Palazzo Schiavi a Udine rinasce: completato il restauro dell’edificio storico oggi sede di Coldiretti Fvg

Udine ritrova uno dei suoi edifici simbolo con il completamento del restauro di Palazzo Schiavi, curato dagli architetti Paolo Galante e Giulio Merluzzi, oggi sede della Coldiretti Friuli Venezia Giulia e provinciale di Udine. Dopo anni di abbandono e alterazioni, l’edificio è stato oggetto di un importante intervento di restauro che ne ha restituito il valore storico e architettonico, adeguandolo al tempo stesso alle esigenze funzionali contemporanee.
«Ci fa enorme piacere presentare una ristrutturazione che restituisce un edificio aggiornato alle necessità d’uso attuali, ma che conserva intatte le sue qualità originarie – ha sottolineato il presidente regionale di Coldiretti Fvg Martin Figelj –. Un progetto particolarmente significativo per una Federazione che proprio l’anno scorso ha ribadito i propri valori sociali ed economici nella cerimonia per i suoi 80 anni».
LUNGIMIRANZA
Figelj ha quindi ringraziato il direttore regionale Coldiretti Fvg, Cesare Magalini, per l’impegno nella gestione di una ristrutturazione tanto rilevante e riuscita. «Non capita tutti i giorni nella carriera di un direttore inaugurare una sede regionale e provinciale», ha sottolineato Magalini nel trasmettere la lungimiranza della Coldiretti e l’emozione per il risultato centrato.
COMUNE E CCIAA
A prendere la parola, è stato poi il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, che ha definito «parte viva della città» la presenza di Coldiretti, citando tra l’altro il mercato coperto di Campagna Amica di viale Tricesimo, «punto di riferimento per chi cerca prodotti di qualità, locali, tracciabili», e i mercati «che ogni settimana animano il centro storico e i quartieri cittadini». Il presidente della Cciaa Pn-Ud, Giovanni Da Pozzo, ha quindi rilevato l’importanza del turismo, «comparto che unisce tutti i settori, con l’agricoltura, rappresentata con grande capacità dalla Coldiretti, che svolge un ruolo principale».
ORGOGLIO
Cristiano Melchior, presidente di Coldiretti Udine, ricordando i suoi predecessori, ha quindi «parlato di momento grande orgoglio e di grande lavoro fatto per il territorio».
COLLABORAZIONE
Negli interventi del presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, e dell’assessore alle Risorse agroalimentari, Stefano Zannier, è poi emerso «il valore aggiunto della collaborazione con la Coldiretti, fondamentale per compiere scelte mirate».
A TUTELA DEI SOCI
La forza della Coldiretti, il suo formidabile impegno nel tutelare e rappresentare gli interessi degli agricoltori soci, sono stati ribaditi dal segretario generale, Vincenzo Gesmundo, e dal presidente, Ettore Prandini. Gesmundo, in particolare, ha ringraziato la Regione per la sinergia positiva con la Federazione.

IMPRESE AGRICOLE MODELLO PER L’ITALIA
«Palazzo Schiavi è un’intuizione dei presidenti regionale e provinciale e del direttore regionale che oggi tocchiamo con mano in termini di bellezza e di efficienza – le parole del presidente Prandini –. Un ringraziamento speciale ai dipendenti Coldiretti, sempre attenti e disponibili al servizio dei nostri imprenditori, un modello che presentiamo al paese Italia, perché la cultura e la civiltà contadina basano le loro radici in un’identità che non può essere scalfita da nessun passaggio, nemmeno europeo, quando qualcuno parla di omologazione produttiva. Qui, invece, siamo per la distintività produttiva, vale a dire valorizzare quello che ogni territorio può offrire».

LA STORIA DEL PALAZZO
Costruito tra il 1911 e il 1912 su progetto degli architetti Berlam per volontà dell’avvocato Schiavi, il palazzo si inserisce armoniosamente nel tessuto urbano, affacciandosi su via Savorgnana, via Gorghi e via Rauscedo. La posizione, strategica per la connessione tra l’edificio, il giardino interno e la città circostante, rafforza il ruolo di Palazzo Schiavi come elemento riconoscibile e rappresentativo nel centro di Udine.
Nato come struttura a destinazione mista – tra studi professionali, negozi e residenza –, ha conosciuto nel tempo diversi usi, ospitando negli anni Cinquanta anche il Comando Militare “Divisione Mantova”.
LA STRUTTURA
L’impianto architettonico si distingue per l’androne centrale e la scala principale, ma sono le facciate a costituire l’elemento più pregiato dell’edificio. Il piano terra è caratterizzato dal bugnato rustico e finestre architravate con archi a tutto sesto mentre ai piani superiori si notano, i balconi, due logge angolari ed un elegante balcone centrale sorretto da colonne tuscaniche. Un’elegante trifora con timpano corona la facciata, donando al complesso una particolare solennità. Il giardino sul retro, impreziosito da una fontana e da alberi ad alto fusto, è circondato da un muro in bugnato con grata in ferro battuto, che garantisce intimità e coerenza stilistica con l’intero edificio. Gli interni conservano materiali di pregio, come i pavimenti in seminato veneziano, le colonne in pietra artificiale lucidata, la scala in pietra artificiale con inserti in marmo e il parquet a spina di pesce al primo piano.
I LAVORI
Il restauro ha affrontato i problemi del degrado con un approccio rispettoso dell’identità storica, procedendo alla pulitura e al recupero filologico delle facciate, alla ricostruzione delle modanature deteriorate e al ripristino del tetto, inclusi gli elementi lignei di gronda. Gli spazi interni sono stati razionalizzati: le superfetazioni non originali sono state rimosse, l’accessibilità è stata migliorata abbattendo le barriere architettoniche senza alterare l’equilibrio visivo.
Anche l’impiantistica è stata completamente rinnovata, integrandosi negli ambienti senza comprometterne l’aspetto architettonico. Particolarmente curato è stato il recupero della scala che conduce agli uffici ricavati nel sottotetto, dove è stato anche restaurato un lucernario di impianto originario. Il giardino è stato oggetto di una riqualificazione completa, con interventi su verde e pavimentazioni eseguiti secondo la planimetria storica.
IDENTITÀ
Palazzo Schiavi torna così a raccontare la propria storia attraverso la sua architettura, confermandosi punto di riferimento nel panorama urbano udinese e testimonianza viva del primo Novecento cittadino. Un restauro che non è solo un recupero materiale, ma un’azione culturale che restituisce alla città un pezzo importante della sua identità.