Sanità privata accreditata in FVG: oltre 2,1 milioni di prestazioni nel 2022. Missione compiuta: le prestazioni ben remunerate del privato sono ormai fondamentali

“Oltre 2,1 milioni di prestazioni erogate nel 2022: la sanità privata accreditata del Friuli Venezia Giulia si conferma come un attore fondamentale per la salute dei cittadini, lavorando fianco a fianco con la sanità pubblica per garantire migliore qualità ed efficienza del servizio e ridurre le liste d’attesa”. Si apre così la nota inviata alle redazioni giornalistiche da Assosalute Fvg, Aiop Fvg e Anisap Fvg che riuniscono sotto il loro ombrello promozionale tutte le realtà sanitarie private del Fvg.  Nessuno ovviamente vuole minimizzare il ruolo importante che svolgono le strutture  se, come affermano, svolgono ruolo di supporto e non competizione con la sanità pubblica, ma ci sono alcuni elementi che ci fanno sospettare che negli ultimi anni si sia operato per favorirle (a loro insaputa?)   queste strutture, proprio a danno della sanità privata. Non si spiega diversamente la situazione disastrosa odierna e, del resto, all’indomani della sua nomina era stato proprio l’assessore regionale Riccardi, sempre spalleggiato in maniera acritica dal presidente Fedriga, a dichiarare candidamente le sue intenzioni cercando di emulare così il suo modello lombardo Formigoni. Detto fatto ed ecco che nominando ed utilizzando una dirigenza “aziendale” spesso non all’altezza dei compiti, si è lasciato che il sistema sanitario regionale venisse depauperato di forze sia a livello medico che sanitario in generale aggravando un trend negativo generale provocato dalle politiche dissennate, come il numero chiuso nelle università di medicina, fattori di cui non si possono addebitare responsabilità alla Regione  Fvg del presente e del passato. Ma la gestione dell’esistente è altra cosa.  Cerchiamo di ricostruire, partendo da alcune dichiarazioni  salienti di questo quinquennio “sanitario”.  Era il 23.06.2018 che l’assessore Riccardi ad un mese dal suo insediamento aveva già tutto chiaro: diceva infatti nel corso di un confronto pubblico dal titolo “Quali scelte per la sanità regionale”: “Riequilibrare i conti, ricostituire l’organigramma nelle posizioni dirigenziali vacanti, rimotivare gli operatori della sanità, colmare i deficit tecnologici e ridare centralità ai distretti sanitari e ai Comuni nella gestione dei servizi socio-assistenziali”. Assi strategici condivisibili, peccato che le cose non siano proprio andate così. Alcune cose affermate diventano addirittura  surreali alla luce di quanto avvenuto in questi anni: Come dimenticare l’affermazione fatta nello stesso convegno e riportata dall’agenzia di stampa Regione cronache, quando l’assessore annunciava: L’ascolto del territorio e degli operatori resta centrale “ci prenderemo tutto il tempo che occorre” ma restano urgenti alcuni interventi tra cui “la nomina dei direttori nelle posizioni dirigenziali lasciate scoperte dalla precedente amministrazione regionale e il superamento della forte demotivazione che ho trovato negli operatori del settore a fronte di straordinarie professionalità di cui la sanità regionale dispone”. I direttori sono stati nominati, poi rimossi, fuggiti, dimessi o scambiati come le figurine Panini, ma il “superamento della forte demotivazione negli operatori del settore” non si è proprio visto, anzi mai come in questi anni sono letteralmente scappati in tanti passando, guarda caso ai privati, che meglio pagano e meno sfruttano. Passati altri 5 mesi, era il 28.12.2018 che la Giunta regionale effettivamente provvide a nominare i commissari delle Aziende sanitarie. “Le riforme – ha dichiarato Riccardi in quell’occasione – si scrivono sulla carta, ma hanno bisogno degli uomini per essere concrete. Il nostro impegno è sempre stato quello di garantire la stabilità del sistema”. Passano altri sei mesi e il 09.07.2019 a Udine nel corso dell’assemblea congressuale di Federsanità Anci Fvg Riccardi coglie l’occasione per volgere alla platea dei professionisti delle aziende, delle strutture sanitarie e degli enti locali alcuni spunti di riflessione su temi che