Niente ‘reintroduzione’ dei vitalizi per i consiglieri regionali Fvg, provvedimento abortito a fine gestazione…. durante il parto.
Affonda in Aula consiliare la ‘reintroduzione’ dei vitalizi per i consiglieri regionali tanto caldeggiata dala Lega di Fedriga che, visto il risultato non hanno operato con la dovuta accortezza nel delicato mare della politica regionale. “Questo provvedimento (la proposta di legge n. 53 ‘Introduzione del trattamento previdenziale calcolato secondo il sistema contributivo’) – ha spiegato Diego Bernardis (Lega)- relatore unico di maggioranza della proposta di legge, ha raggiunto una versione definitiva dopo una serie di confronti sviluppatisi in un tavolo tecnico partecipato da tutte le forze politiche. Tant’è che è stato sottoscritto da quasi tutte le compagini politiche presenti in questa Assemblea, sia di maggioranza sia di opposizione. E’ stato quindi un percorso legislativo condiviso e non un percorso imposto o voluto solo da una parte politica. Tale condivisione ampia è venuta meno a fronte di ulteriori approfondimenti e di valutazioni tecniche emerse in questi giorni e ore”.
“Pertanto, a nome anche della maggioranza consiliare, di diversi capigruppo e del presidente del Consiglio, non essendoci l’intenzione di proseguire su un provvedimento che non trova la convergenza politica più ampia possibile, e consapevoli che la Regione FVG deve continuare ad essere esempio e modello di virtù anche nell’ambito legislativo, comunico come primo firmatario della pdl 53 e anche in qualità di presidente della V Commissione consiliare che ha seguito, accompagnato e coordinato i lavori per la preparazione del testo, che ritiriamo la proposta stessa”. Insomma provvedimento abortito a fine gestazione durante il parto.
Una lettura, quella di Bernardis, non condivisa dalle opposizioni. “Né il Pd, né altri gruppi di opposizione a parte i M5s, hanno mai dato la disponibilità al ddl53, e per quanto ci riguarda non è cambiato nulla dalla commissione all’Aula. Chi dice che esisteva un ampia disponibilità dice una bugia. Oggi assistiamo con grande curiosità al ritiro del provvedimento per mancanza di una condivisione che ha mandato nel caos la maggioranza di centrodestra”. A dirlo è il capogruppo del Pd, Sergio Bolzonello commentando il ritiro del ddl 53 “Introduzione del trattamento previdenziale calcolato secondo il sistema contributivo” da parte del gruppo della Lega.
“Nelle differenti dichiarazioni di oggi in Aula è emerso che il passo indietro dei cinquestelle ha messo in crisi la maggioranza che ha temuto quindi di non avere più la copertura politica. Resta solo un fatto evidente: noi i vitalizi li abbiamo eliminati come primo atto della precedente legislatura, questa maggioranza, con il M5s, ha tentato di reintrodurli sin dall’inizio di questa legislatura e se oggi hanno ritirato la legge è proprio perché il resto delle opposizioni, Pd in testa, non ha garantito il voto a favore del provvedimento”. A Bolzonello fa eco un durissimo comunicato del segretario Pd Cristiano Shaurli: “Presidente Fedriga ‘nervosetto’ o meglio infuriato in Consiglio regionale, chiosa Shaurli, comprensibile vista la situazione ridicola in cui si è trovato ma se la prenda con la sua maggioranza, per come ha gestito la loro voglia di ‘vitalizi'”.
“Da sei mesi la Lega lavora – ha spiegato Shaurli – per ripristinare i vitalizi ai consiglieri regionali, da noi abrogati la scorsa legislatura. Da sei mesi il Partito democratico ripete che non avrebbe sostenuto proposte del genere. Dopo sei mesi la Lega si inventa, per rimettere i vitalizi, di volere in Consiglio un’unanimità impossibile e ritirano in fretta e furia la norma anche per nascondere l’incapacità di preparare una minima tenuta giuridica e finanziaria. ancora una volta il centrodestra ridicolizza il Consiglio regionale: Tessitori, Biasutti, Comelli arrossirebbero di vergogna”.
