Nuova scoperta dell’acqua calda dell’intellighenzia nazionale: l’aumento dei prezzi fa aumentare l’inflazione

Questa mattina i titoli dei maggiori quotidiani italiani scoprono l’acqua calda. C’è allarme inflazione, ci spiegano in coro, perchè lo dicono gli economisti, quasi tutti concordi e quasi tutti mendaci se non a negare l’aumento dei prezzi fino a qualche settimana fa, almeno a snobbarli tutti presi da grandi elucubrazioni . Eppure senza scomodare professoroni, statistiche ed algoritmi, sarebbe bastato un giretto nei supermercati e un passaggio alle pompe di benzina per scoprire che le speculazioni, più che la guerra in Ucraina, stavano prendendo il sopravvento, perchè parliamoci chiaro, l’aumento dei costi dell’energia era progressivamente e implacabilmente iniziato prima che quel maldestro condottiero di Putin riportasse la guerra in Europa per evitare “l’accerchiamento della Nato” che vedeva solo lui e ne provocasse, non solo l’uscita dal coma dove era caduto per palese inutilità, ma addirittura ne rivitalizzasse funzioni e potenza. Così oggi leggiamo sconsolati i titoli dei giornaloni interrogandoci sulla qualità della nostra professione. Il titolone del Corriere della sera parla di “La corsa record dei prezzi” mentre La Repubblica, in vena di paragoni climatici, ci racconta “L’estate calda dell’inflazione”, mentre La Stampa preferisce un più “telefonato” titolo causa effetto con un “Volano i prezzi, stangata sulle famiglie”. Dal canto suo Il sole 24 ore, da buon cantore dell’imprenditoria nazionale, preferisce il classico colpo al cerchio e alla botte con un “L’inflazione (8%) torna ai livelli del 1986 ma lo spread scende sotto quota 200”. Dalle parti della destra il Giornale parla di “Carissima estate” a cui fa eco Il tempo con “Povera Italia”. E se dall’altro lato il Manifesto in maniera stranamente poco fantasiosa titola “L’inflazione all’8% record dal 1986”, è l’Avvenire a lanciare un sasso in più nello stagno parlando di “Tassa nascosta” facendo giustamente riferimento all’aumento vertiginoso dei prezzi soprattutto con un riferimento preciso “a quel 40% di più di prezzi dei carburanti”.
Anche se, come già detto, bastava un giretto nella vita quotidiana degli italiani per accorgersi che la situazione dell’economia al “dettaglio” stava correndo verso il baratro, accontentiamo i cultori dei numeri e delle percentuali e guardiamo all’oracolo Istat. A giugno l’inflazione ha accelerato salendo a un livello (8%) che non si registrava da gennaio 1986, quando fu pari a 8,2%”, ci dice l’istituto nazionale di statistica nelle stime “preliminari”. A maggio era al 6,8%. Ma c’è di più, l’indice dei prezzi al consumo registra un aumento anche su base mensile, dell’1,2%. Insomma le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi, che grande scoperta degli analisti, dai beni energetici, la cui crescita passa da +42,6% di maggio a+48,7% e in particolare degli Energetici non regolamentati come i carburanti da +32,9% a +39,9%. mentre ci raccontano che gli energetici “regolamentati” continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +64,3%. Per fortuna che erano “regolamentati”. Contribuiscono all’accelerazione soprattutto i prezzi anche i beni alimentari, di cui gli italiani difficilmente potranno fare a meno e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (che passano da +4,4% a +5%). Un dramma per gli operatori di quei settori già massacrati dalla pandemia che gli italiani dovendo scegliere fra la pastasciutta e uno spettacolo decidano di riempirsi la pancia. In aumento anche i servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%). una situazione che non può che peggiorare ci dicono le Cassandre del Codacons secondo cui i prezzi al dettaglio “sono destinati a salire ancora nelle prossime settimane, come conseguenza dell’escalation dei carburanti che registrano livelli altissimi alla pompa e delle evidenti speculazioni sui listini, e l’inflazione è destinata a raggiungere quota 10%”. Insomma per parafrasare il titolo del film “Se tutto va bene siamo rovinati”, che al di là del effettivo contenuto della pellicola che era una commedia pseudo erotica all’italiana, è diventato un riferimento generale che vuole evidenziare ironicamente una situazione che, nonostante le buone premesse, condurrà verosimilmente alla rovina. Ma noi che siamo degli inguaribili ottimisti pensiamo che qualcosa si possa fare, a patto che la politica a cui spetta costituzionalmente il ruolo di intervenire decida di uscire dalle scaramucce post elettorali, leaderistiche e scissionistiche tutte interne alle proprie viscere, per trovare le ricette e bloccare speculatori e vampiri. Del resto sono tutti soggetti noti, basterebbe solo la volontà di colpirli, magari applicandogli una garrota automatica agli attributi che stinga poco alla volta ad ogni decimale di aumento dei prezzi.