Piani ferie, per la sanità torna il calvario estivo. La Fp-Cgil: «Turni insostenibili per infermieri e Oss. Medicina e pediatria in forte crisi»
Torna il «calvario estivo» dei piani ferie per i lavoratori della sanità. A definirlo così è Andrea Traunero, segretario della Funzione pubblica Cgil Udine, che punta il dito sulle criticità, aggravate ogni anno dalla crescente carenza di personale. «Nel quadro di un’emergenza personale che rischia di travolgere l’intero servizio sanitario regionale, la situazione di Asufc – commenta Traunero – è probabilmente la più grave. Con poco più di 8mila dipendenti a servire una popolazione di oltre 520mila abitanti, l’Azienda udinese deve fare i conti anche con un mancato turnover che nel solo 2023 ha ridotto gli organici di ulteriori 200 dipendenti, tra entrate e uscite, portando la carenza ad almeno 500 figure mancanti. A questo si aggiunga l’elevata età media del personale e si comprenderà quanto diventi complicato, per non dire impossibile, gestire i piani ferie del personale».
TURNI PESANTISSIMI, SOS DONNE Il ricorso intensivo agli straordinari o ai richiami in servizio non solo non basta a coprire le carenze, ma rende insostenibile la situazione, soprattutto tra infermieri e Oss. «Gli stessi accorpamenti di reparti e dipartimenti, sebbene pensati per ottimizzare le risorse, finiscono per sovraccaricare ulteriormente il personale, che nel comparto è per il 70% composto da donne, molte delle quali madri, spesso costrette a lavorare, in estate, anche dieci notti al mese», spiega ancora Traunero. Una situazione emblematica dei motivi che alimentano l’esodo di personale verso il privato o verso altri settori, a causa dell’impossibilità di conciliare lavoro e vita privata. «L’attrattività delle carriere sanitarie – commenta Traunero – sta subendo un calo verticale, come dimostrano i numeri degli iscritti ai corsi universitari. Questo, ovviamente, ha un impatto diretto sul lavoro del personale in servizio e sulla qualità dell’assistenza».
DETASSAZIONE INEFFICACE Una spirale perversa, che riduce di molto o azzera anche gli effetti delle contromisure poste in essere sul fronte normativo o a livello aziendale. «Il decreto sulle misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa, che introduce una tassazione agevolata al 15% sulle prestazioni orarie aggiuntive, punta a incrementare ulteriormente il ricorso allo straordinario, ma non potrà produrre grandi effetti, in una situazione già di forte stress, se non quello di aumentare ulteriormente i carichi, spingendo i lavoratori oltre i loro limiti, peraltro senza un adeguato incremento delle risorse destinate alla sanità e alla contrattazione, a livello sia nazionale che regionale», spiega ancora il segretario Fp.
QUI UDINE Ad aggravare una crisi che è di sistema, anche scelte aziendali giudicate sbagliate o poco efficaci. «Il sistema di gestione dei posti letto – dichiara Traunero – è sicuramente un punto critico: a Udine reparti come la medicina interna e la pediatria, ma non solo, vedono una capacità costantemente superata, con decisioni passate che hanno ridotto il numero di letti disponibili, trasformando alcuni in Rsa, il che ha rallentato l’accoglienza dei nuovi pazienti. Criticità che si estendono ai tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, compresa la chirurgia oncologica, che spinge un numero crescente di utenti verso il privato: a confermarlo l’incremento delle spese per prestazioni da privati accreditati, che per Asufc sono passate da 33,4 milioni nel 2020 a 44,1 milioni nel 2022, chiaro indice di una crescente dipendenza da soluzioni esterne a causa della mancanza di risorse interne. È una tendenza sostenibile o serve piuttosto un radicale cambiamento di direzione, per salvare dal declino quello che era considerato, giustamente, uno dei migliori servizi sanitari d’Italia e d’Europa?»