Oggi va in scena l’ultimo atto del concorso per dirigente della comunicazione di Asugi. Copione già scritto, primattrice scritturata e alle comparse neppure il cestino viveri

“A pensar male si fa peccato ma… spesso ci si azzecca” questo l’incipit di un nostro articolo del febbraio scorso nel quale si chiedeva di fare chiarezza sul concorso per dirigente della comunicazione dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina. Le perplessità nascevano da una interrogazione del Consigliere Regionale FVG del Gruppo Misto Walter Zalukar che chiedeva conto della fretta con la quale ASUGI aveva visto l’impellente necessità di “creare un nuovo posto di dirigente delle Comunicazioni aziendali, dato che da molto tempo molte importanti strutture, talune strategiche per la lotta al Covid, sono prive di primario e guidate da facenti funzione…. Perché con tale carenza di medici, ASUGI si concentra sul dirigente dell’ufficio Comunicazioni? Che tra l’altro sembra già ben dotato di personale. Nell’ultimo Consiglio regionale l’Assessore competente (Riccardi n.d.r.) aveva spiegato che dall’esperienza pandemica era emersa come ormai ineludibile l’importanza di una corretta e tempestiva informazione agli assistiti e al personale dell’Azienda. Forse volendo suggerire in tal modo che le comunicazioni di ASUGI non sarebbero state sempre all’altezza e che forse servirebbe una diversa professionalità di chi le sovraintende”.
Ora però che la vicenda si avvia all’epilogo, alcuni dubbi sembrano trovare risposte e purtroppo sono quelle che temevamo. Partiamo proprio dal concorso che proprio oggi dovrebbe vedere i 15 candidati idonei, dopo la prova scritta, affrontare la prova orale. Purtroppo, sembra proprio che si stia palesando l’ipotesi che ci sia già un candidato, anzi una candidata, più brava degli altri, tanto brava da meritare che l’intera operazione le venisse giustamente cucita indosso. Forse è qualcosa di più di una impressione, dato che pochi giorni dopo lo svolgimento della prova orale, con tanto di pubblicazione della votazione ottenuta, i candidati hanno potuto verificare come non solo i dubbi di Zalukar e i nostri, ma anche quelli di molti operatori della sanità regionale, fossero fondati, ma che addirittura si potrebbe evidenziare un caso di possibile nepotismo. Oibò mi si dirà, sulla base di quali prove? In affetti parlare di prove, nell’accezione giuridica del termine  è allo stato troppo. Ma forse le prove si paleseranno proprio con il risultato del concorso, sempre che qualcuno indaghi,  comunque già ora di indizi ve ne sono molti. Partiamo dalla seconda interrogazione alla Giunta regionale nella quale si mette in dubbio la competenza della Commissione esaminatrice del concorso. “ Rilevato che dall’analisi dei Curricula Vitae dei membri della Commissione esaminatrice del concorso in oggetto si evince che questi non sembrano possedere conoscenza ed esperienza specifica nelle materie oggetto del concorso, e che solo uno dei designati ha al suo attivo un singolo e isolato corso in ‘Comunicazione, leadership e negoziato’ e che da solo certo non pare sufficiente a farne un esperto; Atteso che pur capendo la difficoltà dell’Ufficio personale di agire in una disciplina carente e che pur capendo la ratio di fondarsi sul doppio binario dell’ordinamento sanitario e di quello inerente le attività di comunicazione, ma che, proprio in armonia con questa opzione, si sarebbe auspicato che la scelta dei componenti la commissione esaminatrice tenesse maggior conto della formazione e delle esperienze professionali coerenti con il profilo della figura da valutare”. Il Consigliere Walter Zalukar insiste ed interroga la Giunta per conoscere: se “non ritiene incoerente o quantomeno azzardata la scelta di far reclutare una figura professionale specifica ‘per giunta di rango dirigenziale- da valutatori che non sembrano in possesso di conoscenze accademiche o competenze professionali specifiche per il profilo professionale che sono chiamate a valutare”. Ed ecco il secondo tassello, il nuovo indizio. Ma ne arriva poi un terzo ed allora scomodiamo Agatha Christie che diceva: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Questo terzo indizio arriva direttamente dall’aula del concorso o meglio dalla pubblicazione dei risultati dello scritto e da quanto ci comunica via mail uno dei 15 candidati: “Gentile Direttore in riferimento al suo articolo pubblicato lo scorso 8 febbraio sulla questione in oggetto, la informo che ieri si è svolta la prima prova