Pineta di Cattinara. Il Comitato chiede all’ASUGI di non abbattere altri alberi e rispettare i nidi degli uccelli
La devastazione in atto della Pineta di Cattinara non è certo un problema locale. La Pineta infatti è un patrimonio collettivo che andrebbe salvaguardato al massimo possibile. Da registrare oggi una nuova presa di posizione del Comitato in difesa della pineta che con una ennesima lettera chiede all’ASUGI di non abbattere altri alberi, rispettare i nidi degli uccelli, ristrutturare prima le due torri, non trasferire il “Burlo” o, in subordine, collocarlo nella futura terza torre e/o nel “cubone Covid”. Si legge nella lettera: “Il Dipartimento Rischio clinico, Qualità, Accreditamento, Igiene e Sviluppo organizzativo dell’ASUGI – S.C. Direzione medica Cattinara e Maggiore ha comunicato venerdì 7 luglio 2023 in una lettera ai Direttori, al R.I.D.-R.T.D., ai Responsabili infermieristici e tecnici, alle SS.CC. ospedaliere ed universitarie, nonché per conoscenza a numerosi altri destinatari, senza informare la cittadinanza, che, «al fine di garantire le necessarie attività di accantieramento finalizzate alla ristrutturazione e all’ampliamento dell’Ospedale di Cattinara, da domenica 16 luglio 2023, viene chiuso il parcheggio dipendenti con accesso da Strada di Fiume, compresi gli stalli prospicienti al Servizio di Camera Iperbarica». Comunque «rimangono attivi il parcheggio con accesso in via del Botro e il Fast Park in Via Valdoni». Nella planimetria esemplificativa si vede però che «l’area di cantiere dal 17 luglio» includerà anche la limitrofa pineta di Cattinara. Non solo, ma anche la sua radura sommitale, in realtà già interdetta dal 21 dicembre scorso e quasi interamente sventrata per ricavare una strada di cantiere verso la via Valdoni alta.
Le generiche e criptiche motivazioni addotte nella lettera non spiegano a quale fine specifico verrà chiuso il parcheggio dipendenti. Però l’interdizione anche della pineta induce a credere che si intenda allestire il cantiere, già in programma per il giugno 2023, volto alla costruzione della principale delle sei sedi del nuovo “Burlo Garofolo”, con relativo autosilo sotterraneo e due strade laterali. Questa è una delle tre opere previste dalla cosiddetta «fase 2 del sublotto 1» dei lavori, partita formalmente il 23 dicembre 2022 (di fatto già il 21). Le altre due opere sono: la terza torre; la nuova piastra. Resta da capire se tale cantiere servirà anche a realizzare la terza torre e la nuova piastra, e in caso affermativo con quale cronoprogramma. Si inizierà con la sede centrale del nuovo “Burlo”, si continuerà poi con la terza torre e si terminerà con la piastra?
In attesa di pubbliche risposte a queste essenziali domande, esortiamo l’ASUGI a:
non recintare l’intera pineta, lasciandone libera la fruizione;
rispettare fino alla fine la nidificazione degli uccelli sugli alberi, tuttora in corso;
non abbattere nessun albero né del parcheggio dipendenti né della pineta;
anticipare la prevista ristrutturazione delle due torri, che ne hanno un urgente e vitale bisogno, posticipando tutte le altre opere in programma;
non trasferire il “Burlo” a Cattinara e completare la ristrutturazione, l’ampliamento e l’efficientamento energetico in corso della storica sede di via dell’Istria;
in subordine, trovare per il nuovo “Burlo” a Cattinara in uno degli edifici esistenti o da costruire una sede unica, funzionale e idonea, molto più grande di quella principale prevista, come per esempio la terza torre e/o il “cubone Covid” (“cube hospital”), spostando da Cattinara in siti più adatti tutte le funzioni non correlate ai pazienti acuti, come quelle universitarie, l’aula magna, Anatomia patologica e/o Medicina legale, e insidiando negli spazi ora ad esse dedicati servizi ospedalieri per acuti.
Secondo quanto dichiarato dall’ASUGI durante l’audizione in terza Commissione del Consiglio regionale il 19 maggio 2022, gli alberi da estirpare sarebbero 296 nella pineta di Cattinara (almeno uno però è stato già tagliato recentemente) e 77 nel parcheggio dipendenti (una dozzina però sono già stati abbattuti nel gennaio 2023). La pineta comprende non solo pini neri, ma anche frassini, querce, biancospini, bagolari, aceri minori, acacie, un sorbo e un evonimo, mentre il parcheggio dipendenti soprattutto pini neri, ma anche ippocastani, cipressi, ciliegi ed aceri.
