Sbagliando si impara? Opposizioni in contraddizione sulla questione reintroduzione delle Province. Contrari in Fvg, a favore a Roma
Una volta tanto non possiamo dare torto all’assessore alle Autonomie locali del Fvg Pierpaolo Roberti quando afferma che sulla questione province le opposizioni sono contradditorie. Il motivo è presto detto, da Roma è arrivata la notizia che l’Ente Provincia che prima sembrava non volerlo più nessuno, dipinto come inutili e costoso ora pare lo rivogliano tutti. Sono stati infatti depositati in parlamento ben quattro diversi disegni di legge (a firma Fi, FdI, Lega, Pd, ma apre si uniranno anche 5 Stelle e Iv) che pur con sfumature diverse, nei fatti, vogliono fare marcia indietro dopo quasi dieci anni rintroducendo l’elezione diretta del presidente e dei consiglieri e addirittura aumentando le funzioni dell’ente. In sostanza una marcia indietro rispetto al depotenziamento dell’ente intermedio voluto dalla riforma Delrio che in Fvg si era tradotto, durante la gestione Serracchiani che colse l’occasione per fare bella figura dinnanzi al suo capo di allora Matteo Renzi, addirittura con la chiusura totale e la sostituzione con le Uti, soffocate poi “nella culla” dall’arrivo di Fedriga e camerati al potere. In sostanza oggi in Fvg non ci sono più le province ma neppure delle forme di sostegno, ad esempio progettuale per il Pnrr o di gestione dei servizi per gruppi di Comuni e questo non per responsabilità di Serracchiani &C. Comunque Roberti coglie la palla al balzo per respingere gli attacchi delle opposizioni in consiglio regionale alla notizia della approvazione in commissione della proposta di legge costituzionale 19, ovvero la modifica dello Statuto speciale del Friuli Venezia Giulia con la reintroduzione nel testo del riferimento agli enti di area vasta a fianco dei Comuni quali pilastri dell’ordinamento locale. Ovviamente Roberti ironizza sul fatto che la proposta nazionale vede tra i firmatari anche una senatrice eletta in Friuli Venezia Giulia e che quindi sembra che la mano destra non sappia quello che fa quella sinistra. “Una notizia che si commenta da sé, dice Roberti, e che mette in luce ancora una volta la scarsa credibilità di chi, pur di opporsi a ogni proposta della maggioranza, va in contraddizione con le scelte nazionali del suo stesso partito di appartenenza”. “Chi ieri in Aula tentava di ironizzare sul ritorno alle province istituite da Napoleone Bonaparte, affonda ancora Roberti, nella migliore delle ipotesi ignorava che il fallimento della riforma nazionale adottata in passato sulla materia ha portato gli stessi protagonisti di quella stagione a proporre il ripristino della democrazia elettiva in un ente riconosciuto essenziale da molti amministratori pubblici dei territori”. Che dire: come FriuliSera in passato avevamo evidenziato che l’abolizione di un livello intermedio non era una bella idea e che anzi, se una struttura andava eliminata o quantomeno ridimenzionata nelle funzione, questa semmai doveva essere l’ente Regione, perchè in tanti casi disegnate in maniera artificiale per rispondere più ad esigenze di gestione politica che ai reali bisogni dei territori. Tesi che poi si è plasticamente dimostrata valida dopo quanto accaduto dalla stagione Covid, che ha visto la debacle della sanità su base regionale (principale voce di spesa) di cui oggi paghiamo pesantissime conseguenze. Ed invece si discute addirittura di dare ulteriori competenze esclusive alle Regioni attraverso la famigerata autonomia differenziata. Ma ovviamente noi esprimiamo solo opinioni, ma di certo quello degli assetti istituzionali è materia ancora aperta e andrebbe fatta fuori dalle convenienze partitiche, ripartendo direttamente dalla fonte, dalla Costituzione. Ma questa temiamo sia pura utopia. Intanto per onestà intellettuale bisogna ammettere che Roberti ha centrato la critica, aggiungendo però che anche l’orologio rotto, un paio di volte al giorno, indica l’ora esatta.