scritta. Alla prova hanno partecipato 15 candidati risultati tutti idonei e quindi ammessi alla seconda prova tecnica che si svolgerà il 30 settembre. “Giustamente” il punteggio più alto è stato assegnato a XX dato che a quanto pare il posto messo a concorso è destinato a lei”. Il nostro primo pensiero è stato che si trattasse dello sfogo a seguito della delusione per un esame andato male, ma in realtà non è così e non solo perché tutti i candidati sono risultati idonei e i punteggi  potrebbero essere ribaltati dagli orali, solo se questi fossero, come sarebbe auspicabile, svolti correttamente. Ma da cosa arriva la convinzione dal candidato/a che tutto andrà come qualcuno sembra aver scritto? Afferma sempre il candidato/a più arrabbiato che deluso: “Se almeno l’amministrazione consapevole certamente su quello che sarà l’esito del concorso avesse avuto il buon senso di decimare gli idonei sarebbe stato meglio. Ma giustamente senza candidati è difficile dimostrare che si sta eseguendo una procedura a regola d’arte”. “Come dire ci scrive amaramente, più che candidati servono comparse…. Come in uno spettacolo teatrale. A danno di chi? Certamente a danno dei candidati e in violazione dei principi costituzionali basati sul merito, ma anche a danno dell’amministrazione e, quindi dei cittadini, che hanno dovuto spendere per mettere in campo questa messa in scena, senza poter portarsi a casa la migliore candidatura partecipante al concorso”. “Io credo, incalza ancora, che abbiano penalizzato con la valutazione dello scritto chi ha un curriculum molto più forte dove ci sono delle evidenze che non possono essere negate. Nel mio caso dovevano in qualche modo tenere sotto controllo il mio punteggio dandomi un voto basso nelle prove scritte. Perché anche nella prova l’orale, essendo pubblica, non si può barare più di tanto nella valutazione dei candidati. Le aggiungo inoltre che mentre nel bando era prevista una prova atta ad accertare la normativa inerente la comunicazione, alla fine, ci hanno chiesto di scrivere un temino su un foglio protocollo su questioni elementari, non di certo all’altezza di una prova per dirigenti. Evidentemente sono i primi a non conoscere la normativa. Anche perché i membri della commissione non sono di certo esperti e professionisti della materia”.
Ed allora una domanda ulteriore viene spontanea, è davvero possibile nel 2021 che si piloti un concorso pubblico? E se la risposta e sì, come del resto l’esperienza italica ci racconta ad ogni latitudine, per quale ragione lo si fa mettendo in scena uno “spettacolo teatrale” con tanto di comparse? Certo all’abilità manipolatoria e alla fantasia non c’è limite.  Ovviamente noi abbiamo una idea precisa e del resto basta scorrere la lista dei partecipanti (clicca per scaricarla)  per trovare un nome conosciuto e non solo per la sua attività nella comunicazione della sanità, ma per la sua vicinanza amicale guarda caso con l’assessore Regionale alla sanità. Nulla di male, intendiamoci. Ma vale la pena invece parlare del paradosso che sembra perpetrarsi: si organizza un concorso per superare le criticità palesi del sistema comunicazione e cosa si fa? Si premia con un succulento contratto dirigenziale a paga doppia chi, a quelle criticità, non è estraneo. Siamo oltre al “promuovi e rimuovi”, siamo al “promuovi e premia”. Ma a scanso di equivoci, se errori ci sono stati, la commissione potrebbe sempre ravvedersi e “scoprirli”, ed in ogni caso gli errori  non sono certo imputabili alla candidata “eccellente” che siamo certi non è a conoscenza di quanto le gira intorno e neppure all’assessore. Del resto per lui, è notorio,  ci sono schiere di funzionari e dirigenti che agiscono a sua insaputa. Lui è sempre estraneo ai fatti, quando emergono negatività, ovviamente. La prova? lo sappiamo dalle tante dichiarazioni in tal senso dello stesso Riccardi (basti pensare al caso De Monte dove addirittura il concorso lo si è annullato per garantire la seggiola al più “qualificato”). Lui non si immischia mai con le scelte sul personale delle aziende sanitarie e anche se abbiamo molti motivi “storici e politici” per non credergli, non vorremmo dover costatare in futuro che questa volta possa emergere del marcio, in Danimarca ovviamente (per rimanere in ambito teatrale) non a Trieste, dato che è notorio che all’amore non si comanda e se questo è amore per il proprio lavoro e per quello di qualcun altro, non può essere reato ma appunto solo prova d’affetto,  tanto, paga Pantalone.

Fabio Folisi