Sabato a Udine le “donne in nero” di nuovo in piazza per non rassegnarsi alla guerra

Sabato 23 aprile manifestiamo in silenzio a Udine, ore 17.30 – 18.30 nei Portici di Via Cavour (di fronte al Caffè Contarena) nuova manifestazione silenziosa indetta dall’associazione “Donne innero”. Si legge nella nota che indice l’evento:   A due mesi dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina, la guerra diventa sempre più disumana e cieca, facendo strage di vite innocenti, riducendo le città a cimiteri, minacciando la catastrofe atomica, distruggendo ogni spiraglio di pace. Per questo va fermata subito!
Fermare la guerra vuol dire negoziare con determinazione e su tutto: il cessate il fuoco, i corridoi umanitari, la fine dell’invasione e delle operazioni militari, la sicurezza collettiva, il rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle minoranze. Tutte le strade vanno percorse! Ma le migliaia di civili uccisi, i milioni di persone costrette alla profuganza, i crimini di guerra commessi sembrano non bastare. Si ricerca una “vittoria” militare sul terreno che prolunga l’orrore e affida alle armi la soluzione di un conflitto che ha una rilevanza globale. Fino a quando si consentirà alla guerra di proseguire? Ci rivolgiamo a tutti i responsabili della politica internazionale, all’ONU, finora silente e pavida, all’Unione Europea incapace di assumere una responsabilità forte nell’avvio di trattative diplomatiche, agli Stati Uniti, determinanti per una possibile soluzione del conflitto, chiedendo di aprire un negoziato multilaterale vero, strutturato, coraggioso. Tutte le energie, le intelligenze politiche vanno utilizzate!
Rinunciare al negoziato significa accettare che altri morti si aggiungano ai morti, che si compia la devastazione dell’Ucraina, che la miseria economica e sociale prodotta dalla guerra si estenda su scala mondiale, che l’Europa paghi il prezzo più alto, in termini di instabilità futura, di rinuncia ad un suo ruolo autonomo nella costruzione della distensione e di una convivenza pacifica tra le popolazioni del continente. Siamo solidali con la popolazione ucraina e con tutte le persone che in quel terribile scenario, dall’una e dall’altra parte, scelgono di esercitare l’obiezione di coscienza all’uso delle armi e in Russia si oppongono anche alle politiche aggressive e illiberali decise da Putin. Diciamo no all’aumento delle spese militari! Negli ultimi anni in Italia gli investimenti pubblici nel settore militare sono costantemente cresciuti, mentre sono diminuite le risorse destinate alla sanità, all’istruzione, alla ricerca, alle politiche sociali e alla tutela dell’ambiente. A chi gioverà, nel 2028, portare le spese militari al 2% del PIL, raggiungendo i 38 miliardi di euro all’anno e i 104 milioni di euro al giorno? Non alla pace, non alla sicurezza, non al benessere dei cittadini e delle cittadine!
Sosteniamo tutti i profughi/profughe e richiedenti asilo che da più parti del mondo fuggono da violenze, guerre e persecuzioni e chiedono di essere accolti in Europa,
nonostante i continui respingimenti”.