Riccardi Santo subito!
Anche se nella pagine web della Struttura Operativa Regionale Emergenza Sanitaria (SORES) come responsabile appare ancora Vincenzo Mione, che formalmente lascerà l’incarico il primo agosto, a sedersi alla scrivania pur a tempo parziale è da qualche giorno Amato De Monte. Questo nonostante siano infuriate le polemiche che hanno raggiunto anche i livelli nazionali sulla stampa così come in parlamento. Insomma l’ennesima operazione spregiudicata fatta in barba a quanto buon senso legalitario consigliava. Bene, anzi male, ma “cosa fatta capo ha” per citare l’espressione proverbiale che mette in evidenza come un’azione ormai compiuta non possa esser mutata da discussioni e temporeggiamenti che non possono cambiare una decisione che, buona o cattiva, è stata messa in atto e che non a caso Dante Alighieri cita nel canto XXVIII dell’inferno. Ma come spesso accade ogni misfatto che si rispetti ha i propri depistaggi e depistatori. Infatti anche se la questione più rilevante dovrebbe essere quella della modalità con la quale è stato catapultato De Monte in quell’incarico, sembra che il problema sia invece quello relativo al non vaccino del medico che poteva farlo da mesi e non l’ha fatto. La sensazione, anzi la certezza è che per parare il colpo si sia pensato strategicamente di dare in pasto De Monte al pubblico ludibrio, tutto pur di non rovinare la reputazione del gestore massimo della sanità regionale e dei suoi pasdaran. Ed allora perchè non far scendere in campo la comunicazione amica ai massimi livelli. Detto fatto ed ecco amplificare la questione vaccino per farla diventare focus della vicenda fino ad arrivare all’analisi sui sentimenti più intimi del medico disubbidiente o presunto tale. “È un teorico se così si può dire, della libertà di scelta, chiosa il Direttore del Messaggero Veneto/Il Piccolo Omar Monestier in un editoriale, ama sperimentare e durante la pandemia gli sono venute alcune passioni per l’ozonoterapia che lo hanno portato alla ribalta nazionale. Le sue sono attività rispettabili anche quando sfiorano la temerarietà. La riconoscenza che il sistema reca nei suoi confronti rende, però, assai difficile per la sanità regionale assumere una posizione esplicita rispetto alla sua vaccinazione”. E come de torto al Direttore anche quando dice che: “I suoi diritti alla difesa della privacy (non vi dico perché non mi vaccino) e alle terapie (sto aspettando il prodotto che fa per me) si attenuano là dove si manifesta il suo dovere. E, crediamo in tanti, il suo non è un dovere come quello degli altri. Non ci troviamo di fronte solo a una imposizione governativa, per lui insopportabile. Proprio perché De Monte non è uno qualunque ci si attende che si comporti in maniera esemplare, addomesticando l’istinto libertario in favore della Medicina e della Scienza”. Ma è nell’ultimo passaggio dell’editoriale che inaspettatamente speriamo in nome della verità, si scoprono le carte: “Su di lui gravano pressioni politiche che hanno come scopo colpire la giunta regionale. Su di lui si concentrano gli esiti di una lotta fra anestesisti pro Riccardi e anti Riccardi. È abbastanza per continuare a resistere? No, dottor De Monte. Si vaccini e chiudiamola qua”.
Insomma tutto chiaro, De Monte deve vaccinarsi così tutto e risolto, l’importante è chiudere con la vicenda che disturba il manovratore. Ma se la stampa ci mette del suo, tutto ormai suona come un avvertimento al temerario De Monte, a partire dell’ignobile comparsata in terza commissione del Consiglio regionale con l’imbarazzante audizione del direttore regionale dell’Arcs Giuseppe Tonutti. Lui additato da Riccardi come il responsabile massimo, oltre a giustificare l’operazione della sospensione della gara per il nuovo direttore Sores arrampicandosi sullo sdrucciolevole specchio della convenienza dell’operazione, spiega che l’opportunità sarebbe nata all’improvviso per la disponibilità insperata di De Monte. Ma nn bastava, è arrivato perfino ad attribuire la colpa dei ritardi nei soccorsi che in più occasioni si sono verificati nel Sores “al tempo che ci mettono le ambulanze e le automediche prima di partire”. Dichiarazione che fra l’altro ha fatto imbufalire i segretari della Fsi Federazione Sindacati Indipendenti provinciale di Trieste e e regionale della Fials (Federazione Italiana Autonoma Lavoratori Sanità) che parlano di “Parole vergognose tese a scaricare le colpe delle inefficienze del sistema sugli operatori del servizio di urgenza emergenza regionale”. Ma l’apoteosi è stata nella requisitoria difensiva dell’assessore Riccardo Riccardi che deve aver letto il libro l’arte delle guerra e considerato che la miglior difesa è l’attacco. Così ha scaricato ogni responsabilità presente e futura sulla passata gestione della sanità e in subordine alle strutture dirigenziali della aziende sanitarie Tonutti in testa. Insomma lui è innocente a prescindere, con nomine, poltrone ed affini non centra nulla. E poi c’è De Monte, non importa che magari ingiustamente il professionista rischi di essere accomunato agli improbabili no vax, lui che è certamente uomo di scienza rischia di finire ingiustamente nell’amalgama con negazionisti ed esoteristi vari. Soggetti non tutti in buona fede, che non vedono l’ora di metterlo, più o meno a sua insaputa, a capo di un movimento che parlando di libertà personali e difesa della privacy in realtà nasconde ben altri obiettivi. Ma tutto è lecito, anche sputtanare le persone, pur di fare in modo che l’assessore venga proclamato, ovviamente in vita, santo subito. Basta far sparire ogni riferimento alle debacle in sanità dei mesi passati ed evidenziare i successi della campagna vaccinale. In realtà però altre nubi si addensano all’orizzonte, e sono nubi di rosso di “bilancio” ma anche su quello si proverà a mettere una pezza, dirottando sul buco ordinario come stucco riempitivo, i fondi governativi speciali per il Covid, basteranno alcun magheggi contabili e il gioco potrà essere fatto, tanto basta che controllori e controllati siano gli stessi soggetti, o perlomeno amiconi.
Fabio Folisi