Presentato ai consiglieri regionali il “Piano di supporto agli anziani fragili e le funzioni della sanità Fvg”. Decalogo di buone intenzioni?

«Ci auguriamo che quello presentato oggi non rimanga un libro delle buone intenzioni visto che oltre il 26% della popolazione in regione ha più di 65 anni e oltre l’8% ne ha più di 80. Riteniamo necessario che chi ne ha la possibilità debba poter vivere nella propria abitazione ricevendo cure e assistenza dagli infermieri di comunità, dai medici di famiglia e dal servizio sociale e domiciliare del proprio Comune». Così la consigliera regionale dei Cittadini, Simona Liguori, intervenuta – nel corso della seduta della Commissione III di questo pomeriggio – al momento della discussione sul Piano regionale di supporto alla popolazione anziana fragile. «Ospedali e territorio devono essere messi nelle condizioni di lavorare al meglio insieme, in una rete che colleghi i percorsi di cura e di assistenza: questo è fondamentale soprattutto quando la persona anziana malata viene dimessa dall’ospedale e deve continuare le terapie e la riabilitazione». Alle posizioni della Liguori fa eco Furio Honsell, consigliere di Open Sinistra Fvg. “Oggi in Commissione Sanità del Consiglio regionale, spiega Hosell, è stato presentato il Piano regionale di supporto alla popolazione anziana fragile. Non c’è dubbio che nella nostra regione esiste già da molto tempo un sistema importante di presa in carico delle persone anziane, ma molto di più si potrebbe fare”.  “Certamente quanto è descritto in questo piano va in quella direzione. Il problema è che questo piano non dà nessuna garanzia che gli obiettivi di qualità che intenderebbe raggiungere possano davvero essere raggiunti”. “Nulla viene infatti detto circa le risorse di personale e finanziarie che si intende investire negli aspetti innovativi. Abbiamo ancora una volta – conclude Honsell – un bellissimo proclama con il forte rischio che rimanga tutto sulla carta, disatteso”.

Ma cosa ha provocato queste dichiarazioni. Presto detto,  si è  parlato   in III commissione sanità sotto la presidenza del leghista Ivo Moras.  del “Piano regionale di supporto agli anziani fragili e della nuova versione della delibera di giunta che definisce le funzioni della sanità regionale”.  L’assessore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha affidato agli uffici il compito di riassumere il documento triennale (2021-23) sul supporto alla popolazione anziana fragile. “Vogliamo invertire – è stato detto per spiegare la filosofia generale del Piano – il processo dall’ospedale al territorio, rafforzare la domiciliarità con una presa in carico anticipata dell’anziano e svolgere un lavoro di prevenzione e conoscenza dei bisogni”. Per arrivare a questo risultato si punta sulle strategie di invecchiamento attivo e contrasto alla solitudine, sulla mappatura delle fragilità (già 36mila persone sono state coinvolte nello screening) e sul rafforzamento del sistema dei servizi, anche attraverso le nuove tecnologie di assistenza. Diventa importante in questo contesto individuare il fabbisogno di personale nel sistema di presa in cura delle persone, con l’obiettivo di lavorare in rete con comunità, cooperative sociali e Fondazioni, che spesso garantiscono già alcuni servizi, anche semplicemente aiutando gli anziani negli acquisti dei farmaci e in altre incombenze quotidiane. Si è parlato anche del monitoraggio delle situazioni gestite dai caregiver e dell’esigenza di moltiplicare gli sportelli per incrociare domanda e offerta di assistenti familiari. Rientra nel nuovo Piano anche l’obiettivo di riqualificare il sistema residenziale e si sta lavorando alla definizione di requisiti per l’accreditamento delle Residenze per anziani. Nel corso del dibattito che ne è scaturito Andrea Ussai (M5S) ha parlato di “documento ben fatto e completo” per poi però chiedere chiarimenti su quattro temi: l’integrazione dei percorsi di salute per garantire la continuità assistenziale, le figure di infermiere e fisioterapista di comunità, la mappatura della fragilità (“Restano a noi sconosciute molte persone che vivono questa condizione”) e i progetti dell’abitare inclusivo, che il consigliere considera “fondamentali” e sui quali auspica un rapporto relativo ai progetti sviluppati negli ultimi anni.  “Vanno bene i desiderata – ha detto nel dibattito Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) che poi ha emesso anche il comunicato di cui abbiamo dato conto in apertura,  – ma bisogna capire se ci sono le condizioni per raggiungerli. In particolare, non abbiamo modo di sapere come si risolverà il problema principale, quello del personale”. Simona Liguori (Cittadini) ha osservato che “forse si è persa la rete tra ospedale e territorio, tra cure a casa e in ospedale” e ha chiesto di approfondire la lettura del flusso dei dati a livello regionale, che ci permette di individuare le persone fragili. Antonio Lippolis (Lega) ha invece posto il problema del “potenziamento sanitario delle case di riposo” osservando che “oggi diverse Residenze per anziani sono diventate ospedali di seconda o terza categoria. Io auspicherei la presenza di un medico di medicina generale in ognuna di queste strutture”. Una soluzione che non convince Riccardi: “Penso – ha detto l’assessore  – che sia necessario invece dare responsabilità a queste strutture. Ma di certo il tema della responsabilità sanitaria delle strutture residenziali per non autosufficienti, lanciato da Lippolis, è importante: faremo a breve revisioni significative dei regolamenti”.  Affidata a Gianna Zamaro, direttore centrale della Salute, la risposta alle altre sollecitazioni dei consiglieri: a Liguori è stato detto che “il flusso della mappa si costruisce man mano, anche perché la fragilità non è un concetto preciso”, a Honsell è stato ribadito che “il Piano è un testo programmatico, una base teorica per pianificare le strategie”, mentre a Ussai è stato assicurato che “verranno analizzate le sperimentazioni frutto dei progetti dell’abitare” e “su edilizia e casa programmeremo un tavolo tra le Direzioni, per capire ad esempio quanti alloggi Ater possano essere dedicati a funzioni sociali”.  Nella seconda parte della seduta Riccardi, con l’ausilio di Zamaro e del direttore dell’Arcs, Giuseppe Tonutti, ha illustrato le variazioni apportate alla recente delibera di Giunta sulle funzioni, “con la correzione di alcuni errori”, precisando che “si tratta di una cornice che ogni Azienda nella sua autonomia andrà poi a declinare col suo Atto aziendale”. Zamaro ha assicurato che “il timore che i Distretti vengano smantellati è infondato”. Quanto ai Centri di salute mentale, “li lasceremo organizzati in base alla domanda del territorio, con la possibilità di essere operativi sulle 24 o sulle 12 ore: non c’è uno smantellamento e ogni direttore potrà lasciare le cose come stanno, il problema è la mancanza di personale”. Tonutti ha precisato che “ostetricie e pediatrie andranno di pari passo” e che è stata ripristinata la previsione di farmacie per ogni presidio ospedaliero. “Sulle malattie rare – ha detto il direttore dell’Arcs – il coordinamento è di Asufc ma si dà visibilità anche al Burlo che avrà la funzione di gestione pediatrica di alcune malattie”. Tonutti è poi tornato sul problema del personale: “Il nostro condizionamento deriva non tanto dalla volontà di assunzione quanto dalla possibilità di reperire figure professionali che ci servono, specie in alcune specialità mediche oggi quasi introvabili”.  Queste comunicazioni hanno alimentato gli interventi del pentastellato Ussai (“Molti aspetti da chiarire”), del leghista Alfonso Singh (“Finalmente si pone fine a polemiche strumentali”), di Walter Zalukar del gruppo Misto (“Si vogliono far convivere i Distretti con altre strutture previste dal Pnrr come le Case della salute: ci sarà confusione e una moltiplicazione dei capi sportello”) e di Roberto Cosolini del Pd, che ha posto il tema della partecipazione nelle scelte, convinto che “manchino elementi per dare centralità al territorio, a prescindere dal numero dei distretti”.  Nella replica finale, Riccardi rispondendo alle sollecitazioni sugli Atti aziendali ha ribadito il suo mantra scaeica responsabilità,  la distinzione dei ruoli tra Aziende sanitarie e Giunta. Un le decisioni non le prendoio e manco mi informano prima alle quali nessuno può credere. Secondo Riccardi la giunta  ” fa da assemblea degli azionisti: dà gli obiettivi e chiede risposte agli amministratori delle Aziende. Non spetta a me dire – ha aggiunto – quanti saranno i distretti e i Csm, per me possono restare quelli che sono, ma la responsabilità di arrivarci è delle Aziende”. Quanto al Pnrr e alle sue previsioni, Riccardi non crede “che le Case della comunità siano la soluzione ai problemi di assistenza territoriale, ma se il Governo lo impone alle Regioni noi siamo tenuti ad attivarci: chi tra di voi all’opposizione non è d’accordo lo faccia notare agli esponenti del suo partito nelle commissioni parlamentari”. Ribaditi anche i dubbi sulla possibilità effettiva “di realizzare le strutture previste dal Pnrr con le regole vigenti” e la delicatezza del “rapporto tra sanità pubblica e medici di medicina generale”, tema sempre di competenza dello Stato.