Nuovo capitolo della battaglia popolare per il No all’insediamento di industrie insalubri nel comune di Gorizia
Sconcerto per le risposte date dall’amministrazione a fronte delle sollecitazioni del consigliere comunale Andrea Picco è stato espresso in una nota dal Comitato che ha promosso la petizione popolare per ottenere una variante al Piano regolatore comunale di Gorizia che escluda le industrie insalubri di prima classe dal territorio comunale e stabilisca norme più restrittive per altre industrie inquinanti. I documenti richiesti a giugno, spiegano dal Comitato, devono ancora essere predisposti, l’istanza dei cittadini è rimandata oltre i termini previsti dallo statuto, le risposte attese e le promesse dell’amministrazione sono sempre inevase.
“Perché non è stata data risposta ai cittadini nei termini previsti dallo Statuto comunale relativamente alla richiesta di accedere ai documenti dell’istruttoria tecnica che avrebbe definito non accoglibile la petizione popolare ( otre 1650 firme) sulle industrie insalubri?
Perché, visto che l’iter procedimentale dei piani regolatori comuni si conclude in Regione, non è stata data risposta all’istanza con cui i cittadini hanno chiesto che il Comune di Gorizia interroghi i competenti uffici regionali per sapere in via definitiva se la variante al piano regolatore oggetto della petizione popolare sia effettivamente irrealizzabile come si sostiene?”
Questa l’interrogazione che il consigliere Andrea Picco ( Forum Gorizia) ha presentato lunedì 16 settembre in consiglio comunale.
I promotori della petizione, dopo la risposta dell’assessore Del Sordi, hanno maturato la convinzione che l’amministrazione ritenga lo Statuto comunale solo una vaga dichiarazione di intenti e non il principale strumento per la realizzazione del principio di legalità ed espressione della potestà normativa ( art.4 legge 5 giugno 2003).
L’assessore Del Sordi in aula si è scusato per il ritardo della risposta adducendo come intralcio al rispetto della tempistica il mese di agosto ed ha assicurato che i documenti richiesti verranno predisposti urgentemente. Quanto al parere da richiedere alla Regione, l’assessore demanderà ai dirigenti il compito di redigere un promemoria.
Il comitato promotore sottolinea in proposito che i documenti richiesti dovrebbero esistere già, perché conclusivi dell’istruttoria: non serve predisporli, avrebbero potuto transitare in pochi minuti dall’ufficio tecnico al banco della Giunta, così da rassicurare i cittadini sulla possibilità effettiva di prenderne visione.
Inoltre il contenuto dell’istruttoria – cioè la presunta irricevibilità – avrebbe dovuto essere comunicato al firmatario della petizione, per analogia alle regole del procedimento amministrativo.
Dopo di che la petizione avrebbe dovuto essere archiviata e sarebbe stato inutile discuterne ancora, se non a proposito della responsabilità politica di un’amministrazione che di ambiente e salute della comunità ha una idea assolutamente incerta.
Invece no. Il Sindaco ha scritto e detto che l’esame della questione oggetto della petizione sarebbe stato trasferito alla fase di revisione del PRG, non escludendo di procedere a variante puntuale ove ne sussistano le ragioni. Ma insomma, cosa sta scritto in questa istruttoria tecnica? Che la petizione non può essere accolta, che forse verrà accolta dal nuovo Piano regolatore, che il consiglio comunale per ora non deve occuparsene pur deliberando in merito ad altre varianti, che il piano regolatore non può più subire varianti perché 42 bastano e avanzano?
Poi la questione è stata oggetto di numerose discussioni e di una mozione in consiglio comunale, perché ciò che risultava ai cittadini e a molti consiglieri era non già che la petizione fosse irricevibile nei suoi contenuti, ma che la Giunta comunale aveva arbitrariamente avocato a sé la competenza a decidere cosa farne, escludendo di fatto il consiglio comunale, che invece per legge l’organo rappresentativo dei cittadini, chiamato a deliberare su tutte le questioni attinenti il piano regolatore.
La questione si trascina dunque da mesi, a partire dal deposito della petizione il 17 gennaio scorso, ed ogni tassello che va ad aggiungersi la rende più contraddittoria; nel contempo si rafforza la sensazione che nemmeno all’istanza di chiamare in causa la Regione verrà mai dato seguito. Sarà inevitabile provvedere autonomamente da parte dei cittadini.
D’altro canto, se un Comune è convinto di avere il compito di bilanciare i principi costituzionali –esclusivamente riservato al legislatore e ai giudici della Corte Costituzionale – è evidente che ha anche una visione delle proprie funzioni fondamentali del tutto anomala.
E’ sconcertante che sindaco e Giunta ritengano “non urgente” la questione relativa all’assetto del territorio e come vadano tutelati i bisogni fondamentali della comunità relativamente all’insediamento delle industrie insalubri ed è preoccupante che scelgano di affrontarla in un futuro, imprecisato e imprecisabile procedimento di adozione del nuovo piano regolatore comunale.
D’altro canto il sindaco lo afferma spesso: chiunque porti un euro a Gorizia è il benvenuto. Tutti sono d’accordo, ma vanno sempre prima valutate le conseguenze per cittadini, territorio, patrimonio pubblico, beni comuni, la cui tutela da parte del Comune è sempre e comunque la priorità.
I cittadini sono ancora in attesa delle risposte promesse sulla centralina per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico della zona industriale e dell’incontro pubblico, promesso anche questo dall’assessore Del Sordi, per illustrare lo stato del procedimento relativo alle autorizzazioni per la nuova centrale termoelettrica di Sant’Andrea: progetto industriale che di salubre e di positivo per la gente non ha assolutamente niente.