Nuova rivolta al Cpr che ormai è una polveriera. Quattro migranti in fuga, uno ferito, due ripresi uno alla macchia
Ennesima fuga e rivolta al Centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo, una struttura sbagliata per sua natura e dalla gestione discutibile come dimostrano da mesi i risultati. L’ultimo episodio di una lunga sequela venerdì sera quando c’è stata una nuova sommossa all’interno del Cpr. Lo schema pare essere quello tipico. Dopo aver appiccato degli incendi e aver tagliato la rete elettrosaldata che divide le camere dai corridoi, in quattro hanno guadagnato l’esterno della struttura e tre sono riusciti a scavalcare il muro esterno. Due di loro sono stati rintracciati e fermati dalla Polizia alla stazione ferroviaria di Monfalcone. Del terzo, che è riuscito a fuggire, si sono invece perse le tracce mentre il tentativo di fuha del quarto si è fermato quando si è ferito provando a scavalcare il muro di cinta e cadendo da oltre tre metri d’altezza. Portato in ospedale è stato ingessato a una gamba fratturata e riportato nel Cpr. La frequenza degli episodi di tentata fuga è ormai ravvicinata è infatti il terzo episodio del genere che accade in venti giorni. “La situazione non è più sostenibile -commenta Giovanni Sammito componente del direttivo nazionale e della segreteria provinciale di Gorizia del sindacato di polizia Siulp-ai microfoni del Tgr Rai. Serve una chiusura temporanea del CPR che permetta una riorganizzazione del sistema di vigilanza”. In sostanza secondo Sammito è necessaria la creazione di un contingente di forze dell’ordine specializzato e dedicato al Cpr che si occupi di questa struttura con continuità e a tempo pieno. In molti soprattutto fra gli operatori sociali e Ong invece ritengono completamente sbagliata la struttura detentiva come concetto legato alle procedure di rimpatrio. In realtà la questione è complessa ma è evidente che una struttura di tipo carcerario descritta come dura non è certamente adeguata a persone che solo in alcuni casi hanno compiuto reati.