Per Shaurli “il Consiglio è stato convocato tutta la mattina solo per ritirare la norma vitalizi voluta dalla maggioranza, quindi per niente, un pomeriggio ad approvare una norma solo per rimettere i Consigli di Amministrazione nelle ATER, ovvero nuove poltrone a spese dei cittadini con umiliazione di territori come la montagna, l’isontino ed il pordenonese”. Ed è sulla riforma Ater che attacca invece il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo: «Più poltrone per tutti, ma nessuna risposta concreta alle criticità del sistema. La maggioranza crede davvero che ridurre i direttori e istituire i Cda
sia la soluzione?». Parole dure quelle di Moretuzzo che aggiunge: “Dopo la figuraccia sulla proposta di legge sui contributi pensionistici ai consiglieri regionali voluta dalla maggioranza e oggi (29 luglio, ndr) ritirata precipitosamente dalla maggioranza stessa, il Consiglio regionale sta ora discutendo, con procedura d’urgenza, la norma che riforma il sistema delle Ater regionali introducendo i consigli di amministrazione, assorbendo l’Ater Alto Friuli nell’Ater Udine e inventando la figura del “direttore a scavalco”, con conseguente riduzione del numero di direttori da 5 a 2. «Mi viene in mente la storiella in cui un operaio cambia una lampadina e tre dirigenti stanno ai piedi della scala a dare ordini», commenta, ironico, il capogruppo del Patto per l’Autonomia nel descrivere la riforma delle Ater targata Lega, con la quale «si eliminano 3 direttori su 5, che rappresentano delle figure operative, e contemporaneamente si insediano 4 consigli di amministrazione composti complessivamente da 13 persone che daranno indicazioni a chi poi deve lavorare. Ma quello che più di tutto meraviglia non è tanto quello che c’è in questo disegno di legge quanto quello che manca, cioè risposte concrete. I nodi veri che, nella gestione delle Ater, devono essere risolti, rimangono tali. Nessuna risposta concreta – prosegue Moretuzzo – è data a criticità quali la razionalizzazione e specializzazione delle strutture operative, il fatto che il 65% delle domande idonee non possano essere soddisfatte per mancanza di alloggi disponibili, un patrimonio immobiliare da rinnovare e rendere più efficiente dal punto di vista energetico».
Sulla vicenda vitalizi parla invece il Capogruppo dei Cittadini, Tiziano Centis: “Abbiamo sempre sostenuto di non voler inficiare il lavoro svolto nella precedente legislatura. Nel 2013 l’abrogazione del vitalizio – ha ricordato Centis -, unita alla riduzione delle indennità dei consiglieri e dei fondi a disposizione dei Gruppi consiliari, ha determinato il dimezzamento del costo di ogni consigliere regionale rispetto alle legislature precedenti. Un risultato storico, che ha messo la nostra Regione tra le più virtuose in tema di riduzione dei costi della politica e sarebbe stato sbagliato tornare indietro”. “Abbiamo ribadito in tutte le sedi, infatti, che l’attuale sistema di indennità più rimborso spese è sufficiente a garantire anche la stipula da parte dei consiglieri di una pensione integrativa privata – sottolinea l’esponente di opposizione -. La proposta avrebbe comportato un aggravio di costi a carico della Regione, per una spesa stimata che poteva giungere fino a 900mila euro all’anno. Ecco perché in tutte le sedi abbiamo sempre espresso voto contrario: sia nel tavolo tecnico sia nella Commissione, i Cittadini sono stati gli unici a votare contro la proposta di legge. Inoltre, avevamo annunciato fin da subito che se la legge fosse passata sia il sottoscritto sia la consigliera Simona Liguori avrebbero rinunciato immediatamente al vitalizio. Questa per noi è una vittoria, siamo molto soddisfatti che la legge sia stata ritirata”.
Spara le sue bordate anche il M5s e lo fa attraverso una nota del consigliere Mauro Capozzella:
“La situazione che si è venuta a creare è dovuta all’incapacità della politica di legiferare guardando alle generazioni future. Prevale sempre il ‘qui e adesso’”. Lo afferma il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Mauro Capozzella, commentando il ritiro della proposta di legge che avrebbe dovuto reintrodurre una forma previdenziale con il sistema contributivo per i consiglieri regionali. “Dopo mesi di riunioni attorno ad un tavolo di lavoro dedicato, in cui abbiamo comunque appezzato il metodo, venerdì in V Commissione è arrivato l’inattesa norma che avrebbe posto a carico del Consiglio gli oneri di questa legge” ricorda l’esponente del M5S. “Una previsione contraria a quanto da sempre chiesto da noi, anche nella proposta di legge che per primi avevamo presentato, per cui gli oneri del passaggio al sistema contributivo dovessero gravare esclusivamente sul consigliere che accettasse questa opzione – conclude Capozzella-. Non avremmo voluto, infatti, che la nuova disciplina finisse per gravare sulla spesa pubblica e sulle tasche dei cittadini”.