Sanità Fvg un puzzle che in pochi lustri ha disintegrato un sistema. Dalla riforma Telesca a quella Riccardi il disastro è in continuità
Quest’oggi c’è da registrare un interessante commento del componente della commissione Paritetica Stato-Regione ed esponente del Partito democratico Salvatore Spitaleri, commento che fa seguito alle dichiarazioni dell’assessore alla Salute Riccardo Riccardi in merito alla situazione del sistema sanitario regionale Fvg di fronte alla quarta ondata della pandemia.
“Sui temi fondamentali della sanità regionale, spiega Spitaleri, Riccardi riconosce in sostanza che la sua pseudo-riforma o non è partita o non funziona, mentre sulla pandemia c’è da preoccuparsi, in particolare per le vaccinazioni del personale sanitario su cui va compreso se la situazione sia dovuta a qualche tolleranza di troppo all’interno di qualche azienda sanitaria”. “E’ rivelatore – annota l’esponente dem – che Riccardi liquidi come come ‘critiche strumentali’ i problemi realissimi di Arcs, su cui doveva incardinarsi la riforma del centrodestra. E’ preoccupante che l’assessore rimandi alla fine dell’anno la verifica della prevedibile voragine delle Aziende sanitarie, di cui dovrebbe avere cognizione praticamente in tempo reale. E’ interessante la conferma che ci sono due visioni diametralmente opposte dentro la maggioranza sulle centrali operative. E’ usuale l’atteggiamento di noncurante superiorità, questa volta riservato all’ispezione del Ministero e alle indagini della Procura”. “Dai tempi della nave-lazzaretto la trasparenza non è aumentata e – aggiunge Spitaleri – se è vero che tra poche settimane ci ritroveremo in zona gialla è penoso che l’assessore tenti di far scivolare la tesi che c’entrano i profughi afghani”. “Anche ieri qualche centinaio di novax si è riunito nel centro delle nostre città: stiamo aspettando – conclude Spitaleri – che Riccardi e il presidente Fedriga smentiscano e prendano le distanze dagli esponenti del centrodestra nazionale che hanno accarezzato, giustificato e alle volte anche sostenuto i novax”.
Osservazioni condivisibili quelle di Spitaleri ma che dovrebbero arricchirsi nel suo partito (lui crediamone sia ben consapevole) anche dall’analisi “storica” ed in particolare dal fatto che nei fatti la “riforma” sanitaria Riccardi è in buona parte in continuità malfunzionale con quella dell’allora assessora alla salute della giunta Serracchiani Maria Sandra Telesca che, secondo noi non a caso, è confluita in Italia Viva. Sappiamo che questa nostra puntualizzazione sarà sgradita a molti, ma noi non abbiamo la memoria del pesce rosso, così spulciando nei nostri archivi le cose appaiono decisamente più chiare. Prendiamo a titolo di esempio quella che doveva essere l’ossatura (compensativa dello smantellamento di strutture ospedaliere e posti letto in nome del risparmio) della riforma Telesca, parliamo dei Centri di assistenza primaria (Cap) che si diceva essere stati attivati in gran numero citando Muggia, Cividale e Manzano. Ma anche Grado, Tarvisio, Ovaro, Buja, Mortegliano, Cordenons, San Vito al Tagliamento e Zugliano e con l’allora assessora Telesca che chiosava: “i dati sono molto soddisfacenti ma non sono ancora il punto di arrivo, sui Cap è stata favorita una fase di implementazione rapida e ora ci sarà bisogno di un ulteriore consolidamento”. “L’obiettivo finale – faceva eco allora Serracchiani- è quello di attivare un Cap, lo step organizzativo e funzionale più complesso, per ogni Aggregazione funzionale territoriale”. Stendiamo quindi un velo pietoso su come è andata veramente e ribadendo comunque che, a quell’incompiuta, è succeduto un vuoto pneumatico a cura dell’architetto forzista che forse ha scambiato i Centri di assistenza primaria per i Codici di avviamento postale. Diamo invece per buone le parole pronunciate da Debora Serracchiani all’indomani della cocente sconfitta del centrosinistra: “In Friuli Venezia Giulia, diceva Serracchiani, devo fare autocritica ho sbagliato il metodo nel fare molte delle riforme, come quella sulla Sanità”.
Una constatazione, un ammissione, che però ancora oggi non pare essere diventata palese patrimonio storico, ma anzi una polvere da nascondere sotto il tappeto. Intendiamoci, non serve che nessuno vada a Canossa con il capo cosparso di quella cenere, ma esattamente il contrario. Che si reagisca con forza e chiarezza all’attuale gestione e non si sia frenati dalla memoria dei propri scheletri nell’armadio. Il dramma del Covid consente di azzerare il passato, occasione di riscrivere un modello di sanità virtuoso. Se però si lascia fare a Riccardi, il rischio di portare la sanità del Fvg nelle secche delle malfunzioni per incentivare gli affari è altissimo. Se non si interviene, la sanità privata rischia di diventare centrale e non utilmente complementare come dovrebbe essere.
Fabio Folisi
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