Non più colpevoli di innocenza ma semplicemente innocenti. Archiviate le accuse contro Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi dell’organizzazione di volontariato triestina Linee d’Ombra
“Il pubblico ministero e il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna hanno convenuto di archiviare l’accusa fatta nei nostri confronti ‘non emergendo elementi che consentano la sostenibilità dibattimentale dell’accusa. Il giudice inoltre non ha ravvisato gli estremi per procedere nei confronti di chi agisce solidalmente con i migranti”. Commentano con queste parole, in una nota pubblicata sul profilo Facebook dell’organizzazione di volontariato “Linea d’Ombra”, Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi l’esito giudiziario di una vicenda, che come spesso avviene negli ultimi tempi, vedeva alla sbarra dei “colpevoli d’innocenza”. La coppia triestina era rimasta coinvolta in un’indagine per il contrasto di un’organizzazione criminale, finalizzata all’ingresso e al transito in territorio nazionale di immigrati irregolari, a scopo di lucro subendo anche, era il febbraio scorso, una perquisizione nella loro abitazione privata e nella sede dell’Odv che offre assistenza e cure mediche a migranti in arriva a Trieste. “Inizialmente – si legge nella nota – l’indagine riguardava solo Gian Andrea. In un secondo tempo, anche Lorena”. Da qui “lo spostamento del caso al tribunale di Bologna” poichè Lorena Fornasir è giudice onorario presso il Tribunale dei Minori di Trieste e quindi rientra nei ranghi della magistratura per la quale è competente il tribunale bolognese. Nel capoluogo dell’Emilia Romagna “il Pm ha chiesto l’archiviazione che il Gip ha confermato”. Da questa vicenda, conclude la nota, si rende “ancora una volta evidente il carattere politico delle denunce nei confronti degli attivisti solidali con i migranti. In una nota Ics, l’Ufficio Rifugiati Onlus con sede nel capoluogo regionale parla di seri interrogativi sull’inchiesta e sul clima generale di ostilità alla solidarietà in FVG. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, accogliendo la richiesta della Procura di Bologna, non solo ha disposto l’archiviazione dei procedimenti avviati dalla Procura di Trieste contro Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi dell’Associazione “Linea d’Ombra”, ritenendo che non sussistano in alcun modo le gravi ipotesi di reato (favoreggiamento dell’immigrazione irregolare a scopo di lucro) mosse contro i due anziani coniugi ma ha evidenziato nell’operato dei due coniugi sia “la mancanza di qualsiasi contributo funzionale a procurare l’ingresso irregolare” degli stranieri che l’associazione assiste, sia la radicale assenza di alcun elemento che comprovi la sussistenza dell’illecito favoreggiamento del transito verso altri Paesi. Insomma l’indagine neppure sarebbe dovuta iniziare, aprendo molti interrogativi sul clima politico negativo che certi personaggi, come l’assessore regionale alla sicurezza Pierpaolo Roberti, instillano nella società triestina. Molti procedimenti giudiziari, spiegano dall’Ics, anche quelli partiti con inopportuna enfasi, finiscono archiviati e molti errori giudiziari vengono corretti in corso d’opera. Apparentemente nulla di strano vi sarebbe anche nel procedimento di archiviazione in oggetto che, semmai, evidenzia che la macchina della giustizia è nel suo complesso in grado di operare un efficace controllo al proprio interno. Difficile tuttavia non porsi seri interrogativi sull’inchiesta triestina contro i due coniugi e sull’imbarazzante inconsistenza dell’indagine avviata a loro carico. Il caso triestino presenta notevoli affinità con l’inchiesta mossa nel 2016 contro l’associazione “Ospiti in arrivo” di Udine e archiviata rapidamente nel marzo 2017. Anche in tal caso venne ingiustamente criminalizzata, ipotizzando con tesi ardite la finalità di lucro, una esemplare condotta solidale e umanitaria nei confronti di una realtà che prestava e presta tuttora aiuto a persone in stato di estremo bisogno, spesso abbandonate dalle istituzioni. A tali casi, seppure in relazione ad accuse diverse e meno gravi, andrebbe accostata la recente archiviazione nei confronti di un gruppo di cittadini italiani e stranieri di Pordenone accusati, anch’essi con una durezza degna di miglior causa, di avere occupato un’area pubblica trasformandola in accampamento abusivo mentre, in realtà, gli accusati avevano portato doveroso sostegno a richiedenti asilo costretti a dormire all’addiaccio nell’assoluta indifferenza, quando non aperta ostilità, delle istituzioni locali. Si respira un po’ ovunque un’aria pesante di intolleranza e di aggressività in Friuli Venezia Giulia verso coloro che difendono i diritti umani delle persone più fragili; una situazione non sfuggita all’attenzione di diverse istituzioni internazionali che, purtroppo, rivela che un grave arretramento culturale e una crescente disgregazione sociale stanno investendo in modo particolare quest’area del nostro Paese, a cui appare necessario ricordare che la solidarietà non è solo una scelta individuale di alto profilo, bensì un valore fondante dell’ordinamento democratico che tutte le istituzioni sono chiamate a tutelare come un bene prezioso da cui dipende la coesione sociale.