La pineta di Cattinara è un polmone verde, un ecosistema naturale, un organismo ultracentenario, un bene comune, uno spazio pubblico, la “piazza verde” del rione, il suo cuore pulsante. Produce ossigeno, cattura anidride carbonica, gas inquinanti e polveri, trattiene e smaltisce l’acqua meteorica, rassoda il terreno, attenua i rumori, funge da ombrello ai pedoni quando piove e addolcisce il microclima, d’inverno smorzando il vento e attenuando il freddo, d’estate garantendo ombra e fresco. Ha effetti terapeutici sia fisici sia psicologici. Dona quiete, raccoglimento, serenità, benessere e sicurezza non solo ai residenti, ma a tutti i suoi affezionati frequentatori, animali compresi. E’ facilmente accessibile e fruibile anche a persone con mobilità ridotta.
La pineta e, in misura minore, gli attigui alberi del parcheggio dipendenti sono un punto di passaggio e migrazione dell’avifauna. Diversi volatili, tra cui gufi comuni e poiane, vi fanno il nido, mentre altri ci vanno a foraggiarsi, malgrado il disturbo arrecato dai lavori in corso nel comprensorio ospedaliero. Lì noi abbiamo visto o sentito anche balestrucci, rondini, cinciarelle, cinciallegre, cardellini, passeri, fringuelli, cornacchie grigie, merli, tortore, ghiandaie, gazze, storni, codirossi spazzacamini e verzellini.
Consultando l’Atlante degli uccelli nidificanti in Friuli Venezia Giulia, redatto a cura dell’ASTORE, abbiamo ricavato una lista (in allegato) di ben 48 specie di volatili potenzialmente nidificanti in zona significative sul piano naturalistico.
La Legge nazionale 157/1992 (“Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”) vieta, in particolare all’art. 3 e all’art. 21 lettera o), il prelievo di uova, nidi e piccoli nati di volatili, dunque anche tramite abbattimento o potatura degli alberi che li ospitano.
La Direttiva europea numero 2009/147 sulla conservazione degli uccelli selvatici all’art. 5, lettera b), vieta «di distruggere o di danneggiare deliberatamente i nidi e le uova e di asportare i nidi», alla lettera c) «di distruggere o di danneggiare deliberatamente i nidi e le uova e di asportare i nidi», alla lettera c) «di raccogliere le uova nell’ambiente naturale e di detenerle anche vuote», e alla lettera d) «di disturbarli deliberatamente in particolare durante il periodo di riproduzione e di dipendenza quando ciò abbia conseguenze significative in considerazione degli obiettivi della presente direttiva».
Il Decreto ministeriale numero 63 del 10 marzo 2020 sui criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico nell’allegato 1 conferma tale forma di protezione dell’avifauna nidificante.
Perciò annientare la pineta di Cattinara e gli alberi del parcheggio dipendenti in periodo riproduttivo significherebbe distruggere o rimuovere anche i nidi, le uova e i piccoli dei volatili, causando un danno faunistico rilevante.
Secondo la Relazione paesaggistica del Progetto definitivo (2014), la pineta di Cattinara «si considera bosco ai sensi dell’art. 6 comma 1 della L.R. 9/2007 “Norme in materia di Risorse Forestali” poiché rispetta i limiti dimensionali e le caratteristiche vegetazionali previste dalla citata legge». Infatti l’art. 6, comma 1 dice che, «a tutti gli effetti di legge, si considerano bosco i terreni coperti da vegetazione forestale arborea, associata o meno a quella arbustiva, di origine naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, che abbiano estensione superiore a 2.000 metri quadrati, larghezza media superiore a 20 metri e copertura arborea superiore al 20 per cento».
La pineta di Cattinara rientra in tali parametri, essendo un terreno coperto da vegetazione forestale arborea, di origine perlopiù artificiale, con un’estensione di circa 5.800 mq, una larghezza media di 45 metri e il 90% di copertura arborea, come attesta la Relazione paesaggistica.
L’art. 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio definisce «aree tutelate per legge», ovvero beni paesaggistici in quanto «sono comunque di interesse paesaggistico e sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo», anche «g) i territori coperti da foreste e da boschi […]». Quindi la pineta di Cattinara costituirebbe un bene paesaggistico tutelato per legge e intoccabile, malgrado il via libera alla sua distruzione dato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia e dal Ministero della Cultura.
Questa pineta, risalente alla fine dell’800, è anche un punto di vista accessibile al pubblico (art. 136, lettera d), dal quale si gode uno splendido spettacolo in particolare verso la val Rosandra, il golfo e l’Istria settentrionale. Sarebbe altresì annoverabile fra «le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica», di cui alla lettera a) dell’art 136 del Codice, come pure fra «[…] i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza» (art. 136, lettera b), nonché tra le «cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale» (art. 136, lettera c).