Salute. III commissione, cooperazione sociale in audizione. Focus sulle carrenze di personale
Più di duecento imprese e quasi 15mila addetti. Tra i quali anche 814 persone svantaggiate, passate dalla condizione di assistiti a quella di lavoratori a pieno titolo. Sono i numeri-chiave con i quali il mondo della cooperazione sociale si è presentato oggi in audizione alla III Commissione consiliare, convocata in aula dal presidente Carlo Bolzonello (Fp), che a causa di un impegno personale legato a un lutto ha poi lasciato la conduzione dei lavori al suo vice Michele Lobianco (FI).
I presidenti di Legacoopsociali, Paolo Felice, e di Confcooperative Federsolidarietà Fvg, Luca Fontana – alla presenza anche del rappresentante di Agci Solidarietà Fvg, Andrea Carlini – hanno messo sul piatto una serie di temi e di auspici: dalla valorizzazione del sistema del welfare in favore di anziani, minori, persone fragili e svantaggiate, alla “centralità” del concetto di budget di salute, dalla “preoccupazione per il nuovo modello di gestione delle società in house” all’esigenza di rafforzare i criteri che negli appalti con la pubblica amministrazione vedono premiare la qualità rispetto al prezzo. E ancora: la necessità di inserire come vincolo la clausola dell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate “perché quei numeri sono in calo” e il forte auspicio che il rinnovo contrattuale nazionale, che prevede un aumento del 10 per cento in 2 o 3 annualità, possa essere recepito dalla Regione adeguando il valore degli appalti. Il tema del personale è infatti centrale, in particolare a causa di “due gravissime carenze: mancano soprattutto educatori e operatori socio-sanitari (Oss)”.
Numerosi consiglieri hanno risposto a queste sollecitazioni, sviluppando riflessioni e chiedendo chiarimenti. Nicola Conficoni (Pd) ha posto l’accento sulla carenza di personale, chiedendo al mondo della cooperazione se ritenga azzeccata l’idea di proporre incentivi per partecipare ai corsi di formazione. “Gli incentivi ci sono già, per 3,50 euro all’ora – gli ha risposto Felice – ma siamo nella situazione in cui si fa fatica anche solo a completare le classi”. “Al mondo della cooperazione viene chiesto molto, forse anche troppo – ha osservato Serena Pellegrino (Avs) – perché si tratta di sopperire alle mancanze del pubblico. Non vorrei che tra 10 anni qualcuno dicesse loro: non siete stati in grado di coprire tutte le esigenze della generazione più popolosa, quella che oggi ha tra i 55 e i 62-63 anni, e dunque il fallimento è vostro”.
Francesco Martines (Pd), immaginando un ruolo fondamentale per la cooperazione sociale nel ridisegno del sistema socio-sanitario, si è chiesto quanto pesi concretamente la formula della co-progettazione: “Se ne parla da anni, ma non riesco ancora a vedere i grandi progetti”. Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto-Civica, ha auspicato “un cambio di paradigma sul tema della residenzialità diffusa, che possa far leva sulle piccole comunità. Un indirizzo che richiederebbe un cambio di passo importante nella destinazione delle risorse, immaginando un modello di partenariato pubblico-privato”.
La dem Manuela Celotti ha insistito invece sul tema della co-programmazione, “perché mi sembra che non si stia percorrendo quella strada” e degli stipendi “decisamente troppo bassi per persone che con il loro lavoro incidono sulla qualità di vita di tanti. E ci ricordiamo ancora poco – ha concluso Celotti – di quanto il terzo settore possa essere innovatore”. Parole “condivise pienamente” dagli auditi, che hanno ricordato un primato storico del Fvg, ovvero “la cooperativa Basaglia che fu la prima cooperativa sociale italiana e addirittura anticipò la norma giuridica”. “Qui si evidenziano due fragilità – ha commentato dal canto suo Carlo Grilli (Fp) -: quella delle persone alle quali sono rivolti i servizi e quella degli operatori, che vedono diminuire il loro potere d’acquisto. A queste due problematiche complesse bisogna dare risposte complesse, tutti insieme e senza distinzioni di parte. Ricordando che la nostra regione è stata spesso apripista in questo campo”.
Enrico Bullian (Patto-Civica) ha invece messo in rilievo come “gli enti locali abbiano a disposizione strumenti che troppo spesso non sfruttano”, citando l’esempio concreto di un progetto complesso portato a termine da persone con disabilità utilizzando la formula dei lavoratori di pubblica utilità. La pentastellata Rosaria Capozzi ha chiesto e ottenuto, infine, i numeri delle società in house attualmente all’opera in Fvg nel campo della cooperazione sociale (2 aziende attive e una in fase di costituzione, le è stato risposto).
È toccato poi all’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, tirare le somme del dibattito. Rassicurando innanzitutto gli auditi sul tema degli aumenti contrattuali: “In Finanziaria abbiamo incrementato le risorse per consentire alle stazioni appaltanti di venire incontro alle esigenze poste dagli auspicati rinnovi contrattuali”. Rispondendo in particolare all’intervento di Pellegrino, l’assessore ha espresso il suo auspicio “di trovare una terza via tra la risposta istituzionale diretta e l’economia pura di mercato, nel campo delle strutture residenziali per non autosufficienti. Il meccanismo del pubblico-privato – ha detto Riccardi – significa corresponsabilizzazione: il pubblico definisce e fa rispettare gli standard, il privato partecipa. E credo che la cooperazione sociale possa avere un grande ruolo in questo contesto”.