Roma: Storica pozzanghera ottiene la bandiera blu… forse come il mare delle spiagge friulane
“Anche la capitale ha finalmente la sua Bandiera Blu. L’ambito riconoscimento è andato a una storica pozzanghera della Balduina, ormai da dodici anni presente sul territorio, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Rapallo di Roma Nord”. Così recita un pezzo sul noto giornale satirico “Lercio” che ironizza su una finta decisione della FEE (Foundation for Environmental Education) che sarebbe stata accolta con entusiasmo dai romani del Municipio XIV: “So’ contento pe’ ‘sta pozzanghera, soo merita – commenta il sor Lorenzo – fino a mo’ la usaveno solo pe’ spegne l’autobus in fiamme. Mo’ ce posso porta’ i pupi a fasse er bagno”.
Certo si tratta di satira, ma una domanda sorge spontanea, possiamo davvero fidarci di questi “riconoscimenti” di qualità? La risposta è “differenziata” perchè la Foundation for Environmental Education basa le sue analisi sulla qualità delle acque su dati “ufficiali” che non possono controllare e che, come dimostrato dai fatti, non sempre sono davvero puntuali. Diverso invece è il giudizio sui servizi e le strutture a terra che sono più oggettivi e facilmente verificabili. Non spetta a noi ovviamente dare patenti di affidabilità, come di legalità, quello sarebbe compito di chi dovrebbe vigilare ma che spesso si distrae, ma quello che spetta a noi come stampa indipendente è evidenziare le palesi contraddizioni o presunte “leggerezze” nella gestione dell’ambiente, perchè sulla salubrità, in questo caso delle acque di balneazione, non si può scherzare e neppure sorvolare per mere ragioni di natura turistico-economiche.
Alcuni giorni fa infatti ulteriori notizie sono giunte sulle problematiche relative proprio all’inquinamento della laguna di Marano e del mare in prossimità delle spiagge di Lignano, quelle spiagge insignite appunto di bandiera blu. Non vorremmo che nel tempo si debba scoprire che la “pozzanghera della Balduina” l’abbiamo in casa.
Scrive il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Cristian Sergo: “Abbiamo appreso dall’ordinanza emessa il 3 maggio scorso dall’Azienda per l’Assistenza Sanitaria Bassa friulana – Isontina che nei prossimi giorni lo scarico di acque reflue sversate dal Depuratore di Lignano Sabbiadoro avverrà, di nuovo, nella Laguna di Marano e Grado”. “Questa sarà la sesta volta che succede dal 2016, per quanto è dato sapere, ma per la prima volta lo sversamento è stato autorizzato da un Decreto della Regione. Ciò dimostrerebbe che, come da noi sostenuto, quanto avvenuto in passato non era supportato da analoghi provvedimenti autorizzativi”. “Il tutto è conseguenza di alcuni lavori necessari per sistemare la condotta di scarico a mare che il 15 aprile scorso ha subito dei danni – spiega Sergo -. A seguito di questo incidente c’è già stato uno sversamento in Laguna dal 15 al 18 aprile scorsi. Tuttavia il Decreto autorizzativo della Regione è stato emesso solo in data successiva allo sversamento, ovvero il 18 aprile, ed è valido 60 giorni per dare modo ai tecnici di sistemare l’impianto e ciò sarà effettuato con i lavori programmati dal 6 al 10 maggio”. “Arpa e Direzione Centrale hanno sempre sostenuto che, secondo le leggi regionali vigenti, sia possibile sversare in Laguna senza autorizzazione, purché la durata dello scarico sia inferiore ai cinque giorni – ricorda il consigliere regionale -. Va detto che in un’occasione ciò è stato consentito anche dal 14 al 19 aprile 2016 quando ci furono sversamenti non autorizzati per sei giorni, mentre il 20 settembre 2017 ci furono scarichi di cui non è mai stata riferita la conclusione. Al di là della durata, noi contestiamo il fatto che su queste operazioni non si sia mai svolta alcuna valutazione di impatto ambientale, in quanto mai è stata presa in considerazione la possibilità che avvenissero degli scarichi di acque reflue in Laguna. Eppure siamo venuti a conoscenza anche di alcune note dell’Azienda per l’Assistenza Sanitaria che già nel 2013 manifestava notevoli preoccupazioni per gli allevamenti dei molluschi per le sole acque di pioggia che vengono regolarmente sversate in Laguna”. “Dobbiamo inoltre ricordare che fino a febbraio 2017 le autorità competenti non avevano ancora individuato un limite per lo sversamento di escherichia coli per l’impianto di Lignano. Questo ci fa ipotizzare che lo scarico di milioni di unità fecali, riscontrati nelle acque destinate in mare anche da Arpa FVG, possa essere avvenuto anche in Laguna – aggiunge Sergo -. Alcune recenti sentenze della Cassazione stabiliscono che “in mancanza di indicazioni specifiche nell’autorizzazione, il superamento del limite ‘consigliato’ (pari a 5000 unità fecali), ancorché penalmente ed amministrativamente irrilevante, qualifica come ‘abusiva’ la condotta che abbia cagionato l’inquinamento delle acque”. Ed è la stessa Arpa a parlare di inquinamento nei quattro verbali emessi per illecito amministrativo al Depuratore di Lignano”. “In questi giorni, anche grazie all’attenzione che abbiamo da due anni posto su queste problematiche, Arpa ha chiesto all’Azienda Sanitaria di valutare la sospensione della raccolta dei molluschi nelle zone antistanti gli scarichi del depuratore, fino all’esito delle ulteriori analisi. Non capiamo come mai l’Agenzia si preoccupi degli scarichi che avverranno dal 6 al 10 maggio, ma non anche di quelli avvenuti dal 15 al 18 aprile scorso, di cui è stata prontamente avvisata dal gestore”.
“Dopo la nostra interrogazione di gennaio sono stati istituiti due focus group per analizzare i livelli di escherichia coli nei molluschi di Laguna e Costa e il funzionamento dell’impianto di Lignano – conclude Sergo -. Degli stessi nulla abbiamo mai saputo, né siamo stati invitati a partecipare, eppure va ricordato che prima delle ordinanze del 3 maggio, ce ne sono un paio tuttora vigenti che vietano la raccolta di bivalvi nella costa più orientale di Lignano Sabbiadoro per ritrovamenti di escherichia coli anche di 15 volte il limite consentito. Noi attendiamo ancora di conoscere le cause di questi ritrovamenti”.
Insomma il problema depuratore di Lignano esiste ed esiste, o almeno è esistita fino al 18 Aprile scorso, una sottovalutazione del problema e del fatto che le norme vanno rispettate anche quando si è gestori pubblici di impianti. Insomma nessuno è al di sopra della legge.
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