“Rsa con le liste d’attesa, mancano però gli infermieri”: così Massimo Blasoni, proprietario del Gruppo Sereni Orizzonti
Secondo per numero di posti letto in Rsa nel nostro Paese – oltre 5.600 distribuiti in 80 residenze per anziani in Italia e Spagna – il Gruppo Sereni Orizzonti continua a crescere con un piano di sviluppo da 200 mln di euro che prevede la costruzione nei prossimi 5 anni di 20 nuove Rsa per un totale di 2.400 nuovi posti letto in Piemonte, Sardegna, Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria, Sicilia e Friuli. Il Gruppo punta su Rsa ecosostenibili, con l’ausilio della domotica, con più camere singole e all’avanguardia per quanto riguarda il risparmio energetico. Abbiamo chiesto a Massimo Blasoni che del gruppo è proprietario lo stato del settore.
Massimo Blasoni, lei è il proprietario di uno dei più rilevanti gruppi italiani nella gestione e costruzione di residenze per anziani, un settore in crescita, ma con un problema….
“Il mio Gruppo gestisce 80 Rsa con 5600 posti letto e 3500 collaboratori, e purtroppo la difficoltà di reperire operatori sanitari e assistenti è oggi in effetti il primo problema. La carenza è la conseguenza di una inefficiente programmazione universitaria aggravata da una certa ritrosia nel facilitare l’accesso di infermieri stranieri.
La situazione è davvero così difficile?
“In Italia mancano 65.000 infermieri secondo le categorie professionali, di più secondo l’Ocse. Nelle Rsa mancano il 26% degli infermieri, e il 18% degli Oss, a quanto riporta un recente studio della Bocconi. Questo rende più difficile accettare le domande di accoglienza degli anziani che rischiano di dover aspettare molto tempo prima di essere accolti. Un problema in un Paese come il nostro dove il numero di posti letto per anziani è già decisamente sotto la media Ocse: in Italia ci sono 19 posti letto ogni 1000 anziani over 65 contro i 54 tedeschi e i 56 francesi.
Spesso le Rsa sono state criticate…
“Certo la Rsa non è l’unica soluzione, e ben vengano i senior living per gli autosufficienti, ma bisogna rendersi conto del fatto che, superate certe soglie di non autosufficienza, non è facile essere assistiti a casa, soprattutto se allettati: da un lato l’assistenza domiciliare pubblica copre solo poche ore la settimana, dall’altro la legislazione attuale non richiede alle badanti alcuna abilitazione specifica. Un anziano con importanti limitazioni fisiche rischia di essere assistito da una volonterosa badante, del tutto priva, però, delle cognizioni necessarie.
Tornando agli infermieri…
“Per molti di loro è più stimolante lavorare in un reparto ospedaliero ad alta specializzazione che in una residenza per anziani e i numerosi concorsi indetti dalle Asl italiane rischiano di spopolare le Rsa. Purtroppo, esiste anche la competizione tra sanità e sociosanitario. Il problema sussiste anche in Friuli Venezia-Giulia, dove da un lato il basso numero di infermieri ha determinato una sorta di competizione tra strutture sanitarie e sociosanitarie per poter fruire delle prestazioni, dall’altro i corsi di Oss regionali non paiono sufficienti in numero. L’allarme parte anche da forze sindacali nazionali, come UGL Salute.
Lei cosa propone?
“Si potrebbe sostituire una parte degli infermieri nelle residenze per anziani con una figura assimilabile a quella dell’infermiere generico oggi estinto, che li affianchi. Una figura con un percorso di studi più breve dell’infermiere professionale, intermedio rispetto a quello dell’Oss e con una formazione affidata alle regioni, adatta alla residenzialità nelle case di riposo. Mi risulta che esista una proposta di legge di FI in questo senso, primo firmatario De Palma. D’altronde il puro e semplice incremento degli attuali corsi universitari per infermieri non basta: quest’anno le domande per accedere ai corsi di laurea in infermieristica sono scese del 19%.
Dunque, le soluzioni ci sono. Cosa manca allora?
“Occorrono un po’ di pragmatismo da parte del legislatore e il senso pratico degli imprenditori. Che sul rinnovamento delle Rsa e sul loro sviluppo sono disposti ad investire.