Rotta balcanica, Elisabetta Gualmini europarlamentare Pd in missione nei campi profughi in Bosnia
Prima a Trieste, per incontrare le Ong e le associazioni che accolgono i migranti oltre il confine italiano. E poi in Bosnia, al campo di Lipa e nelle foreste della rotta balcanica del cantone di Bihać, a fare luce ancora una volta sulle condizioni dei campi profughi. Parte domani la seconda missione (la prima si tenne nel febbraio scorso) della delegazione di europarlamentari S&D di cui fa parte Elisabetta Gualmini, deputato europeo del Partito Democratico da tempo in prima linea nel denunciare le condizioni inumane in cui vivono migliaia di persone poco oltre il confine italiano, in territorio europeo.
‘Sarò in missione con i colleghi del PD innanzitutto per tenere alta l’attenzione sul dramma che si sta consumando nella civilizzata e progredita Europa – ha commentato Gualmini. La situazione della rotta balcanica rimane insostenibile e davvero non mi rappresenta un’Europa che non garantisce i diritti fondamentali, la protezione internazionale e il principio di non-respingimento. Da cosa passa il Dna della nuova Europa, se non da come trattiamo gli ultimi, i più vulnerabili e coloro che arrivano dall’Afghanistan o da paesi in conflitto per chiedere protezione? In Bosnia, nei campi di Lipa e nelle foreste di Velika è in gioco l’identità più profonda dell’Unione’.
A pochi giorni dalla richiesta di dodici Paesi membri della UE di alzare nuovi muri per fermare i migranti che potrebbero arrivare dall’Afghanistan, Elisabetta Gualmini e i colleghi europarlamentari saranno nel cuore dell’Unione Europa per tre giorni a far luce sulle condizioni dei campi, monitorando le modalità di spesa dei fondi europei e richiamando l’attenzione delle istituzioni internazionali, europee e degli Stati Membri al rispetto dei diritti umani fondamentali. ‘In quei campi e in quelle foreste in cui passeremo – continua Gualmini -si continuano a intrappolare vite considerate di scarto e di cui nessuno si vuole occupare. Le condizioni sono completamente
inadeguate, anche quando la loro protezione sarebbe evidente in termini legali, come nel caso delle situazioni più vulnerabili e delle persone di minore età in famiglia o non accompagnate. Per loro non c’è futuro, né nei Balcani né altrove. Noi non ci arrendiamo a questo e per quanto ci è possibile porteremo alla luce le contraddizioni di politiche inumane. Vigileremo poi sui fondi, quasi 90 milioni di euro dal 2018, che attraverso diversi strumenti economici l’Unione Europea ha versato alla Bosnia per la gestione ‘esternalizzata’ delle frontiere e della migrazione’.