riguardano la riforma del sistema sanitario regionale in corso. Ed è qui che “casca l’asino” e si palesano le reali intenzioni: “Entro sei mesi, annuncia trionfante, concluderemo il percorso di riforma e completeremo il processo di integrazione socio-sanitaria, il cui obiettivo finale è quello di spostare pezzi di spesa per garantire maggiori e più adeguati servizi alle nuove esigenze delle persone in tema di salute”, sottolineando la necessità di “ragionare dell’esistenza stessa del servizio pubblico sanitario affinché sia in grado di dare risposte a quella fascia di popolazione con maggiori bisogni che oggi è rappresentata principalmente dagli anziani, dai minori e dai disabili”. In quest’ottica, Riccardi ha ribadito l’opportunità di un’integrazione tra pubblico e privato per garantire l’accesso per tutti ai bisogni di salute, con efficienza e nel rispetto delle regole. Riccardi ha poi evidenziato le criticità perduranti del settore: la carenza di medici, l’aumento delle richieste di assistenza per anziani e bambini, la crescente denatalità. “Difronte a questi temi – ha spiegato – la politica ha il dovere di ascoltare e decidere, perché il sistema va adeguato ad una prospettiva futura che non è più aderente a quanto accadeva 25 anni fa”. Ecco chiarito l’arcano, in questi anni, anche se erano già chiare le criticità soprattutto relative alla carenza di medici e personale si è lasciato che la situazione si aggravasse favorendo, diciamo a “loro insaputa”, le strutture private che giustamente dal loro punto di vista hanno colto la palla al balzo ed ecco quindi che la fotografia inviata da Assosalute Fvg, Aiop Fvg e Anisap Fvg assume tutta un altra luce.  Intendiamoci è ottima cosa che esistano 32 strutture che impiegano oltre 2.500 persone (tra dipendenti e collaboratori in libera professione) e che siano stati effettuati  oltre 1,3 milioni di esami di laboratorio  nel 2022 a cui si aggiungono, leggiamo sempre nei dati diffusi,  352.000 prestazioni di riabilitazione, 302.000 esami di diagnostica per immagini, 95.000 visite specialistiche, 36.100 ricoveri, di cui 8.600 interventi di ortopedia e protesi e 9.100 interventi di oculistica. E’ vero, come affermano i rappresentanti dei “privati”, sono numeri importanti che fanno riscontrare un aumento di volumi di alcune prestazioni di circa il 20% rispetto al 2021 grazie al nuovo accordo triennale siglato con la Regione nel 2021 ed entrato a pieno regime nel 2022. Accordo che ovviamente ha avuto dei costi per la sanità pubblica, milioni di euro che viene da chiedere se potevano essere utilizzati direttamente potenziando strutture e personale e che invece si è lasciato “fattualmente” che ci pensassero i privati. Scrivono con giusto orgoglio Claudio Riccobon, Salvatore Guarneri e Elena Morandini, rispettivamente presidenti di Assosalute Fvg, Aiop Fvg e Anisap Fvg : “Il contributo del privato accreditato è ormai fondamentale per i bisogni di salute del territorio e soprattutto per alcuni filoni di attività come le risonanze/tac o gli interventi di cataratta, grazie al privato accreditato, si sono abbreviati i tempi d’attesa, garantendo la prestazione anche a chi era obbligato ad oltrepassare i confini regionali per ottenere interventi in tempi brevi”. Tesi quest’ultima che era stato, e non è certo un caso,  cavallo di battaglia recente dell’assessore quando giustificava le scelte facendo attendere era meglio pagare i “nostri” privati che le aziende sanitarie delle altre regioni.  Del resto ci dicono gli stessi operatori del privato By Fvg, il piatto è ancora ricco, “il FVG si attesta su valori inferiori rispetto alla media nazionale: la percentuale di finanziamento dedicata al privato accreditato sulla spesa sanitaria complessiva regionale (oltre 2,5 miliardi di euro nel 2022 ) è del 4,3%, quando la media nazionale è del 17,4%. Inoltre, se la spesa media pro capite del sistema sanitario nazionale per l’accreditamento dei privati accreditati è di 400 euro a persona, il FVG registra solo 221 euro a testa, penultima in classifica, prima della sola Valle d’Aosta”. Non se ne abbiano, ma sembrano dire che gli dobbiamo 179 euro a testa.