Oggi confermato il presidio antifascista in piazza XXVI Luglio a Udine. La questura vieta, limitandone il percorso, la prevista “camminata”
Con una nota stampa la Rete Antifascista, coordinamento di realtà associative attive sul territorio friulano e non solo, su varie tematiche, da quelle sociali ed ambientali, che fanno dell’antifascismo uno dei loro valori fondamentali lamenta che il Questore ha deciso di limitare la passeggiata antifascista indetta per sabato prossimo e che si oppone all’apertura di una sede neofascista nel 101esimo anniversario della marcia su Roma, il tutto viene scritto “nell’indifferenza di sindaco e rettore”. Si legge testualmente nel comunicato stampa: “28 ottobre 2023, il giorno in cui cade il 101esimo anno che ci divide dalla Marcia su Roma, uno degli eventi fondanti del regime fascista, a Udine un gruppo neofascista con una lunga storia di atti di discriminazione e violenza annuncia l’apertura di una nuova sede nel quartiere più multiculturale della città, a 50 metri dalla mensa della Casa dello Studente e da alcune sedi universitarie. Lo fa rivendicando l’anniversario della Marcia su Roma, tracciando un collegamento diretto con il regime fascista e la sua violenza squadrista, ed annunciando una festa alla presenza del presidente nazionale del movimento neofascista (Casapound ndr) Gianluca Iannone”. “Nel silenzio dell’intera politica comunale e regionale, nonché dell’istituzione universitaria, prosegue la nota, una rete antifascista costituita da collettivi studenteschi, sindacati, gruppi e singoli si mobilita per opporsi all’inaugurazione della sede fascista. L’unica risposta che ricevono dalle istituzioni è una convocazione dal Questore che vuole limitare la passeggiata antifascista che si terrà nella stessa giornata, in contemporanea all’inaugurazione della sede. Infatti, consegna delle prescrizioni con cui impedisce agli antifascisti di svolgere la camminata come previsto. Impone di transitare solo in alcune vie snaturando il percorso totalmente, non facendo nemmeno troppa fatica di nascondersi dietro un presunto problema di ordine pubblico. La motivazione è che anche i fascisti hanno diritto di manifestare! Guai a chi si prende il diritto di opporsi a chi è definisce la Marcia su Roma ” letteralmente un fascista e squadrista”.
“Due pesi e due misure, commentano nella nota dalla Rete Antifascista. Da una parte un movimento neofascista che organizza campi paramilitari in regione e che propaganda idee xenofobe e razziste inaugura liberamente una sede nel pieno centro della città, organizzando una festa nella 101esima ricorrenza della Marcia Fascista su Roma. In aggiunta a pochissima distanza è presente un appartamento che accoglie persone migranti. Dall’altra parte una mobilitazione antifascista organizzata dal basso viene limitata e circoscritta dalla Questura di Udine per permettere il sereno svolgimento di chi inneggia allo squadrismo e al regime che ha insanguinato l’Italia per più di vent’anni. Ma le limitazioni del Questore e dell’Ufficio Digos non si fermano qui, prosegue il comunicato, impediscono anche di transitare per la via in cui Giacomo Valent (vedi nota in calce) viene ammazzato nel 1985, omicidio razzista da parte di appartenenti alla Udine Bene rimosso dalla memoria collettiva. Vietano anche il passaggio per Via Verdi dove i partigiani venivano incarcerati e fucilati. Come per lo Stellini di Udine, sede delle SS nel periodo di occupazione nazifascista, e per l’attuale Archivio Notarile, dove civili e resistenti venivano torturati. Tutto ciò è inaccettabile, come è inaccettabile che questo avvenga nel silenzio degli enti politici e accademici. Non un post, figuratevi una dichiarazione, da parte del sindaco neoletto di Udine. Anche il rettore ha seguito la stessa linea tacendo di fronte all’apertura di una sede fascista a fianco di aule studio e luoghi di formazione. Probabilmente dimenticano che il fascismo è stato reso possibile dall’indifferenza, in primis di chi aveva ruoli di rappresentanza e potere. L’unica cosa che resta da dire, conclude il comunicato, è che l’antifascismo non conosce prescrizioni. Ci si vede in piazza XXVI Luglio sabato 28 ore 16:00”.
(Giacomo Valent figlio di un diplomatico friulano addetto all’ambasciata di Belgrado e di una principessa somala, appena sedicenne venne attirato in via Cicogna il 10 luglio 1985. Ad attirarlo nell’agguato “per dargli una lezione” erano stati due liceali udinesi, un quindicenne e un sedicenne con una nota propensione per i simboli e i libri nazisti, tanto da esibirli perfino in classe. Il più giovane dei due lo colpì ripetutamente. Giacomo morì in un sottoscala, trafitto da 63 coltellate. Il suo corpo fu coperto da stracci e giornali abbandonato in quella casa fatiscente. Ai giudici i ragazzi dissero che Giacomo «era negro e meritava una lezione» ma anche per via della giovane età subirono condanne lievi).