Politiche industriali: Ancora solo parole per i prossimi anni, firmato protocollo d’intesa MIMIT – Invitalia
Quando si firmano i protocolli d’intesa per studiare una situazione sembrerebbe ci si trovi davanti a situazioni sconosciute. In realtà di sconosciuto nella mancanza di politiche industriali del nostro paese non vi è nulla. L’assenza di azioni non sono frutto di una sorte cinica e bara ma di una mancanza di volontà politica bloccata da anni, da lustri, dagli interessi di pochi grandi gruppi e da azioni di “prenditori” senza “im” ma soprattutto senza scrupoli per le conseguenze sociali che il loro agire ha provocato ad iniziare dalle vendite per fare cassa e alle delocalizzazioni selvagge conseguenti. Così che oggi il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) sigla che sembra frutto di immaginazione disneyana e Invitalia (Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) il cui nome sarebbe più adatto ad una azienda di catering, siglino un Protocollo di intesa per le attività di analisi utili alla definizione di un nuovo modello di politiche industriali sembra l’ulteriore azione dilatoria, un paravento dietro al quale celare la mancanza di reale volontà nel risolvere le situazioni ad iniziare dalle ben note decine di aziende in stato di crisi. Il Protocollo – riporta il Mimit in una nota – si inserisce nel percorso del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per definire entro la prima metà del 2024 la nuova visione strategica di politica industriale “Made in Italy 2030”, agganciando i settori tradizionali di forza del sistema produttivo italiano alle trasformazioni digitali, tecnologiche, ambientali e geoeconomiche in corso.
Il protocollo, della durata di 3 anni, intende valorizzare le competenze di Invitalia integrandole con la visione per una nuova politica industriale italiana che sta portando avanti il Mimit, attingendo alle comuni basi dati del Ministero e dell’Agenzia ed effettuando valutazioni di impatto delle politiche pubbliche e degli incentivi.
Il lavoro congiunto di Ministero e Invitalia – spiega il Mimit – partirà da un’analisi dei fabbisogni del sistema industriale italiano e dei suoi punti di forza e debolezza, arrivando ad elaborare politiche industriali settoriali basate sull’identificazione dei comparti strategici, sull’ammodernamento delle filiere ma anche sul ripensamento del ruolo di sostegno dello Stato alle imprese. Così mentre si studia l’ovvio il sacco dell’economia industriale del Bepaese continuerà senza alcun freno. Complimenti ai “nazionalisti” ma anche a chi li ha preceduti che dimenticando spesso le proprie radici hanno preferito interfacciarsi con i “profumati” manager piuttosto che con i sudaticci lavoratori.