Sanità Fvg – Analisi elisoccorso notte: tempi soccorso lunghi, costi elevati, voli inutili
La crisi del sistema di soccorso della nostra regione pare ormai inarrestabile, ritardi e disservizi si susseguono, anche se le risorse non mancano, ma il loro utilizzo non pare seguire sempre criteri di efficienza ed efficacia. Ad una interrogazione dello scorso giugno che chiedeva chiarimenti sulla nuova convenzione del servizio di elisoccorso notturno era seguita una risposta assai vaga dell’assessore competente. Alla fine, la convenzione è stata rinnovata per 5 anni con un costo di oltre 10 milioni di euro, ma non è noto se ci sia o meno un’analisi del rapporto costo efficacia per sostenere una spesa così elevata. Concettualmente l’impiego dell’elicottero anche di notte dovrebbe rappresentare un arricchimento della rete di emergenza, ma lo è solo se utilizzato in modo appropriato al fine di accorciare i tempi di soccorso rispetto ai mezzi di terra. Sembra paradossale ma i tempi sono risultati sensibilmente più lunghi, in quanto i voli notturni hanno vincoli di sicurezza che penalizzano la velocità degli interventi e rallentano di fatto l’azione di soccorso. Vista la tendenza ad ignorare il fenomeno ho ritenuto doveroso, a tutela dei malati e nel rispetto della buona amministrazione, approfondire questa problematica con uno studio sull’attività dell’eliambulanza notturna. Per questa analisi, spiega il consigliere regionale del “misto” Walter Zalukar, ho esaminato le schede missione dell’elisoccorso notturno dal 1° gennaio al 30 aprile 2022, tramite accesso agli atti dall’amministrazione competente. Sono in totale 47 i voli effettuati nel quadrimestre preso a campione per valutare l’efficacia del servizio, ovvero la capacità di produrre l’effetto e i risultati voluti o sperati, nonché l’efficienza, ovvero l’abilità di raggiungere l’obiettivo impiegando le risorse minime indispensabili. Sotto il profilo dell’efficacia il risultato è sconcertante: il tempo di soccorso, ovvero il tempo che intercorre dal momento della chiamata al momento dell’arrivo sul paziente, risulta pari a 40 – 45 minuti, mentre il tempo medio per il trasporto in ospedale è di 35 – 40 minuti, quindi il tempo medio complessivo tra allarme e ospedalizzazione è di 1 ora e 20 minuti, che sembra esageratamente lungo visto che la maggior parte dei target del campione esaminato si trovano a 30 – 40 km dall’ospedale. Un paio di esempi. Il 13 febbraio per un soccorso a Ronchis di Latisana l’elicottero ci ha messo 40 minuti prima di atterrare a Ronchis, che dista 41 km dall’ospedale di Udine, dove il paziente, peraltro non critico, ci è arrivato dopo ulteriori 40 minuti. In totale 80 minuti, con un’ambulanza sarebbe arrivato prima. Il 17 aprile per trasferire un ferito molto critico dall’ospedale di Gorizia a quello di Cattinara (distanza 50 km) ci sono volute 2 ore e mezza, un’ambulanza ci avrebbe messo un’ora o poco più con un costo di circa 2-300 euro, contro i 17mila che è costato il volo. Per arrivare tanto più tardi! Bisogna ricordare che nelle patologie tempo dipendenti, come politrauma, infarto acuto di cuore, ictus, emorragie, il tempo di ospedalizzazione è determinante quoad vitam et valetudinem. Nell’infarto acuto di cuore ogni ritardo, anche di pochi minuti, significa un pezzo di cuore salvato in meno, e le stesse considerazioni possono farsi per il cervello in caso di ictus ischemico, come per il traumatizzato il cui tempo di arrivo in sala operatoria può fare la differenza tra vita e morte. Ma sono stati registrati anche voli francamente inutili come quello effettuato la notte del 2 marzo per trasportare un paziente non urgente dall’ospedale HUB di Trieste a quello SPOKE di Gorizia. I costi per l’elisoccorso notturno ammontano a oltre 2.400.000 di euro all’anno, 800mila al quadrimestre; quindi, la spesa media di ciascuna missione del campione esaminato ammonta a 17.000 euro, comprese le missioni non terminate perché inutili (10 voli, pari al 20%) e i trasferimenti tra ospedali, come quello non urgente tra Trieste e Gorizia (al costo di 340 euro al chilometro). Piuttosto che avere una rete di automezzi medicalizzati capillarmente distribuita sul territorio e tale da garantire tempistiche adeguate, si sono investite tutte queste risorse sul mezzo aereo. Così l’esiguità del numero di automediche esistenti nella nostra regione lascia in sofferenza vaste aree, soprattutto montane come l’Alto Friuli e la Carnia, ma anche costiere, come Grado e territori limitrofi. La riforma Serracchiani Telesca prevedeva complessivamente 6 automediche per l’intero territorio del Friuli Venezia Giulia, 1 per ogni 200 mila abitanti, oggi ne sono attive solo 5. Il Ministero della Salute (DM 70/2015) indica l’esigenza di avere “un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti”, la nostra regione dovrebbe poter contare su 20 automezzi medicalizzati al posto di 6. Ho presentato una mozione* alla Giunta regionale perché si impegni a rivedere il sistema di soccorso al fine di rimediare finalmente ai disservizi e ritardi di soccorso e ad assicurare un uso più ragionevole delle risorse disponibili. Credo, conclude sconsolato Zalukar, che siamo l’unica regione al mondo che paga tanto di più per arrivare tanto più tardi”. Mozione 366 ELINOTTE FVG 21.11.22