Piccolo colpo di scena, Zingaretti apre le liste Pd alle europee agli ex di “Articolo uno”
I tanti strateghi della sinistra e quelli della sinistra-centro, insomma tutte le sfumature del rosso fino al rosa con una punta perfino di blu, sono impegnati come è noto nelle alchimie miracolose in vista delle europee. Ovviamente a sinistra si stanno coagulando sul rosso intenso sanguigno gli sforzi per una unica lista certa, altre due dovrebbero raccogliere le firme missione quasi impossibile. Anche una terza, quella Mdp-Articolo Uno che è fuori dalla lista “La Sinistra” sembrava destinata anch’essa alle forche caudine dei banchetti per le firme e già si vociferava di un possibile aiutino nella raccolta da parte del Pd che attraverso quella lista poteva garantirsi di coprirsi a sinistra con la speranza di un ritorno di voti in fuga da Renzi. Ed invece no, niente firme, addirittura potrebbero esserci candidati “indipendenti” nelle liste Pd, candidati di “Articolo Uno” che nel frattempo, già nel prossimo fine settimana, è a congresso nazionale a Bologna ed abbandonerà non solo Leu ma anche la sigla Mdp e resterà solo “Articolo uno”. La notizia della disponibilità del Pd è arrivata direttamente dal segretario Nicola Zingaretti che dal salotto di Porta a Porta e sotto i buoni auspici del solito gran cerimoniere della politica italiana Bruno Vespa, ha spiegato che non è assolutamente escluso che alle prossime europee il Pd candidi i due europarlamentari eletti nel 2014 col Pd e poi passati con Bersani in posizione tale da garantirne l’elezione. Si tratta di Massimo Paolucci e Antonio Panzeri. “La ricerca che si sta facendo – ha spiegato – è quella di mettere in campo energie nuove per costruire un progetto nuovo per tutti, anche con Psi, con l’associazione Futura, con democrazia solidale”. Una scelta quella di includere ex fuoriusciti che potrebbe essere invisa ai renziani e che non è chiaro se sia stata concordata con lo stesso Roberto Speranza che di Articolo Uno è il coordinatore. Insomma Zingaretti si muove con disinvoltura saltellando fra un estremo e l’altro della sua area, un giorno liscia Calenda, un altro gli ex bersaniani. Vedremo se è un abile funambolo o un disastroso saltimbanco stile elefante in cristalleria. Certo è che le sue manovre non piacciano ai renziani tanto che la corrente che fa capo a Lotti e Guerini ha già storto il naso facendo sapere al segretario che: “I nostri elettori non accetterebbero questa soluzione”. Ma si sa a cinquanta giorni dal voto e molti meno dalla presentazione delle liste ogni meccanismo salta ed ogni partito diventa come un Foro Boario.