Province: Spitaleri e Leonarduzzi alla Camera, in Fvg non si giustificano. Non servono e guardano indietro

“Tre enti a elezione diretta si giustificano solamente se si individuano specifiche, puntuali e chiare ragioni di carattere istituzionale, tali che le funzioni affidate a ciascuno dei tre livelli richiedano un sistema di investitura popolare diretta. Ad oggi, né i lavori consiliari del Friuli Venezia Giulia né la relazione accompagnatoria spiegano un tanto e anche appesantire il corpus istituzionale drena inevitabilmente risorse, rispetto ad altre funzioni regionali, con un vulnus proprio all’autonomia e specialità della regione. Il tema di fondo rimane la compatibilità di un sistema di tre enti a elezione diretta e politica in una regione che ha poco più di un milione e centomila abitanti”. Lo ha detto oggi il membro della Commissione Paritetica per il Friuli Venezia Giulia Salvatore Spitaleri, in audizione di fronte alla Commissione Affari costituzionali della Camera, Audizioni informali, nell’ambito dell’esame della proposta di legge C. 976 cost. Consiglio regionale Friuli-Venezia Giulia, recante modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia.
“Il percorso di modifica dello Statuto di autonomia attraverso il ricorso a legge costituzionale – ha spiegato Spitaleri – è da considerarsi extrema ratio, nell’impossibilità di perseguire le attese finalità con il massimo grado possibile di esercizio concreto dell’autonomia, da un lato, e, se del caso, attivando il processo di elaborazione di normativa di attuazione”.
Spitaleri ha anche chiarito che “a normativa vigente” per il Fvg “sono già possibili e compatibili interventi per alleggerire di funzioni amministrative l’Ente Regione, sulle competenze e attribuzioni degli Enti locali, un esercizio congiunto di funzioni dei Comuni o trasferite dall’Ente regione, l’individuazione di enti di area vasta, la cui dimensione è e deve essere legata non tanto a evocazioni storiche o sociologiche, ma alle effettive funzioni da assegnarsi”.

Province: Lenarduzzi alla Camera, non servono e guardano indietro
“Non servono le province del passato sul disegno degli Enti di decentramento regionale, che oltre a guardare indietro non offrono efficienza ed efficacia. I comuni sono i veri attuatori del Pnrr e vanno sostenuti in quanto istituzioni prossime ai cittadini”. Sono i concetti espressi da Franco Lenarduzzi sindaco del comune di Ruda (Udine) e rappresentante Anci dei piccoli Comuni del Friuli Venezia Giulia, in audizione alla Camera nell’ambito dell’esame della proposta di legge C. 976 cost. Consiglio regionale Friuli-Venezia Giulia, recante modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia.
“Aggiungere ulteriori enti intermedi significa aumentare le spese e – ha spiegato il sindaco friulano – rischiare ancora intoppi e rallentamenti burocratici creando conflitto politico nelle competenze non chiarite. I Comuni che sono i principali erogatori di servizi e devono essere sostenuti con risorse umani e strutturali. Ad essi il compito di cercare negli ambiti territoriali le migliori strategie per disegnare il territorio sulle aree vaste”.
Per Lenarduzzi “bisogna tener conto della decrescita demografica in una regione sotto il milione e 200mila abitanti. In più abbiamo una spesa sanitaria che continua a crescere prendendosi quasi il 60% del bilancio regionale e questo – ha puntualizzato – nonostante la sua organizzazione sia nettamente peggiorata”.