate a “difesa” dei confini orientali, c’è da segnalare la dichiarazione della senatrice Pd Tatiana Rojc: “E’ chiaro che le autorità preposte intervengono con gli strumenti che hanno a disposizione per far fronte alle necessità, ma bisogna porsi seriamente la questione se le Forze Armate devono continuare a fare ordine pubblico e controllo del territorio in supplenza alla Polizia. L’organico delle Forze dell’Ordine non può essere integrato attingendo dal comparto difesa, che ha già gravissimi problemi di turnover del personale, per tacere delle condizioni logistiche e dei mezzi di combattimento”. Lo afferma la senatrice Tatjana Rojc, in qualità di membro della commissione Difesa a Palazzo Madama che non approva le richieste di aumentare la presenza dei militari nell’area di Trieste e Gorizia, in cui con l’inoltrarsi della primavera si registra un aumento dei passaggi di migranti provenienti dai Balcani. Rojc sottolinea che “ha ragione il prefetto di Trieste a dire che la coperta è corta”, Rojc indica che “Strade sicure è un’operazione d’emergenza avviata dal ministro La Russa nel 2008 ‘per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità’. Dovremmo cominciare a dirci che un Paese serio non può essere in emergenza sicurezza per oltre 10 anni ma a quanto pare – conclude – anche con Salvini nulla cambia, a parte gli slogan”.