Salvini alla ricerca di “creduloni” , seguaci del suo “credo”. Meloni e Fratelli d’Italia “pronti” ad utilizzarli per sfasciare la Costituzione
Se il buongiorno si vede dal mattino questa campagna elettorale non sarà mediaticamente differente da quelle che l’hanno preceduta, almeno da quando i social sono diventati il megafono privilegiato della politica, un megafono che non consente domande e contraddittorio e che invece prevede abbondanti scambi di insulti e facezie varie. Tempi che vivi, comunicazione che trovi, ed è per questa ragione che più breve ed evocativo è lo slogan meglio è. In questo la destra è molto brava avendo ereditato, la spregiudicatezza, prima da Silvio Berlusconi e poi dalla “bestia” di Salvini. Tecniche comunicative condite con uso abbondante di fake, per non parlare delle roboanti promesse. Così non possiamo non notare che fra le due parole chiave scelte rispettivamente da Salvini e Meloni “credo” e “pronti” vinca il leghista, non solo per la lettera di differenza in lunghezza, ma anche per altre ragioni che spiegheremo. Nel caso della Meloni quel “pronti” vorrebbe far intendere non solo che lei e Fratelli d’Italia sono appunto già pronti a governare, ma che lo sono anche con la coscienza ripulita dalle ombre nere del passato e nonostante la presenza nelle liste e nel partito di alcuni imbarazzanti personaggi nostalgici. Ma il “credo” di Matteo Salvini è imbattibile non solo perché evocativo di croci e madonne, tanto da essersi già preso dei giusti rimbrotti dal Vaticano per l’uso blasfemo di una parola che, in teologia, ha un preciso significato. Lui l’ha catapultata nei manifesti elettorali e proiettata sui muri, evocando ben altro. Forse è nel solco di quel “Credere, obbedire, combattere” che è il più noto dei tanti slogan fascisti coniati da Benito Mussolini. Il significato del motto nel ventennio era piuttosto chiaro (Credere nel fascismo e nel duce; obbedire senza discutere o polemizzare e combattere per difendere a ogni costo l’ideologia fascista). Ora dando il beneficio del dubbio che in casa leghista l’abbiano evocato a loro insaputa, anche il semplice “credo” resta comunque uno slogan infelice, perchè anche se non espresso chiaramente è sulla cieca obbedienza chiesta al Papeete che Salvini è già naufragato una volta richiedendo un atto di fede incondizionato. E non osiamo pensare a cosa ci si possa riferire con il combattere, ma siamo certi ci sia sottotraccia il tema migranti. Ma c’è di più, “credere, obbedire, combattere” era uno dei precetti più bellicosi del “catechismo” fascista, era un imperativo categorico teso ad esprimere un disprezzo assoluto per la democrazia rappresentativa. Così il “credo” di Salvini rischia di essere solo una richiesta di investitura senza una reale visione, se non quella fornita da pochi slogan acchiappavoti e da improbabili proposte, come un generalizzato abbassamento delle tasse che sfascerebbero definitivamente i conti dello Stato. Proposte vuote, poco più che slogan che comunque sono pericolose perchè altri nella sua coalizione potrebbero riempirli di mirati contenuti. A lui il compito di trovare i “creduloni”, alla Meloni quello di utilizzarli per realizzare quel presidenzialismo smonta Costituzione che fin dai tempi di Giorgio Almirante era nei programmi della destra italiana. E Berlusconi? lui è quello di sempre, pensa solo agli affari suoi o alle sue piccole vendette contro la giustizia, da abolire, assieme a Mattarella.